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Pubblicato il 22 Novembre 2016 | di Redazione

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Consulta dice Si al cognome della madre

Martedì 8 Novembre, la Corte Costituzionale dà il via libera al cognome della madre per i figli nati nell’ambito del matrimonio: la Consulta ha dichiarato incostituzionale l’automatica attribuzione del cognome paterno, quando i genitori intendono fare una scelta diversa.

Dopo la richiesta fatta da due genitori italo-brasiliani che desideravano dare il doppio cognome al proprio figlio,la Consulta ha deciso di accogliere la questione di legittimità sollevata dalla Corte d’Appello di Genova.  Il verdetto segna una svolta, visto che risale a quasi 40 anni fa, la prima proposta in Parlamento per poter dare ai figli il cognome della mamma. I magistrati genovesi non avevano dubbi: quell’automatismo andava cancellato, perché in contrasto con una serie di precetti costituzionali, a cominciare dal diritto allidentità personale e dal principio di uguaglianza e di pari dignità dei genitori. Finalmente, hanno vinto le donne e soprattutto le madri. Ora i figli potranno portare il loro cognome accanto a quello del padre, senza pratiche burocratiche. Per cui, se entrambi i genitori sono d’accordo i figli potranno avere il doppio cognome. Con la nuova legge i figli maggiorenni possono aggiungere il cognome della madre, semplicemente con una dichiarazione all’ufficiale di stato civile. Occorre, però, che siano stati regolarmente riconosciuti dal genitore. Si tratta di una delle novità maggiori, perché fino ad ora il cambio di cognome o l’aggiunta di quello materno era possibile solo tramite una lunga procedura. Infatti, per farlo occorreva presentare un’apposita domanda al Prefetto della propria città e la richiesta veniva ammessa esclusivamente in presenza di situazioni oggettivamente rilevanti, supportate da adeguata documentazione e da significative motivazioni”. Insomma, solo se il cognome era fonte di imbarazzo, in quanto”ridicolo o vergognoso” , o per motivazioni “affettive” (come un particolare legame con la madre o il genitore di cui si vorrebbe il cognome) le richieste venivano accolte. Questa sicuramente determinava un’ingiustizia sostanziale. Non è la prima volta che la Corte costituzionale si occupa della questione. Lo aveva già fatto nel 2006 con una sentenza che fu “molto severa” sull’attribuzione automatica del cognome paterno. Per la Corte d’Appello di Genova però da quella sentenza del 2006 il quadro era cambiato, una condizione che giustificava un nuovo intervento della Consulta: c’è stata un’ordinanza della Cassazione nel 2008, è entrato in vigore il trattato di Lisbona che tra l’altro vieta ogni discriminazione fondata sul sesso, e la Corte di Strasburgo ha condannato l’Italia, ritenendo “discriminatoria verso le donne” e una violazione della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, l’inesistenza di una deroga all’automatica attribuzione del cognome paterno. Concludendo, va sottolineato che cadendo l’automatismo del cognome a favore del padre, si chiude contemporaneamente un  capitolo  ormai “vecchio” della storia del nostro Paese; se ne apre, invece, uno che  è destinato a rivoluzionare non solo l’anagrafe, ma anche usi e costumi della società.

 

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"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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