Società scuola

Pubblicato il 25 Febbraio 2014 | di Redazione

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Ma perché devo proprio andare a scuola?

Nel pomeriggio di una primavera passata o futura, nella fase finale dell’anno scolastico, anno in cui Leonardo frequentava (o frequenterà) la classe quarta superiore, egli andò (o andrà) a trovare lo zio Sergio, che come mestiere faceva (o farà) l’insegnante alle scuole superiori. Però Leonardo non era (o sarà) iscritto nella scuola in cui lo zio Sergio esercitava (o eserciterà) la professione, bensì in un’altra. E fin qui abbiamo fatto un ripasso dei verbi passati e futuri, adesso inizia il dialogo tra i due, tienilo presente!

L: Ciao zio.

S: Ciao Leo, che bella sorpresa! Come va?

L: Mi sono rotto le scatole di andare a scuola. Oggi mi hanno fatto una nota in condotta in cui io non c’entravo niente, è stato per colpa dei miei compagni seduti nella fila dietro e l’insegnante se l’è presa con me perché mi sono messo a ridere. Il professore è un idiota, non capisce che l’ilarità è sintomo di armonia, e in armonia si apprende e si impara meglio, ma perché non cambia mestiere quest’insegnante? Questa è la seconda nota in condotta che subisco, alla terza mi scatterà automaticamente il provvedimento di espulsione.

S: Calmati Leo, raccontami cos’altro ti è successo.

L: Poi la professoressa di Inglese mi ha messo otto.

S: Bene allora, no?

L: Bene un cavolo, ho fatto il compito tutto giusto, perfetto, ma lei dice che la massima valutazione che concede è 8, ed io non capisco il motivo per cui i voti vanno da zero a dieci, allora dicano che i voti vanno da zero a otto! Caro zio, mi sta passando la voglia di studiare.

S: No Leo, questo non voglio sentirtelo dire.

L: E io lo dico invece, mi sta passando la voglia di studiare. Cosa ci vado a fare a scuola, non hai visto il tasso di disoccupazione? Lavoro non ce n’è per quelli più grandi di me, figurati quando io entrerò nel mondo del lavoro, anche con una bella Laurea, farò il disoccupato a vita. Caro zio, ho intenzione di abbandonare la Scuola e di mettermi a cercare lavoro subito, così inizio a guadagnare qualcosa al più presto possibile. Oramai i Diplomi e le Lauree sono solo carta straccia.

S: E che lavoro avresti intenzione di fare?

L: Qualsiasi cosa, anche il cameriere, o baby sitter, lavapiatti, assistenza agli anziani, purché possa guadagnare qualcosa subito, mi sono rotto le scatole di elemosinare soldi da te o da altre persone per comprarmi le sigarette o la benzina per la moto.

S: Caro Leo, a parte il fatto che sarebbe meglio tu smettessi di fumare, vorrei farti un discorsetto, però avrei bisogno della tua completa attenzione per cinque minuti. È possibile?

L: Certo zio, vai!

S: Quando io avevo la tua età c’era un altro mondo. Era un mondo senza computer; il fatto di prendere da tasca un oggetto e telefonare a qualcuno era da me (e da tutta la gente del mondo degli anni 70’) considerata una cosa impossibile, era ritenuto un evento avente la stessa probabilità di andare sul pianeta Giove in un secondo. La televisione a colori è arrivata nel 1970, quando io avevo sette anni. Erano tempi in cui le vie e le piazze delle città non erano ancora state trasformate in parcheggi per automobili. Le piazze si vedevano, oggi non si vedono più a causa delle auto parcheggiate, che una volta non c’erano. E i bambini giocavano a calcio nelle strade. Potrei trascorrere ore o giornate intere a parlarti delle differenze del mondo di allora con quello di ora.

Dalla fine della seconda guerra mondiale al momento in cui sono nato io sono passati 18 anni, mentre dal giorno in cui sono nato ad oggi ne sono trascorsi 51. Negli anni della mia giovinezza l’Italia era in una fase di ricostruzione, era il cosiddetto secondo dopoguerra.

