Pubblicato il 18 Dicembre 2017 | di Redazione
0Dagli Iblei alle Ande tra paure e sogni mettendo a dimora i semi del Vangelo
Gianni Vaccaro, comisano doc, si racconta raccontando il suo desiderio di mettersi a servizio degli altri insieme con la moglie, come famiglia.
Ci siamo dati appuntamento nei locali della Chiesa Madre, a Comiso, per ascoltare racconti di vita evangelica affinché ciascuno potesse fare memoria della propria chiamata e riscoprire il fuoco dello Spirito che invita ad andare.
“La prima scelta fatta è stata quella di fare casa in una zona estrema della periferia di Lima, a Tablada de Lurin, periferia sud di Lima. All’interno di questa zona gli insediamenti umani sono costituiti da quelli che vengono dall’Amazzonia, dalle Ande e che occupano i territori liberi, secondo il detto “in fondo c’è spazio” poiché terrazzando le colline si possono trasformare in zona per vivere. Costruire la propria capanna “chosa”, abitazione su queste colline di sabbia è veramente difficile anche perché non c’è acqua, luce, rete fognaria, e per di più vivendo in questo ambiente anche con i figli è veramente difficile.
Guardandomi attorno, mi confrontavo con le mie paure e allo stesso tempo guardavo questa grande eroicità della gente che nonostante le difficoltà guarda sempre il presente con proiezione al futuro, con speranza, guardando il presente con il sogno che c’è sopra e questo è bellissimo perché è un rendere il presente vivo con il sogno che c’è dentro.
Tutto ciò è molto evangelico; è scoprire i semi del Vangelo vissuti nella vita quotidiana poiché non è chi dice Signore Signore che entrerà nel Regno dei cieli ma chi fa la volontà del Padre mio (cfr Mt 7,21). La vita quotidiana è interessantissima poiché è lì che la gente manifesta tutta una cultura comunitaria, così come negli Atti degli Apostoli dove i primi cristiani si trovavano in comunità e si aiutavano l’un l’altro mettendo in comune ciò che avevano (cfe At 2,42-47). Anche qui, quando arriva altra gente che migra dalle montagne o dalla foresta, trova prima alloggio dai familiari o conoscenti, poi, pian piano si individua una collina, si forma un gruppo di famiglie e insieme ci si aiuta per trasformare la collina deserta, luogo di non vita in un luogo di vita. Solo insieme si può realizzare il sogno attraverso il gruppo che si costituisce in assemblea per prendere insieme le decisioni e aiutarsi; viene eletto un segretario generale, l’economo, i segretari per i diversi incarichi, quello dei documenti, quello per aiutare le donne che rimangono sole durante la giornata; i servizi vengono realizzati in base alle necessità. Si arriva in un posto in forma comunitaria, con le idee di ciò che si vuole realizzare. Durante le domeniche, che sono i giorni liberi, la comunità si riunisce in assemblea per prendere le decisioni che poi i dirigenti devono eseguire; è una democrazia perfetta.
Il progetto “Yachay Wasi”, di cui noi siamo referenti, nasce dalla scelta cristiana legata alla teologia della liberazione. Qui, abbiamo scoperto molto di più di quello che potevamo immaginare, tanta ricchezza umana, cosa significa partecipazione, democrazia dal basso da gente che già la vive da millenni..
Abbiamo deciso, con mia moglie, di venire per capire meglio la realtà che vedevamo solo il fine settimana attraverso il volontariato e, siamo venuti con quella concezione occidentale di voler dare perché noi siamo i preparati. Senza dubbio, quando siamo arrivati qui, la realtà è stata molto diversa; sono loro quelli che hanno dato a noi molto di più di quanto potessimo pensare. Quando siamo venuti a vivere qui guardavamo le colline attorno e ci dicevamo che qui nessuno potrà mai viverci. Invece, dopo un mese abbiamo visto arrivare gente che si organizzavano per costruire le proprie case, baracche, e dietro a questo c’era tutto un sogno di vita così grande che ha cambiato la nostra prospettiva. Ci dicevano qua c’è la parrocchia, qua c’è l’ospedale, qua c’è la scuola e noi guardando non vedevamo niente, solo sabbia. Ci mostravano un presente pieno di vita, un presente carico di futuro
Yachay Wasi é un’associazione senza fine di lucro per uno sviluppo integrale e solidale che contribuisce ad affermare il diritto alla vita per tutti a partire dall’affermazione del diritto all’educazione, alla salute e al lavoro degli ultimi, aprendo spazi di partecipazione popolare, nel rendere protagonisti gli stessi soggetti esclusi da questo tipo di sistema e valorizzando le millenarie culture andine, amazzoniche e della costa che, anche se emarginate, insieme formano questo gran Paese oggi chiamato Perú.
Yachai Wasi cerca di costruire insieme alla gente di queste zone periferiche di Lima spazi di vita dignitosi, umani e di pace.
Il progetto abbraccia diverse sfere della vita quotidiana e comunitaria di questi zone abitate arrampicate nelle pendici della collina Las Conchitas. Un centro educativo costituito dalla scuola materna, dal doposcuola e da centro informatico. Un centro medico comprendente un laboratorio di analisi, una farmacia ed un centro di medicina naturale (amazzonica ed andina) con l’obiettivo di garantire l’accessibilità del diritto alla salute. Un laboratorio di sartoria artigianale, quale sbocco lavorativo e di apprendimento per le donne della comunità. Altre attività come il microcredito, il cinema e vari laboratori artistici, aprono le porte ai cittadini peruviani che dalla Sierra e dalla Selva sono giunti a Lima in cerca di lavoro e di una terra promessa.
Il progetto sta andando avanti, noi ci siamo, ma aspettiamo anche voi per condividere insieme e nei modi diversi ciò che Dio dà a ciascuno di noi per il bene dell’altro.”
di Gianni Vaccaro