Cultura

Pubblicato il 29 Ottobre 2013 | di Andrea G.G. Parasiliti

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Fra libri, librerie e biblioteche digitali

“Lei passa da Roma nel futuro prossimo?”

“No professore, veramente non ce l’ho nei programmi imminenti… Pensavo a una chiacchierata telefonica o a un caffè digitale su Skype”.

Inizia così il mio pomeriggio digitale con Gino Roncaglia, professore di Informatica Umanistica all’Università della Tuscia e autore di uno studio pioneristico sull’argomento ebook: La Quarta Rivoluzione, ovvero Sei lezioni sul futuro del libro, Laterza 2010.

Eccoci qua: “Rivoluzione” o “Innovazione” nella storia del libro, oggetto forse molto più fluido di quello che si pensasse, in costante ristrutturazione del sé, in base alle necessità dei tempi?

«Rivoluzione, rivoluzione – inizia Gino Roncaglia – I cambiamenti sono stati radicali questa volta. Il libro ha una sua storia con precedenti rotture importanti come la comparsa di supporti differenti: dal papiro alla pergamena e poi alla carta. L’innovazione secondo me è un’altra cosa, ad esempio il paperback (i libri con rilegatura morbida, in brossura), la fotocomposizione, quelle furono innovazioni…»

A Milano mi hanno parlato di lei come di una persona, per formazione e storia familiare (e penso anche a suo padre Aurelio), molto sensibile nei confronti dell’umanesimo, della filologia… Come mettere le nuove tecniche a servizio della cultura?

«Vi sono grosse possibilità anche in ambito umanistico. Dalle edizioni critiche digitali al lavoro di Social Reading, ovvero il circolo letterario in rete… L’editoria è sempre stata uno strumento della cultura umanistica, un veicolo per la diffusione di idee. Oggi abbiamo davanti a noi uno strumento di diffusione con caratteristiche inedite.»

Andremo verso un libro App (che a me sembra più strutturato, architettura chiusa, forse rispondente alle esigenze di uno studioso) o verso un eBook (struttura più aperta)?

I libri app sono sicuramente stati di maggior impatto finora. Costruire un eBook multimediale è al momento un meccanismo più complesso di un’App e se lo metto su iBookstore si vede poco. E l’app è più visibile, il suo pagamento è anche più semplice. Però è una monade, rimane un fattore isolato e anche io lettore non posso costruirmi una biblioteca. Io lettore voglio avere una cosa ragionevolmente uniforme. Con l’app ogni libro ha un suo codice, una sua “lingua” diversa. Pensiamo al linguaggio HTML: il web è un tutto.

Quanto al mestiere propriamente editoriale… Le prospettive che avremo, non tenderanno forse a un rinverdire del mestiere dell’editore, a una possibilità di esprimersi maggiormente, imprimendo il proprio tocco intellettuale e creativo?

«Certamente, il ruolo dell’editore sarà fortissimo sia per quanto riguarda la scelta, la valutazione e le competenze tecniche. Ma l’editore ha sempre avuto un ruolo forte. Solo che prima si limitava a lavorare sulla scrittura… Oggi insomma non ci sarà da stupirsi se ci sarà bisogno di avere accanto anche un video-maker o capire come gestire il design in ambiente digitale del prodotto o saper ragionare anche in ambito di filosofia della comunicazione: ecco, capire come far dialogare linguaggi diversi, la parola la musica e il video».

A me sembra che molti editori finora abbiano frainteso le reali prospettive dell’editoria digitale, non focalizzandosi sulle peculiarità del mezzo…

«Giusto. Molti hanno usato il formato ePub che non ha consentito grandi manovre… Chi ha fatto grandi opere le ha costruite come App, e penso alla Penguin con On The Road, alla Touch Press. Noi spesso lavoriamo con iBook author della Apple, anche se il suo formato ePub è ovviamente un dialetto Apple. Ma con ePub 3 abbiamo realizzato un eBook per Rai Educational “Lezioni dalla crisi” di Luciano Amato, edito Laterza, che ha una buona componente digitale».

Parlo di prospettive perché finora abbiamo visto solo qualche colpo d’ala. Ma si potrebbe lavorare tanto, verso un mercato globale, verso un libro per una gioventù globale…

«Gli editori stanno iniziando a riflettere su questa possibilità. C’è già chi pubblica le proprie collane contemporaneamente in più lingue. Ma non essendoci un canone, molte cose vanno per il momento apprese da esperienze di punta. Mi viene in mente la Touch Press con i suoi Sonetti di Shakespeare o La terra desolata di T.S.Elliot. Di sicuro c’è che l’esperienza anglosassone è molto importante dato che sono più avanti di noi».

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Autore

(Ragusa, 1988). Post-doctoral Fellow della University of Toronto si è laureato in Filologia Moderna all’Università Cattolica di Milano e ha conseguito il dottorato di ricerca all’Università degli Studi di Catania. Collaboratore del Centro di Ricerca Europeo Libro Editoria Biblioteca della Cattolica di Milano (CRELEB) e, nel 2018, del PRISMES (Langues, Textes, Arts et Cultures du Monde anglophone) dell’Université Sorbonne Nouvelle – Paris 3, si occupa di Libri d’artista e Letteratura Futurista, Disability Studies e Food Studies. Fra le sue pubblicazioni: Dalla parte del lettore: Diceria dell’untore fra esegesi e ebook, Baglieri (Vittoria, 2012); La totalità della parola. Origini e prospettive culturali dell’editoria digitale, Baglieri (Vittoria, 2014); Io siamo già in troppi, libro d’artista di poesie plastiche plastificate galleggianti per il Global Warming, KreativaMente (Ragusa, 2020); Ultima notte in Derbylius, Babbomorto editore (Imola, 2020); All’ombra del vulcano. Il Futurismo in Sicilia e l’Etna di Marinetti, Olschki (Firenze, 2020). Curatore del volume Le Carte e le Pagine. Fonti per lo studio dell’editoria novecentesca, Unicopli (Milano 2017), ha tradotto per il CRELEB le Nuove osservazioni sull’attività scrittoria nel Vicino Oriente antico di Scott B. Noegel (Milano, 2014). Ha pubblicato un racconto dal titolo Odisseo, all’interno della silloge su letteratura e disabilità La mia storia ti appartiene, Edizioni progetto cultura (Roma 2014). Come giornalista pubblicista, ha scritto per il «Corriere canadese» (Toronto), «El boletin. Club giuliano dalmato» (Toronto), «Civiltà delle macchine» (Roma), l’«Intellettuale Dissidente» (Roma), «Torquemada» (Milano), «Emergenze» (Perugia), «Operaincerta» (Modica), e «Insieme» (Ragusa) dal gennaio del 2010.



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