Quando finisce una guerra, una Nazione entra nella fase di ricostruzione.

L: E che cosa si deve ricostruire?

S: Le case, le strade, tutto ciò che è stato distrutto dalle armi e dai bombardamenti, ma anche tante altre cose intangibili, come ad esempio l’Istruzione.

Considera che durante un periodo di guerra le Scuole non funzionano, o almeno funzionano a basso regime. In guerra ci sono altre cose a cui pensare piuttosto che andare a scuola. D’altronde t’immagini milioni di studenti che vanno alle 8 del mattino a scuola in tutto il Paese, nel quale ci sono vari bombardamenti aerei e assalti delle truppe? Sarebbe un suicidio di massa. In guerra a scuola ci vanno solo coloro che sono molto ricchi e possono permetterselo, magari facendo venire gli insegnanti a domicilio.

L: Lo vedi che i soldi servono molto? Io lascio la Scuola e me ne vado a lavorare.

S: Hai ragione Leo, però devi avere la bontà di lasciarmi parlare. Negli anni 80’, quando io mi sono diplomato e poi laureato, chi andava a scuola aveva tante prospettive di impiego nelle industrie, nelle aziende, nella pubblica amministrazione; l’Italia era in fase di ricostruzione, c’era bisogno di menti e di forze giovani e fresche e, bada bene, non c’erano i computers. In quel mondo lì chi andava a scuola aveva ottime prospettive di lavoro. Oggi non ci sono più le stesse prospettive, purtroppo o per fortuna.

L: Come per fortuna, sei pazzo?

S: Vedi Leo, negli ultimi 30 anni la tecnologia ha fatto dei progressi superiori a quelli effettuati negli ultimi 20 secoli, a causa dei computer. Ed è un progresso inarrestabile. Vengono inventati quotidianamente nuovi marchingegni che stanno trasformando il pianeta Terra in bene o in male, non si sa, e non c’è nessuno che può saperlo, nemmeno coloro che dicono di saperlo, siano essi professori, scienziati o luminari. Nessuno sa dove stia andando il mondo.

Ciò che si sa è che le macchine stanno prendendo il posto degli esseri umani, pressoché in tutti i settori del lavoro. Ho sentito che in Cina oramai i cuochi sono tutti dei robot, e in Giappone ho visto (su youtube) un robot prete celebrare un matrimonio.

Attualmente, ascoltami bene, nel Mondo è in atto un processo che sta facendo diventare i ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri, per colpa della tecnologia. Ciò nonostante noi non dobbiamo rifuggire dalla tecnologia.

L: Zio non ti seguo.

S: Bene, mi spiego con un esempio. Immagina un’azienda che abbia 100 dipendenti, il cui proprietario è Tizio. Tizio guadagna 500mila€ all’anno, Tizio è ricco. I suoi 100 dipendenti guadagnano 1500€ al mese, cioè 18000€ ogni anno. Essi non sono ricchi, ma hanno uno stipendio che li fa vivere decentemente. Supponiamo che venga inventata una macchina che esegue automaticamente il lavoro dei 100 dipendenti.

L: E allora che succede?

S: Una cosa è ciò che succede, un’altra cosa è quello che dovrebbe succedere. Attualmente succede, in tutto il mondo, che il macchinario se lo compra Tizio, licenzia i 100 dipendenti, e se ti fai i calcoli succede che 100 persone vanno a stipendio zero, e una persona passa da stipendio mezzo milione l’anno a 2,3 milioni l’anno. Ora, il signor Tizio, che già viveva con mezzo milione di euro l’anno, se la passava già ottimamente prima che inventassero il macchinario, no?

L: Certo!

S: Dopo che hanno inventato il macchinario è successo che lui ha quasi quintuplicato il suo reddito, ed altri cento esseri umani sono finiti in miseria. Questo non è giusto, ed attualmente nel mondo questa cosa non viene recepita da nessuno, o quasi.

