Attualità

Pubblicato il 12 Maggio 2016 | di Gian Piero Saladino

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La Diocesi alla scoperta dell’Amoris Laetitia con padre Maurizio Gronchi

Una folta assemblea si è riunita ieri sera  nella chiesa di San Giuseppe Artigiano a Ragusa per ascoltare la presentazione dell’Esortazione Apostolica ” Amoris Laetitia ” di Papa Francesco, affidata dal Vescovo Carmelo Cuttitta a don Maurizio Gronchi, presbitero della Diocesi di Pisa, Professore Ordinario di Cristologia alla Pontificia Università Urbaniana di Roma, membro della Segreteria del Sinodo sulla Famiglia e autore di un “Trattato su Gesù Cristo, figlio di Dio e Salvatore”.

Il Vescovo Cuttitta ha inaugurato la serata sottolineando che questa riflessione sull’Amoris Laetitia introduce un cammino di lettura “non affrettata”, di studio e poi di applicazione pastorale del documento papale, che dovrà far crescere la comunità ecclesiale e distendersi nel tempo in tutte le parrocchie della Diocesi, e che servirà anche a stimolare percorsi di discernimento e di accompagnamento per tutti, e in particolare per i ragazzi dopo la Cresima e per i giovani in preparazione al matrimonio.

Subito dopo, il relatore ha iniziato precisando in premessa che l’Amoris Laetitia non parla di come il mondo familiare dovrebbe essere, di una famiglia ideale cui tendere, ma parla di come le famiglie sono davvero, di una famiglia reale, con i suoi problemi reali, con le sue aspettative di ascolto e di incoraggiamento, con la quale Papa Francesco invita tutti, e non solo i credenti, a guardare ciò che Gesù dona e non ciò che Gesù chiede.

Per don Maurizio, si tratta di un Documento particolare, non una enciclica ma una esortazione apostolica postsinodale, che fa seguito al cammino collegiale dei due Sinodi, e prim’ancora alla consultazione di tutto il popolo di Dio. In una prima fase di tipo sinodale, il Papa ha assunto l’atteggiamento di Gesù quando chiede: cosa dice la gente di me? È il Popolo di Dio che, per primo, è stato chiamato, tutto, ad esprimersi sulla gioia dell’amore. In una seconda fase, di tipo collegiale, si sono confrontati i Vescovi di tutto il mondo, e solo nella terza fase i contributi raccolti, e approvati con percentuale superiore ai due terzi, sono stati completati di suo pugno secondo il principio del primato papale. Il cammino stesso con cui si è giunti ad esso fa dell’Amoris Laetitia un unicum nella storia della Chiesa, di una Chiesa che cammina insieme, “cum Petro et sub Petro”.

Proseguendo, il prof. Gronchi ha messo in evidenza il fatto che ora molti dicono: adesso ci vogliono norme. Ma questo sarebbe tradire lo spirito del documento, che invece esorta a guardare le persone una per una, scegliendo come prima ed essenziale regola la carità, nella famiglia e non solo in essa, perché anche la chiesa è famiglia, anche l’umanità è famiglia, anche la Trinità  è famiglia. Ovunque ci siano relazioni e legami, là c’è una possibilità di gioia dell’amore, e la Sicilia – secondo il relatore – può capire meglio.

Altri dicono: qui non siamo sicuri delle regole. Ma la regola è il Vangelo! La Chiesa cammina per una comprensione sempre maggiore della verità, ma non tutto può essere contenuto in un documento. Per fortuna, in esso non c’è tutto: e quello che c’è è sufficiente e corrisponde all’essenziale.

Del resto, le contrapposizioni – che pur si sono viste in questi mesi che hanno preceduto l’emanazione dell’Esortazione papale e in questi giorni che hanno fatto seguito alla sua pubblicazione – non possono diventare divisioni. Un cattolico, anche se alto prelato, sta sempre con il Papa che il Signore ha scelto per lui. L’unità della Chiesa è salva, una unità dottrinale cui si lega una pluralità pastorale.

Quali cammini sono allora consigliabili per ravvivare, senza dare giudizi, la famiglia così come definita dalla dottrina tradizionale? Il Papa si guarda bene dall’esprimere un giudizio dettagliato e uguale per tutti. Ci sono diversi modi di interpretare la verità della persona nella carità: è questo non è relativismo, ma significa solo che non tutto deve essere dettagliatamente normato, a regole generali per tutti corrisponde il fatto che ognuno fa cammini diversi. Questo è lo stile di Papa Francesco.

L’invito rivolto ai pastori (cap. VIII) non vale solo per le famiglie ferite, ma vale per tutti. Serve discernimento spirituale, volontà di incontrarsi, di capirsi, e non dietro una grata di confessionile. E non vale solo per le coppie ferite, ma anche per le coppie che si sposano….che richiedono, tutte, percorsi molto più attenti, che trovino il coraggio di dire …che forse “conviene aspettare”, visto che molti non si rendono conto di che tipo di impegno si assumono col matrimonio. Non aspettiamoci norme applicative, ma accettiamo la via del discernimento.

