Politica

Pubblicato il 21 Novembre 2017 | di Mario Cascone

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La disaffezione nei confronti della politica

Le recenti elezioni regionali siciliane, vinte da Nello Musumeci e dal centrodestra, hanno mostrato ancora una volta un dato che non è stato adeguatamente presentato dai mass media e dalla stampa: l’astensionismo massiccio, determinato dal fatto che solo il 47 per cento degli aventi diritto si è recato alle urne, ossia meno della metà degli elettori. Il “partito” degli astensionisti si attesta perciò al 53 per cento e mette in evidenza una disaffezione nei confronti della politica, che colpisce strati sempre più ampi della popolazione.

Il disinteresse verso la politica non si manifesta solo con l’assenteismo alle urne, ma anche con il voto di protesta dato a fazioni politiche piuttosto demagogiche, le quali hanno gioco facile nel denunciare alcune malefatte dei politici al potere, suggerendo l’idea che i propri esponenti sono invece “puri” e trasparenti, incapaci di cedere alle varie forme di corruzione che purtroppo oggi caratterizzano il nostro panorama politico. Si tratta di partiti della “protesta” e non della “proposta”, che però riescono a catturare il consenso, perché fanno leva su argomentazioni semplici ed efficaci, che sono di facile impatto e, di conseguenza, colpiscono numerosi elettori.

Non è difficile constatare che la gente è stanca di quello che accade nei palazzi del potere e nei luoghi dove si forma il consenso elettorale. Uomini politici che si servono del potere e non si pongono affatto al servizio del bene comune; funzionari che riescono a condizionare palesemente i programmi politici prospettati dagli eletti; burocraticismi sempre più soffocanti; corruzione dilagante: queste ed altre sono le motivazioni che spingono tante persone a disinteressarsi della politica e a rinchiudersi nel loro privato. Un atteggiamento, questo, molto pericoloso, perché di fatto delega il potere a persone che non hanno avuto il consenso della maggioranza dei cittadini e che governano o amministrano in nome e per conto di piccoli gruppi di potere, che hanno favorito la loro elezione anche con mezzi palesemente illeciti.

Duole anche constatare la latitanza dei cattolici nell’agone politico. Rinchiusi sempre più nel sociale e nel cosiddetto “pre-politico” molti cattolici fanno gli schizzinosi nei confronti di un diretto impegno politico, ritenendo così di non sporcarsi le mani e, ancora una volta, delegando ad altri l’esercizio del potere. Anche i pochi cattolici impegnati in politica si lasciano non di rado fagocitare dal malcostume che regna sovrano nel campo della gestione della cosa pubblica.

Una via d’uscita da questa situazione è quella della formazione dei cittadini all’impegno socio-politico; una formazione che può trovare un solido fondamento nella dottrina sociale della Chiesa, che normalmente viene apprezzata dagli esponenti di tutti gli schieramenti. La dedizione al bene comune, il servizio reso alle categorie meno abbienti, il sostegno alla famiglia, l’impulso ad un’economia solidale, la non demonizzazione del potere sono alcuni dei temi su cui si può impostare un programma informativo e formativo, che potrebbe e dovrebbe essere portato avanti anche negli ambienti ecclesiali, oltre che in quelli scolastici e universitari, con l’aiuto della stampa e dei vari mezzi di comunicazione sociale. Un tale programma formativo deve essere finalizzato a favorire vocazioni all’impegno politico, ossia a trovare uomini nuovi che si calano nell’agone politico con un’adeguata preparazione e competenza, oltre che con una coscienza morale retta. Solo questo può fare da contraltare alla categoria dei cosiddetti “impresentabili”, che purtroppo spesso vengono proposti agli elettori.

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Autore

Sacerdote dal 1981, attualmente Parroco della Chiesa S. Cuore di Gesù a Vittoria, docente di Teologia Morale allo studio Teologico "San Paolo" di Catania e all'Istituto Teologico Ibleo "S. Giovanni Battista" di Ragusa, autore di numerose pubblicazioni e direttore responsabile di "insieme".



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