L: E allora?

S: E allora il signor Tizio, e questo è ciò che dovrebbe succedere, bisognerebbe che continui a guadagnare il mezzo milione di euro all’anno, e basta!

Se la sua azienda produce scarpe, frigoriferi o patate, il budget dell’azienda rimarrà invariato perché il macchinario produrrà questi prodotti al posto dei 100 dipendenti, ma costoro dovrebbero continuare a guadagnare i 1500€ al mese, senza lavorare.

Vedi Leo, io vedo un futuro per la razza umana, se essa non si autodistruggerà prima, io vedo un futuro in cui gli umani non lavoreranno più, perché saranno sostituiti dalle macchine.

L: E che faranno gli esseri umani?

S: Si occuperanno delle cose di loro interesse, coltiveranno i loro hobby, viaggeranno, faranno tante cose che trascorrendo invece la vita a lavorare non si possono fare. Ad esempio io vorrei andare in Australia, in America, in India, in Cina, al polo nord e al polo sud, in Messico e in tanti altri posti in cui non sono mai stato. Lo so, dico cose che sembrano incredibili, ma secondo me è ancora più incredibile il fatto che i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri.

Qualche giorno fa hanno detto al TG che una signora a Roma possiede 1300 case, non è una cosa incredibile questa? Ci sono migliaia di persone senza casa, io non dico che questa signora dovrebbe essere espropriata di tutte le case che possiede, ma ci vuole un limite. Io personalmente fisserei in 20milioni di euro il tetto massimo di denaro che un individuo può possedere. Certo, gente come Berlusconi, che possiede 50miliardi di euro, verrebbe privata di 49miliardi e 980milioni, e questa gente, con 20milioni di euro, sarebbe capace di lamentarsi. Il signor Benetton, come altro esempio, possiede un appezzamento di terreno all’interno del Brasile avente una superficie doppia della Sicilia.

 

Li dentro ci sono fiumi, laghi, montagne, città, esseri umani e quant’altro. Tutto proprietà di Benetton. Li dentro, e dico li dentro perché è tutto recintato, Benetton ha una polizia privata ai suoi personali ordini, e li dentro non è dato di sapere cosa succeda. Caro Leo, non ci sono più i ricchi di una volta, i super ricchi che girano oggi per le vie del pianeta prenderebbero per pezzenti i ricchi di una volta.

L: Posso farti una domanda?

S: Certo caro Leo.

L: Se il lavoro sta scomparendo dalla Terra, un Diploma od un’eventuale Laurea non mi servirebbero a nulla per trovare lavoro, no?

S: Certo, per trovare un lavoro questi pezzi di carta ti servirebbero a poco o niente, non posso darti torto.

L: Allora faccio bene a smettere di studiare e a trovarmi un lavoro il più presto possibile, prima che il lavoro scompaia del tutto come tu dici, no?

S: No.

L: E perché mai no?

S: Vedi Leo, noi non dobbiamo dimenticarci che cosa siamo. Noi non siamo computers, né grattacieli o patate, né frigoriferi o lombrichi, ma esseri umani. Noi esseri umani abbiamo una speranza di vita, in Italia, di circa ottanta anni, le donne qualcosa in più. I quindicenni di oggi hanno una speranza di vita di 105 anni, la vita media aumenta per merito della scienza e della tecnologia che avanzano, ma non è questo il punto. Il punto è il seguente.