Dopo il discernimento c’è l’invito all’integrazione, volta a favorire la partecipazione di tutti alla vita della comunità. Eravamo portati a pensare che il primo atto buono venga dalla nostra volontà, da pelagiani, e invece esso dipende dalla Grazia di Dio. La sottolineatura del primato della Grazia si lega al Giubileo della Misericordia.

Noi – aggiunge – tendiamo a pensare educativamente che “se sei buono e obbedisci ti premio e meriti il mio amore, se non lo sei non meriti il mio amore e ti punisco”. Ma Dio non fa così, Egli ama infinitamente, incondizionatamente. Ovviamente, il Papa non dice “va bene tutto”, ma dice “la Grazia è per tutti”, e invita tutta la Chiesa a una maggiore unità, non come segno di debolezza ma proprio come segno di forza spirituale. Lo sguardo positivo della Chiesa allora viene da Gesù, che non spegne il lucignolo fumigante, non spezza la canna incrinata.

Sappiamo bene che la Bibbia non è una storia di famiglie perfette, che c’è un rapporto fra Dio e l’umanità che si fa per passi lenti. Il progetto è che ci sia amore, e che questo amore si rifletta come un poliedro, della vita, delle culture.

Il prof. Gronchi ha poi esaminato la struttura dell’Esortazione apostolica, che dopo l’aspetto biblico al primo capitolo affronta, al cap. II, le sfide della famiglia, al cap. III, la dimensione teologica, per poi proseguire con l’analisi biblica dell’Inno alla carità (CAP.IV), la Generatività (CAP.V) – Dio chiama ciascuno con il nome che hanno scelto i genitori, ci riconosce come figli, attende di ricevere una risposta coraggiosa, eroica, come quella di tanti sconosciuti – e ancora le Sfide (matrimoni misti, con disparità di culto, educazione dei figli, etc.) al CAP VI, l’educazione dei figli (CAP VII).

Al Cap VIII il Papa invita ad accompagnare, discernere e integrare. Molti sono gli elementi di riflessione sui divorziati risposati, che non possono essere chiamati a fare Chiesa solo il giorno di Pasqua, o per la Prima Comunione, o per un Funerale. O queste persone partecipano alla vita della comunità o sono guardate come le pecore nere. Bisognerà chiedersi: Leggono letture in chiesa? Svolgono opere di carità? Partecipano al consiglio parrocchiale?

Nel Cap. IX, che considera la prospettiva spirituale e missionaria – la Famiglia è soggetto di vita pastorale, non più oggetto. La fede si riceve attraverso la mediazione del Popolo di Dio. Dall’immagine che trasmettono i genitori si forma il concetto che noi abbiamo di Dio. I preti …integrano. Amare senza aspettative e condizioni è proprio dei genitori. Bisogna abbandonare la logica delle aspettative verso i figli, e lasciarli crescere, fare emergere, valorizzare.

Tanto prezioso è il documento – ha concluso – quanto sconosciuto nella sua preziosità. A cominciare dai Vescovi che lo hanno prodotto, è venuta meno la lettura e lo studio dell’intero documento. Bisogna invece leggerlo, comprenderlo, condividerlo, e agire di conseguenza, per godere di una crescita umana, fisica ed erotica.

Non ci possiamo nascondere. Le scelte fatte dall’episcopato vanno nella direzione di lavorare per la crescita della fede durante la crescita della persona. Diversamente, i sacramenti rischiano di essere solo…pillole. E bisogna partire dai ragazzi, perché ciò che si costruisce durante il periodo giovanile diventa poi determinante per il resto della vita.

Sono intervenuti ponendo domande, fra gli altri, anche il Prof. Luciano Nicastro, Padre Salvatore Cannata, il Dr Gian Piero Saladino, il Dr. Pino Petrolito e tanti altri rappresentanti di parrocchie e aggregazioni ecclesiali.


Autore

(1961) Direttore della Scuola "F. Stagno D'Alcontres" di Modica, sede decentrata UNIME - Corso di Laurea in Scienze del Servizio Sociale - ideatore e coordinatore scientifico di Corsi di perfezionamento e aggiornamento post-laurea per operatori sociali (www.unimodica.it), da 37 anni è anche Responsabile della Formazione e Comunicazione di Sicindustria Ragusa. Co-fondatore della Scuola dei Beni Comuni di Ragusa, per 9 anni ha diretto l’Ufficio Diocesano per le Comunicazioni Sociali. Già Portavoce del Sindaco di Ragusa e Dirigente della Comunicazione Istituzionale del Comune di Ragusa, è stato Presidente dell’AVIS provinciale di Ragusa, Consigliere Nazionale dell'A.I.F. (Associazione Italiana Formatori) e Presidente del MEIC diocesano di Ragusa. Scrive articoli e brevi saggi di argomento politico, economico, sociale e religioso.



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