Vita Cristiana

Pubblicato il 25 Giugno 2018 | di Redazione

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L’uomo in cammino e il pellegrinaggio

Aeroporti sovraffollati, stazioni intasate e autostrade dove si cammina a passo d’uomo. Sono queste le immagini che giungono nei giorni in cui milioni di persone partono per il meritato periodo di riposo dalla fatica quotidiana del lavoro. In queste condizioni non sempre la partenza per le vacanze è vista come un momento di rilassamento; spesso diventa motivo per ulteriore stress; eppure, il pensiero di raggiungere la meta agognata fa dimenticare anche la fatica. Appartiene alla natura dell’uomo mettersi in cammino.

Il progresso tecnologico ci ha fatto dimenticare l’importanza del percorrere a piedi anche lunghi tratti di strada; quando questo avveniva, la gioia per il percorso compiuto era immediata e la gratifica che ne derivava, suscitava maggior entusiasmo per la conquista di una tappa ulteriore. Senza una meta, il cammino diventa, però, un errare a vuoto e il rischio di perdere se stesso e il senso del proprio vivere non è estraneo. Perché l’essere in cammino abbia senso è necessario che si individui un obiettivo e si concentri lo sforzo — anche di tutta la vita se necessario — per poterlo raggiungere. L’obiettivo è il fine verso cui si tende. Una metafora che coglie questa istanza è certamente il “pellegrinaggio”. Esso oltrepassa i confini delle religioni e delle ideologie per presentarsi come un fenomeno universale.

Dal primo pellegrinare di Abramo verso una terra che il Signore gli avrebbe mostrato fino ai pellegrinaggi dei nostri giorni si nota un incessante e incantevole esprimersi dell’animo umano nel tendere verso una meta. I mesi estivi offrono a molti l’opportunità di un pellegrinaggio, sorgente di vera spiritualità dalla quale in un tempo come il nostro molti si sentono attratti e ne ricercano il senso.

Il cristianesimo ha una sua peculiare interpretazione del pellegrinaggio. Esso è legato, in primo luogo, a un “santuario”. Come esprime il termine stesso, è uno spazio sacro delimitato che lo rende diverso da ogni altro luogo. La terra giustamente chiamata «santa» per aver accolto in sé il mistero del farsi uomo da parte di Dio offre un’opportunità unica.

Anche gli altri luoghi, comunque, dove il flusso di pellegrini è quantificato ogni anno in milioni, permettono di cogliere l’esperienza di fede che viene vissuta, ognuno per la sua parte e per il significato peculiare che possiede. Terra Santa, Lourdes, Fátima, Roma, Santiago de Compostela, Guadalupe… tutto ciò che questi e tanti altri nomi riportano alla mente indicano una particolare esperienza di fede che può e deve essere comunicata e vissuta. Il pellegrinaggio dei nostri giorni, quindi, come esperienza di fede che si fa carico di mantenere viva la memoria. Coniugando desiderio di preghiera e curiosità intellettuale per cogliere la bellezza del creato e quella costruita dalle mani degli uomini.

Anche quest’anno mi recherò con un gruppo di pellegrini a Fàtima per partecipare in maniera attiva alle varie celebrazioni che animano il frequentatissimo santuario portoghese in particolare nei giorni 12, 13, 14 e 15 agosto 2018 in occasione della ricorrenza della quarta apparizione. Spiritualità, silenzio, preghiera, ma soprattutto “semplicità” sono le caratteristiche che mi attirano di questo grande santuario Mariano.

Il santuario della Beata Vergine del Rosario di Fatima è espressione della richiesta della Signora del Rosario, accennata il 13 agosto del 1917 ed esplicitamente indicata nell’apparizione del 13 ottobre di questo stesso anno a Lucia di Gesù, Francesco Marto e Giacinta Marto. La cappellina fu eretta nel 1919, sul luogo delle apparizioni del 1917 alla Cova da Iria e, da allora, lo spazio del Santuario si è andato edificando, in risposta al significativo afflusso di pellegrini.

Il santuario di Fatima è luogo di pellegrinaggio, che fa memoria del suo evento fondante: le apparizioni della Madonna ai tre pastorelli. Davanti all’immagine della Madonna, con la corona d’oro donata dalle donne portoghesi dove è incastonato il proiettile che colpì Giovanni Paolo II (13 maggio 1981 – Piazza San Pietro) i pellegrini affidano tutte le speranze, le preoccupazioni e le sofferenze, tutte le incertezze e le insicurezze, sicuri che nulla nella nostra vita le è indifferente.

Auguro a tutti che l’esperienza del pellegrinaggio durante le vacanze estive, sia una occasione che ci è offerta per una sincera conversione di vita e la Madonna ci ottenga la grazia di vivere da veri convertiti, da Redenti.

 

Don Giorgio Occhipinti

Consigliere Nazionale dell’Apostolato Mondiale di Fàtima

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"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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