Società

Pubblicato il 30 Aprile 2018 | di Alessandro Bongiorno

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C’è ancora futuro per il commercio?

Il negozio sotto casa, il commerciante che sa consigliarti su cosa sia meglio, l’insegna che caratterizzava anche una strada appartengono sempre più a una realtà destinata a scomparire. E neanche il modello dei centri commerciali e degli ipermercati sembra avere più forza e capacità di assicurare un futuro forte e stabile a chi decide di investire risorse e passione in questo settore. Ce ne rendiamo conto passeggiando per le vie del centro dove le saracinesche abbassate sono più di quelle alzate, dove le offerte di bassi e locali superano di gran lunga la domanda.

Si stima che nei prossimi anni saranno sempre più numerosi gli esercizi commerciali che saranno costretti a chiudere. Lo shopping online resta uno dei fattori che stanno mettendo in crisi il commercio tradizionale, nonostante oggi gli acquisti attraverso internet costituiscano solo il 6 per cento del mercato.

A costringere alla resa centinaia di piccoli imprenditori è il cambiamento delle abitudini e degli stili di vita. Non c’è più tempo per uscire di casa, incontrarsi, per chiedere suggerimenti al commerciante di fiducia, per farsi consigliare sulla qualità dei prodotti. Si preferisce mettere nel carrello un prodotto già confezionato di cui non si conosce l’origine e la storia, magari sotto gli occhi di un commesso distratto.

Delle prospettive del commercio tradizionale si è discusso nel corso di un incontro (“Commercio tradizionale: esiste ancora un futuro?”), organizzato da Confcommercio, Commerfidi, Imbastita Business Campus e dall’Ordine provinciale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili. Tutti gli interventi hanno evidenziato la necessità di unire le forze, superare steccati e diffidenze, dando vita a iniziative collettive e a progetti condivisi senza demonizzare il commercio elettronico che avrà quote di mercato sempre maggiori.

Esperienze non ne mancano. Nel convegno è stato, ad esempio, proposto il caso di Collegno, in provincia di Torino, dove i commercianti si sono riuniti promuoversi sulla rete con piattaforme online e tante nuove idee.

Ma, così come non ci si improvvisa commercianti, non basta aprire un sito internet per dare vita a un’attività che abbia futuro. Intanto, però, occorre fare i conti con la crisi che sta divorando anni di sacrifici e tante piccole aziende. «Entro il 2018 – ha ricordato Maurizio Attinelli, presidente dell’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Ragusa – in provincia circa 4200 case saranno messe all’asta», ricordando il gesto disperato di un imprenditore agricolo vittoriese che, di recente, si è tolto la vita poiché sommerso dai debiti.

 

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Autore

Giornalista, redattore della Gazzetta del Sud e condirettore di Insieme. Già presidente del gruppo Fuci di Ragusa, è laureato in Scienze politiche.



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