La capacità di apprendimento di un essere umano diminuisce con l’aumentare della sua età, lo ha dimostrato la scienza. Un bambino con genitori di diversa nazionalità impara facilmente le due lingue di mamma e papà, un essere umano nei primi tre anni della sua vita immagazzina milioni di informazioni, e non le dimentica, perché il suo cervello è ancora quasi vuoto. Certo, è pieno di tutte le informazioni relative alla sua vita fetale all’interno della placenta della madre, ma la sua mente è ancora pura, non inquinata dall’ambiente, perché ancora non ha vissuto in nessun ambiente esterno. Io paragonerei il cervello di un neonato ad un hard disk nuovo di zecca, appena formattato, senza virus, malware o spyware. La capacità di apprendimento è tanto maggiore quanto minore è l’età di un essere umano. Avrai sentito dire che c’è tanta gente di 40anni o più che incontra difficoltà nel conseguire una Laurea. Questo perché la loro capacità di apprendimento non è come quella di un quindicenne o di un ventenne. Il cervello, col passare del tempo, si atrofizza. Io conosco bene tutte le cose che ho studiato all’Università e tu invece non le conosci, caro Leo, ma se noi due dovessimo studiare un argomento sconosciuto a entrambi, tu lo impareresti prima e meglio di me. Lo dice la scienza, non io.

Ora, se tu abbandoni gli studi per andare a fare il lavapiatti, ti potrebbe succedere, caro Leo, che ti renderai autonomo dal punto di vista economico e, trascorrendo i prossimi vent’anni a lavare piatti oppure a fare il cameriere (ti augurerei magari in un ristorante di lusso), non avrai più bisogno di chiedere soldi ai tuoi genitori o a qualcun altro.

Però, così facendo, ti potrebbe anche capitare di arrivare all’età di quarant’anni e di essere ignorante come una capra. Perdonami, non voglio essere offensivo, ma pratico. Se gli unici interessi che hai sono mangiare fare sesso e dormire, allora vai pure a fare il lavapiatti per tutta la vita. Arriverai a 40anni che non saprai qual è l’est e quale l’ovest, non saprai qual è la capitale dell’Austria, né la differenza tra una stella e un pianeta. Non conoscerai la storia, il diritto e la matematica. Arriverai a 40anni e il tuo cervello perderà pian piano la capacità di apprendere. E quando ti renderai conto che la cultura ti serve, e ti serve molto, sarà troppo tardi. Vedi Leo, la cultura è importante per te stesso, non per il pezzo di carta. Per capire come mai nel mondo ci sono tante cose che non funzionano devi sapere come ci siamo arrivati, e qui ti serve la storia. Se ti vuoi fare un bel viaggio con tua moglie o con la tua fidanzata o con i tuoi amici ti serve la geografia, per conoscere il clima, le abitudini e la cultura dei popoli abitanti nel posto in cui vai. Così ti gusterai meglio il viaggio. Se hai un contrasto con qualcuno, magari con il Preside della tua Scuola, la conoscenza del diritto potrebbe aiutarti a metterti dalla parte della ragione. Il diritto è una disciplina molto importante. In ogni caso secondo me le materie più importanti al giorno d’oggi sono le lingue.

L: Caro zio, ho capito. Tu vuoi convincermi a continuare gli studi, ma non ci riuscirai!

S: Avevi detto che non mi avresti interrotto. Lasciami completare e poi parlerai.

L: Ok zio, scusami, vai avanti.

S: Io consiglio sempre a tutti i miei allievi, e lo consiglio anche a te, non solo di prenderti quel pezzo di carta chiamato Diploma, ma anche di andare all’Università e di prenderti quel pezzo di carta come il mio. Vedi Leo, all’Università si studia un determinato argomento ai massimi livelli conosciuti dall’umanità. E non pensare che per prendersi una Laurea ci voglia una mente superiore, è solo una questione di impegno. Ti piacciono le scienze? Allora iscriviti in biologia o in fisica, o anche in ingegneria o matematica. Ti piace il diritto? Iscriviti in giurisprudenza. Ti piace l’anatomia? Vai alla facoltà di medicina o di veterinaria. Vuoi conoscere il mondo? Iscriviti in geologia o storia, o lingue. Non voglio e non posso elencarti tutte le facoltà, ai miei tempi erano una ventina e invece oggi, a causa della specializzazione del sapere, ed anche del suo progresso, sono più di cento. Io voglio solo dirti, caro Leo, che anche il tuo cervello è soggetto ad invecchiamento e conseguente atrofizzazione, quindi se tu vuoi diventare una persona di cultura, che conosce il mondo che abita, devi studiare ora, e nei prossimi 10 anni della tua vita. Altrimenti poi sarà troppo tardi, e resterai per sempre ignorante come una capra, senza offesa per le capre.

