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Pubblicato il 7 Marzo 2014 | di Agenzia Sir

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Serve ancora parlare di “Giornata internazionale della donna”?

La Giornata internazionale della donna – comunemente definita ” festa della donna” – ricorre l’8 marzo di ogni anno per ricordare sia le conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne, sia le discriminazioni e le violenze cui esse sono ancora fatte oggetto in molte parti del mondo. La celebrazione si è tenuta per la prima volta negli Stati Uniti nel 1909, in alcuni paesi europei nel
1911 e in Italia nel 1922.
Si parla di questa ricorrenza nel convegno promosso dal Comune capoluogo – Assessorato ai servizi sociali in collaborazione con l’associazione “Nuova vita” che hanno aderito alla campagna Qnci “365 giorni no!”, tema del convegno “La Violenza……non è mai normale”. L’iniziativa si terrà sabato 8 marzo, alle ore 17, al Centro Servizi Culturali , presenti ospiti illustri quali il Prefetto di Ragusa dott. Annunziato Vardè, il Sindaco di Ragusa, ing. Federico Piccitto, il Presidente del Consiglio Comunale, dott. Giovanni Iacono e il Comandante Provinciale dei Carabinieri, Colonnello Salvatore Gagliano: è previsto un intermezzo con l’attrice Federica Bisegna della Compagnia G.o. D.o.T. che si esibirà in un monologo riguardante il tema dell’incontro.
Di grande valenza gli interventi in scaletta: il Questore di Ragusa, dott. Giuseppe Gambino, si occuperà della nuova normativa di settore e delle relative competenze del Capo della Questura. Seguirà quindi la relazione della dr.ssa Letizia Licita, Responsabile del Centro Anti violenza che farà un excursus storico dei centri anti violenza e dei percorsi di accoglienza. Di abusi e violenze sulle donne – aspetti psicologici, comunicativi e relazionali – parlerà invece la dr.ssa Linda Sciacco, terapeuta della riabilitazione psichiatrica dell’ “Ufficio Ascolto” del Comune infine il dott. Biagio Aprile, responsabile della Croce Rosa dell’ASP 7 si occuperà invece della Operatività del Codice Rosa. Moderatore dei lavori sarà Flavio Brafa, Assessore ai servizi sociali del Comune.
Era l’8 marzo del 1908, 129 operaie della fabbrica tessile Cotton di New York bruciano vive a seguito di un incendio divampato all’interno dello stabilimento dove lavoravano. L’indomani migliaia di lavoratrici si riversano per le strade della “grande mela” denunciando le condizioni di insicurezza in cui sono costrette a lavorare e lo sfruttamento massacrante cui sono quotidianamente sottoposte. Per la prima volta emerge il loro coraggio e chiedono luoghi di lavoro più igienici, un salario più adeguato, il riconoscimento dei diritti dei lavoratori che non sono ad esse concessi perché donne. Di lì a poco in Inghilterra nasce il movimento femminile delle suffragette: vennero chiamate con tale nome le femministe che in Inghilterra iniziarono a rivendicare il voto alle donne.
Lunga e travagliata è stata la lotta che il movimento femminile ha dovuto sostenere per raggiungere determinate conquiste e soprattutto per riuscire ad ottenere la tanto agognata emancipazione femminile.
Nel nostro Paese nel corso di questi ultimi decenni sono sorti vari movimenti con lo scopo di favorire l’emancipazione delle donne: il tutto ha poi portato a decretare definitivamente la parità dei diritti e dei doveri tra uomo e donna, tra i coniugi, mettendo così in atto gli analoghi principi della nostra Carta Fondamentale, la Costituzione . Oggi, nonostante qualche “devianza”, l’attuale ordinamento italiano sancisce l’assoluta parità tra i sessi: le donne oggi sono ammesse ad esercitare qualsiasi attività o professione, abbiamo così la donna “lupo di mare”, la donna soldato, la donna poliziotto o carabiniere, la donna Commissario e Magistrato, e così via. Anche nel lavoro non ci sono più discriminazioni: la donna viene assunta per qualsiasi attività, con diritto alla stessa remunerazione dell’uomo. Solo le diversità fisiche e le relative esigenze fisiologiche rendono necessaria l’adozione di particolari regolamentazioni in favore della donna-lavoratrice.
Passi da gigante nel settore se ne sono fatti tanti, ma altrettanto ancora non si è fatto compiutamente per arginare e debellare fenomeni come il femminicidio, lo stalking o il mobbing: le cronache quotidiane sono piene di storie connesse a questi fenomeni, forse oggi più che mai perché forse oggi le donne hanno trovato più coraggio a raccontarle. E la società è quindi obbligata a dare risposte certe a questi immondi comportamenti che snaturano e mortificano le conquiste fin qui raggiunte dalla donna.

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