Società

Pubblicato il 28 Settembre 2016 | di Redazione

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Il lavoro è un diritto per tutti, non solo per i raccomandati!

L’Italia è il Paese dei raccomandati, dove non esiste più la meritocrazia.

Molti sono i disoccupati e molti sono i giovani in crisi. Non si vuole capire che il lavoro non è un dono gentilmente concesso, ma è un diritto che spetta a tutti. Invece, oggi a goderne sono solo i raccomandati. Lo ha affermato anche Papa Francesco, che denuncia una delle piaghe della società odierna: la disoccupazione, specie quella giovanile. Quanti giovani oggi sono vittime della disoccupazione e quanti di loro hanno smesso di cercare lavoro, rassegnati a continui rifiuti o dall’indifferenza di una società che premia i soliti privilegiati e impedisce a chi merita, di affermarsi.

I disoccupati devono riacquistare la loro dignità, essa è propria di tutti e di ciascuno. Ogni  lavoratore ha il diritto di vedersela tutelata, e in particolare i giovani devono poter coltivare la fiducia che i loro sforzi, le loro energie e il loro entusiasmo non saranno inutili. E’ brutto vedersi soffiare via sotto il naso un lavoro solo perché non sei raccomandato; e poi arriva il privilegiato di turno che possibilmente ha meno titoli e gode di un diritto che spetta a anche a te. I giovani hanno imparato a loro spese che il premio sembra andare a quelli che sono sicuri di se stessi, benché questa sicurezza sia stata acquisita nella corruzione.

Di fronte a questa situazione, Papa Francesco esorta la Chiesa a prendersi cura dei giovani disoccupati perché carne di Cristo. Molti giovani soffrono per questo problema e ciò può portarli ad ammalarsi, alle dipendenze e al suicidio. I favoritismi devono finire, deve invece prevalere la qualità. Un giovane preparato deve essere gratificato, premiato e valorizzato. Il Pontefice dunque è convinto che aiutare a creare lavoro per i ragazzi è anche una responsabilità di evangelizzazione, attraverso il valore santificante del lavoro. Ma non di un lavoro qualunque, però! Non del lavoro che sfrutta, che schiaccia, che umilia, che mortifica, ma del lavoro che rende l’uomo veramente libero.

Questo fenomeno va combattuto sia economicamente, sia culturalmente ma anche socialmente. Una battaglia che certo in un paese come l’Italia che vive sulle reti di relazione e con un concetto di “famiglia” molto sentito e fortemente sviluppato non è per niente facile da combattere e più ancora da vincere. Ma il lassismo porta a fenomeni aziendalmente distruttivi. E poi ad andarci di mezzo sono tutti quelli che nella suddetta azienda ci lavorano. Perché molto spesso il raccomandato svolge lavori che non è in grado di svolgere e quindi il datore di lavoro si trova a dover gestire un lavoratore problematico. Si chiedono quindi le porte a giovani talentuosi con tanta voglia di fare o li si spinge ad andare all’estero. “Ciò che conta non è la preparazione che hai, ma chi conosci”, senza questa chiave di volta la prospettiva di una carriera promettente è scarsa. Dobbiamo spezzare questa catena di corruzione che invade il nostro Paese e riprenderci ciò che ci spetta di diritto.

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"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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