Vita Cristiana

Pubblicato il 29 Giugno 2016 | di Mario Cascone

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Riposo legittimo e doveroso ma la fede non va in vacanza

Il pericolo è sempre incombente: quando arriva l’estate serpeggia la tentazione di andare in vacanza anche dal punto di vista della pratica cristiana. Sole, mare, montagna, relax sembrano essere in contrasto con preghiera, messa, sacramenti.

Non sono pochi, quindi, i cristiani che sospendono il loro rapporto con Dio per poi riprenderlo dopo la calura estiva. Tre, quattro mesi di “astinenza” liturgica e sacramentale, giustificata da una visione angusta e radicalmente errata della vita di fede. È ovvio, infatti, che la fede non può andare in vacanza e che anche nel periodo estivo bisogna continuare a coltivare la propria relazione col Signore, magari in una dimensione nuova e, sotto tanti aspetti, anche più ricca rispetto a quello che si riesce a fare nel tempo invernale.

L’estate, infatti, consente di avere più tempo a disposizione, sia perché le giornate si allungano, sia perché quasi tutti possono godere del periodo di ferie. Il contatto con la natura, la contemplazione estatica delle meraviglie del creato, i maggiori lassi di tempo a disposizione possono consentire una preghiera più prolungata, una partecipazione anche nei giorni feriali alla messa, nutrienti letture spirituali.

Per la verità un certo numero di cristiani, soprattutto giovani, approfitta del periodo estivo per partecipare a corsi di esercizi spirituali, campi scuola, ritiri presso conventi o monasteri, che offrono adeguata ospitalità. Il cosiddetto “turismo religioso”, poi, in estate si incrementa, perché aumenta il numero di pellegrinaggi nei vari santuari italiani ed esteri. Le attività estive per i ragazzi, a cominciare dal Grest, tengono impegnati non solo i bambini, ma anche gli animatori giovani e adulti. Insomma, una discreta mole di attività pastorali coinvolge le nostre parrocchie anche nei torridi mesi estivi.

Tuttavia il pericolo di una “diserzione” dai normali impegni spirituali è sempre incombente, perciò bisogna vigilare affinché non ci faccia precipitare in un’accidiosa esistenza che si conduce nel dolce far niente, nella pigrizia e nell’evasione stordente. Riposarsi è legittimo, anzi doveroso, al fine di recuperare le energie perdute durante i mesi lavorativi. Questo però non significa allontanarsi completamente dalla preghiera e dalla pratica sacramentale; così come non si risolve in un ozio che è pur sempre il padre dei vizi…

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Autore

Sacerdote dal 1981, attualmente Parroco della Chiesa S. Cuore di Gesù a Vittoria, docente di Teologia Morale allo studio Teologico "San Paolo" di Catania e all'Istituto Teologico Ibleo "S. Giovanni Battista" di Ragusa, autore di numerose pubblicazioni e direttore responsabile di "insieme".



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