Attualità

Pubblicato il 23 Luglio 2018 | di Orazio Rizzo

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“Un’esperienza che ci ha cambiato la vita”. Da Vicenza a Vittoria per regalare un sorriso

Una esperienza che ha cambiato loro la vita e che sta facendo “eco” anche al Nord, Regione dalla quale provengono. Hanno affrontato il caldo e le soffocanti temperature dell’estate siciliana, lasciando a casa ogni agio e  il fresco delle loro superbe Valli e dei loro Monti, il Clan Orione del San Vito di Leguzzano, un paesino un paesino di quasi quattromila anime in provincia di Vicenza, per vivere la loro Route estiva presso il CAS di Gerico, della Fondazione “Il Buon Samaritano” di Vittoria.

Undici indomiti ragazzi e ragazze e i loro due intrepidi Capi educatori, sono stati ospiti – dal 14 al 20 luglio – presso struttura d’accoglienza di Gerico, per vivere il campo estivo, momento di conclusione delle attività educative vissute durante l’anno ed incentrate sul tema dell’ immigrazione, sulle sue problematiche, spingendoli – dall’alto vicentino -in “terra di frontiera”, per mettersi a “servizio”.

“Servire” è proprio il motto della Branca RS dell’AGESCI, che accoglie ragazze e ragazzi dai 15/16 ai 21 anni, che vivono la strada, la comunità e il servizio, come obiettivi ma soprattutto valori a cui tendere e raggiungere, per diventare uomini e donne consapevoli delle proprie scelte, buoni cittadini e buoni cristiani, capaci di fare della propria vita un “capolavoro”.

Non si sono risparmiati: zappe e rastrelli in mano, sacchi e scope, svegliandosi anche all’alba per irrigare, come non sono mancati i momenti di gioco con i bambini del centro, le condivisioni dei momenti di svago e gioia con gli ospiti, i canti fatti insieme e l’ascolto delle testimonianze di vita.

Una esperienza sul campo che i ragazzi hanno apprezzato molto e che li ha aiutati a crescere, a consapevolizzare il fenomeno, a toccare con mano e a sporcarsele e a formarsi una coscienza critica sulla problematica. Felicità, condivisione, amicizia. Questi i termini utilizzati dagli stessi per descrivere l’esperienza vissuta.

Ma cosa spinge ancora i nostri giovani a mettersi a disposizione e servizio degli altri, affrontare mille difficoltà pur di regalare un sorriso, in una società che li chiama, invece, ad estraniarsi e ad essere autoreferenziali oltre che approssimativi?

Lo abbiamo chiesto ai loro Capi Educatori: Giacomo, 30 anni impiegato tecnico e ad Anna, 26 anni, mediatrice linguistica presso uno SPAR.

Abbiamo affrontato, quest’anno, il Capitolo di Clan sul tema dell’immigrazione, sulla situazione e condizione delle donne – ci raccontano – e sentivamo il bisogno, l’esigenza, di concludere questo percorso con una esperienza diretta e forte sul campo, che ci permettesse di toccare con mano questa realtà e di tradurla in esperienza vissuta, capace di innescare riflessioni e quindi azione concrete. Di  entrare in “contatto” con la realtà, quella vera, fatta d’incontri e relazioni. Volevamo renderci conto direttamente sul campo di quello che accade e di non “semplificare” come purtroppo e spesso accade ma sviluppare una idea critica sul problema. Abbiamo trovato la Fondazione “Il Buon Samaritano” dal sito nazionale dell’Agesci, in quanto mappata tra i centri di accoglienza e l’abbiamo preferita ad altre esperienze perché più variegata in termini di presenze ed esperienze: uomini e ragazzi ma cnhe famiglie con bambini. Una esperienza che non dimenticheremo facilmente sia in termini umani che relazionali

 


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