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Pubblicato il 5 Dicembre 2016 | di Redazione

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Intervista a Gaetano Trovato, Presidente onorario dell’AVO

L’Associazione Volontari Ospedalieri (AVO), al suo 39° anno, ha avviato il corso annuale di formazione che ha aperto le porte il 3 Novembre con l’obiettivo di formare volontari per il tirocinio e aggiornare quelli già in servizio. La formazione rende i volontari credibili agli occhi della struttura sanitaria; infatti, medici e infermieri si rendono conto che il servizio AVO non è improvvisato né occasionale, ma è frutto di un lavoro serio e costante. Dall’altro canto, il volontario con umiltà dovrà  riconoscere di avere sempre bisogno di aggiornamento, quindi è interesse personale partecipare alle iniziative di aggiornamento promosse dall’Associazione e alle riunioni di gruppo.

Ne parliamo con il Presidente onorario dell’Avo Gaetano Trovato, che gentilmente si è prestato a questa intervista.

In cosa consiste l’azione del volontario ospedaliero?

“Il volontario, che partecipa alla sanità attraverso un rapporto col malato e con la struttura, ha aperto una via che prima era impensabile. Egli si muove secondo libere scelte, utilizzando i tempi liberi nell’arco della settimana, senza togliere niente alla vita privata e al lavoro. Al centro del loro servizio vi è il malato con la sua dignità, che  non va assolutamente calpestata, ma amata e servita con la tenerezza di una madre. Il volontario è amico degli ammalati, offre calore umano, dialogo e sostegno. L’impegno richiesto è di due o tre ore alla settimana. Tale impegno deve essere mantenuto con serietà e fedeltà, affinché i degenti possano contare su una presenza costante ed efficiente.”

Com’è nata l’idea dell’AVO?

Da Milano a Ragusa l’idea si è concretizzata con la costituzione delle prime due associazioni in Italia. Oggi presenti ben in 230 città, in 521 ospedali e strutture alternative, con 30 mila volontari che offrono ogni anno quattro milioni di ore di servizio gratuito. Il prof. Erminio Longhini, fondatore dell’AVO, ama sottolineare che la sua idea da Milano, trovò a Ragusa, ossia all’estremo punto sud dell’Italia, la prima “risonanza dei cuori”. Era segno della Provvidenza che fosse cosa buona e giusta.

Cos’è concretamente l’AVO?

L’AVO è un’associazione laica, libera, autonoma, che ubbidisce ai principi etici del Vangelo, aperta a tutte le persone di buona volontà, per dedicare tempo, amore, intelligenza ai malati. Associazione senza scopo di lucro, esclusivamente per fini di solidarietà, con prestazioni personali, organizzate, qualificate e gratuite degli aderenti. Essa si basa su 3 concetti: amore del malato, amicizia tra i volontari e amore propositivo verso le istituzioni. I volontari imparano a capire i bisogni del malato e a sua volta il malato desidera ricevere qualcuno che lo accolga e lo ascolti. Ciò permetterà di avviare un dialogo sereno e confortante. Se si è amici tra i volontari, si sarà amici anche con gli ammalati. L’AVO, inoltre, attraverso una critica costruttiva, sollecita le Istituzioni a rimuovere carenze e disfunzioni, mirando a tutelare il bene comune. Il volontario ha anche un codice deontologico. Deve, infatti, rispettare la personalità del malato, le sue convinzioni culturali, religiose e politiche. Deve essere discreto verso le sue emozioni e reticenze ed essere disposto ad ascoltare paure e silenzi. La visita va condotta in modo che nessuno dei malati si senta escluso e se il volontario conosce la patologia è tenuto al segreto. Ogni aiuto pratico deve essere autorizzato dal personale ospedaliero. Infine, la riconoscenza dei malati non è dovuta e spesso non è espressa.

Quali spazi occupa l’AVO?

Gli spazi occupati dall’AVO nell’ambito ospedaliero sono: informazione, ossia dare notizie utili per il modo di comportarsi nelle nuove situazioni; accoglienza, cioè l’ospedale riceve l’ammalato e il volontario invece lo accoglie. In questo compito il volontario riveste la figura del conforto e sostegno, tant’è che per questo motivo il personale sanitario trova nel volontario una preziosa collaborazione; l’accompagnamento, perché si instaura tra malato e volontario un rapporto confidenziale, come un amico a cui raccontare le tue paure e le tue ansie senza dare consigli che invece spettano al medico.

Il presidente Trovato conclude dicendo che la lezione del buon Samaritano ispira ogni giorno l’attività dei volontari ospedalieri, che cercano di imitarlo seguendo i suoi insegnamenti.

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"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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