L: Bene! Hai finito? Posso parlare?

S: Certo caro Leo.

L: Tu dimentichi, caro zio, che oggi ci sono i computers. Ciò che mi hai detto magari funzionava nel vecchio mondo in cui hai vissuto la tua giovinezza, in cui non esistevano i computers. Oggi essi ti spiegano qualunque cosa vuoi sapere: posso imparare tutto, la scienza e le arti, l’astronomia e le lingue, con il computer. Sai cosa farò? Lascio la scuola così come ho deciso, me ne vado a lavorare, e imparo tutto quello che voglio con il computer. Devo dire che un po’ mi avevi convinto, caro zio. Però, così come ti ho dimostrato, vista anche l’inutilità del pezzo di carta al fine di trovare un lavoro, non vedo proprio la necessità di andare a scuola. Imparerò tutto quello che voglio con il computer. Hai ancora qualcosa da controbattere?

S: Vedi Leonardo, ogni cosa ha le sue fasi ed i suoi tempi, ed essi vanno rispettati per raggiungere l’armonia. Mi pare che tu ne parlavi poco fa. In ciò la cultura orientale è maestra per noi occidentali. L’armonia è la cosa più importante dell’Universo. L’armonia è amore senza gelosia. Sto filosofeggiando, ma voglio semplicemente dirti che ogni cosa ha le sue fasi e i suoi tempi.

Se definiamo l’età di un essere umano da zero a venticinque anni come “età di apprendimento”, durante l’età di apprendimento ci sono delle fasi, dei tempi e delle modalità. Non si può insegnare la fisica quantistica ad uno di 8 anni, una persona non può imparare la trigonometria se non conosce le tabelline, e non si può studiare la Divina Commedia sconoscendo la grammatica italiana, anzi per quest’ultimo esempio occorrerebbe conoscere anche la grammatica latina. Ciò che voglio dire è che un essere umano in età di apprendimento, volendo imparare tutto ciò che vuole dal computer, si troverebbe in gran confusione perché è vero che al computer si trova tutto lo scibile umano ma, senza una guida, egli non saprebbe che cosa imparare. Egli correrebbe il rischio di imparare delle cose che non gli servono a nulla o che, in base alle fasi e ai tempi dettati dalla sua età, possono essere addirittura nocive per lui. Allora egli ha bisogno di una guida che lo indirizzi e gli dica quali sono gli argomenti da studiare e da approfondire, in base ai suoi interessi ed alla sua età. E vedi, caro Leonardo, questo è il motivo per cui devi continuare ad andare a scuola, perché essa è l’unica guida che c’è attualmente nel pianeta abitato da noi esseri umani. Inoltre non devi trascurare l’aspetto fondamentale, quello della socializzazione. La scuola è un posto in cui apprendi la conoscenza insieme a persone coetanee con cui hai a che fare quotidianamente, e questo è un fattore molto importante per la crescita di un individuo.

Io non posso e non voglio costringerti ad andare a scuola, ma mi piacerebbe, perché ti voglio bene, che quando tu avrai 50 anni, ed io non ci sarò più, mi piacerebbe che mio nipote Leonardo non sia una capra di 50 anni, ma un uomo di cultura di 50 anni. Dalla dimensione spazio-temporale in cui mi troverò nel futuro in cui io sarò morto, mi piacerebbe osservare che tu partecipi attivamente a una discussione sulla politica, o che tu parli di filosofia con i tuoi amici, o magari che tu, in qualità di “Responsabile della Sicurezza del Pianeta Terra”, mi piacerebbe vederti su una macchina volante da Roma in direzione sud-ovest, alla volta di Rabat, con l’obiettivo di porre fine ad una guerra.

L: Ok zio, ci penserò.

Sergio Dimartino

 

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"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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