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Pubblicato il 15 Aprile 2016 | di Mario Cascone

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Europa allo sbando senza radici e valori

L’ennesima strage terroristica provocata a Bruxelles dai fanatici militanti dell’Isis ha provocato le solite, scontate reazioni da parte degli uomini politici e di quasi tutti i mezzi di informazione: parole di circostanza, trite e ritrite, che manifestano la sostanziale incapacità dell’ Europa di fronteggiare questo gravissimo fenomeno e di non saperne valutare né le origini, né la portata.

Non dico che sia facile combattere l’Isis, ma mi rifiuto di pensare che le grandi potenze economiche, politiche e militari dell’Occidente non siano in grado di annientare in breve tempo questa minaccia, che ormai da decenni incombe in particolare sul vecchio continente e sugli Usa, oltre che su alcuni Stati asiatici ed africani, che sono quasi quotidianamente vittime del fondamentalismo islamico.

Le divisioni fra gli Stati membri dell’Unione europea, il rigurgito dei nazionalismi, il diffondersi dell’euroscetticismo, con la possibilità molto concreta di un’uscita della Gran Bretagna dall’Europa, sono soltanto alcuni dei segnali di un’Europa che sostanzialmente non c’è e, di conseguenza, non è capace di esprimere politiche unitarie ed efficaci né per quanto concerne il massiccio fenomeno migratorio, né per quello che riguarda la lotta al terrorismo dell’Isis.

Colpisce, per esempio, il fatto che, proprio mentre a Bruxelles scoppiava la strage, il consiglio d’Europa stava discutendo una mozione che valuta il battesimo dei neonati come una violenza ai minori esercitata in particolare dalla Chiesa cattolica, che da tempo è diventata il nemico numero uno di certi laicisti ad oltranza, i quali prosperano dietro spinte lobbistiche fin troppo evidenti, che li rendono incapaci di vedere, ad esempio, la circoncisione dei bambini ebrei, l’infibulazione delle bambine musulmane, il battesimo unito alla cresima dei bambini ortodossi, dei quali non si parla!

Chi ha pensato di costruire l’Unione europea solo sulla moneta e non ha voluto che si scrivessero nella Carta costituzionale le radici cristiane del vecchio continente, dovrebbe ora assumersi tutte le responsabilità del fallimento di quello che era stato il sogno dei padri fondatori dell’Unione: Adenauer, De Gasperi, Schuman, Spinelli, che guarda caso erano quasi tutti cristiani… In ogni caso rimane il fatto che, senza la ricerca di una solida comunanza di valori, non può esistere una vera politica unitaria ed efficace, tant’è che molti sono scontenti di quello che in questi anni si decide al parlamento europeo e si sentono penalizzati sia dalle politiche economiche, sia da quelle della difesa del territorio.

Non è pensabile costruire un’efficace alleanza politica solo su interessi economici, continuando ad osteggiare il riferimento a valori universali, quali la solidarietà, la democrazia, la tolleranza, la non violenza, che proprio nel cristianesimo trovano un concreto riscontro. Prova ne sia il rigurgito di becero laicismo che ogni tanto emerge ad esempio a proposito del Crocifisso presente nei pubblici uffici. A chi ancora insiste su questo tasto vorrei far leggere quello che la non credente Natalia Ginzburg scrisse a questo proposito alcuni anni fa: “Il crocifisso non genera nessuna discriminazione. Tace. È l’immagine della rivoluzione cristiana, che ha sparso per il mondo l’idea dell’uguaglianza fra gli uomini fino allora assente.

La rivoluzione cristiana ha cambiato il mondo. Il crocifisso è il segno del dolore umano. La corona di spine, i chiodi, evocano le sue sofferenze. La croce che pensiamo alta in cima al monte, è il segno della solitudine nella morte. Non conosco altri segni che diano con tanta forza il senso del nostro umano destino. Il crocifisso fa parte della storia del mondo. Per i cattolici, Gesù Cristo è il figlio di Dio. Per i non cattolici, può essere semplicemente l’immagine di uno che è stato venduto, tradito, martoriato ed è morto sulla croce per amore di Dio e del prossimo. Chi è ateo, cancella l’idea di Dio ma conserva l’idea del prossimo. Si dirà che molti sono stati venduti, traditi e martoriati per la propria fede, per il prossimo, per le generazioni future, e di loro sui muri delle scuole non c’è immagine. È vero, ma il crocifisso li rappresenta tutti.

Come mai li rappresenta tutti? Perché prima di Cristo nessuno aveva mai detto che gli uomini sono uguali e fratelli tutti, ricchi e poveri, credenti e non credenti, ebrei e non ebrei e neri e bianchi, e nessuno prima di lui aveva detto che nel centro della nostra esistenza dobbiamo situare la solidarietà fra gli uomini”.

Il terrorismo si combatte anche con la cultura, come ha più volte ricordato il presidente Mattarella. E la nostra cultura è segnata indelebilmente dalla presenza dei cristiani nella letteratura, nella musica, nelle arti figurative, nelle architetture delle chiese che sono presenti anche nei più reconditi paesini. Se ne facciano una ragione i laicisti ad oltranza, che vorrebbero cancellare questi segni, illudendosi di costruire politiche unitarie sulla base del nulla o dei meri interessi economici.

 

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Autore

Sacerdote dal 1981, attualmente Parroco della Chiesa S. Cuore di Gesù a Vittoria, docente di Teologia Morale allo studio Teologico "San Paolo" di Catania e all'Istituto Teologico Ibleo "S. Giovanni Battista" di Ragusa, autore di numerose pubblicazioni e direttore responsabile di "insieme".



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