Pubblicato il 28 Marzo 2014 | di Andrea G.G. Parasiliti
Volo di un’anima inquieta: meditazione e preghiera
Conosco Carmelo D’Amanti, da sempre. Da bambino mi addormentavo nella casetta della nonna, in via Fonderia 22 a Chiaramonte Gulfi, con lui che, nei suoi 25 anni, mi suonava i più bei pezzi di Angelo Branduardi: il Branduardi Pulce d’acqua, e del rispetto della natura. Una pulce che ti ha rubato l’ombra e quindi tu ora sei malato, poiché hai schiacciato una serpe verde la quale non ti perdonerà. E allora devi a lungo cantare per farti perdonare, e la Pulce d’acqua, che lo sa, l’ombra ti renderà. Il Branduardi del Ciliegio, il Vangelo Apocrifo del desiderio della Vergine Maria, che mentra si trovava in attesa del nostro Signore Gesù Cristo, chiede una ciliegia a san Giuseppe. Lui, infuriato, le risponde di chiedere al padre di suo figlio. E dunque il miracolo: l’Altissimo che fa curvare il ramo suo più alto, affinché la Sua sposa potesse godere dei frutti dell’albero. Il padre di Suo Figlio, così l’accontentò. Poi quando ho iniziato a camminare in maniera un po’ più particolare, lo zio Carmelo, all’epoca atleta e giovane diplomato di Isef, mi portava a passeggiare alla villa Comunale di Chiaramonte, dove io, ignaro, venivo osservato da alcuni suoi amici specialisti. A 3 anni mi ha insegnato a nuotare, accanto al santuario della Madonna di Gulfi, e poi, via via, mi ha spiegato come fare per prendermi cura di me. Anche qui a Milano, nella mia casetta sul Naviglio Pavese, da dove leggo il suo libro e da dove sto scrivendo, ho quegli attrezzi che mi ha fatto conoscere lui, dalla cyclette alla “panca fit”, ai rullini propriocettivi. Quando torno in Sicilia, sempre distrutto dai mesi di lontananza e di vita insalubre, dopo aver cenato ed essermi fatto curare dall’amore di mamma e papà, vado a rompergli le scatole nella sua palestra, dove mi smonta e mi rimonta, mi insegna quell’ultimo trucchetto per star meglio, che ha imparato da quel magnifico professor non so chi che ha conosciuto in cima al mondo e poi ci mettiamo a parlare. A un certo punto, ricordo bene, mi ha anche cresimato. Carmelo, professore alla Scuola media Vann’Antò di Ragusa, fisioterapista, posturologo e chinesiologo, durante la Pasqua dell’anno scorso, mentre eravamo a pranzo nelle campagne del chiaramontano, mi ha confessato che, da qualche tempo, stava scrivendo delle meditazioni spirituali. Alcuni testi erano molto brevi, anche una sola riga, altri invece un pochino più corposi.
Mi parlò di una predisposizione mentale al miglioramento della propria vita; della teoria della gratitudine incondizionata anticipata; della necessità di circondarsi di campi magnetici positivi. Il tutto aveva inizio e fine nelle più grandi delle forze cosmiche: l’amore e la preghiera…
Erano, mi disse, cosa privata, ma mi accennò qualcosa, quella volta, che mi fece bene. Mi parlò di una predisposizione mentale al miglioramento della propria vita; della teoria della gratitudine incondizionata anticipata; della necessità di circondarsi di campi magnetici positivi. Il tutto aveva inizio e fine nelle più grandi delle forze cosmiche: l’amore e la preghiera. Accanto all’amore e alla preghiera il dire “grazie”. “Grazie a Dio”,
anche quando non c’è apparentemente nulla da ringraziare. Questo discorso mi piacque e riuscii a capirlo perché quando me ne parlò stavo studiando alcuni testi dell’antico Vicino Oriente, della cultura ebraica e in particolare dell’antico testamento. Lessi il Salmo 85 il quale inizia dicendoci che il Signore ha ristabilito già la sorte di Giacobbe e ha perdonato la colpa del suo popolo, e poi si conclude con una preghiera per la realizzazione di questi stessi eventi.
Le meditazioni che Carmelo stava scrivendo andavano in questa direzione. Mi piacque la sua idea perché accando a un lessico semplice e diretto vi è l’esperienza di chi lavora con il corpo e che quindi ha una innato orientamento pratico. Ecco, stava scrivendo qualcosa di fruibile e di utile per se stesso e per gli altri. In estate lo convinsi a pubblicare e non senza qualche resistenza. Come fu e come non fu oggi è uscita, presso l’editrice Città Nuova, questa primissima pubblicazione dal titolo “Volo di un’anima inquieta: volando ho trovato il tuo amore”. La presentazione avverrà il 3 aprile alle 18 presso la Sala Avis di Ragusa. A moderare l’evento sarà il prof. Giorgio Flaccavento, e a relazionare, oltre allo stesso autore, il prof. Maurizio Re e la dottoressa Daniela Morando. Sono inoltre previsti gli interventi di padre Giovanni Nobile, prefattore del libro e del dottor Carmelo Arezzo mentre i figli dell’autore, Cristina e Mattia suoneranno alcuni brani musicali.