Pubblicato il 5 Febbraio 2019 | di Redazione
0Le gocce e il profumo della santità
L’Azione Cattolica ragusana ha ben pensato di festeggiare i 150 anni di vita dell’associazione nazionale facendo emergere le radici della sua storia locale da alcune biografie di laici, raccogliendole in un volume intitolato “Gocce di santità”, nome che nasconde un’altra intenzione, quella di ribadire la laicità come possibile via di santità.
“Gocce di santità” dipinge così la vita ordinaria e al contempo l’audacia, il coraggio, la fede di 23 laici, che hanno abitato le diverse città della diocesi, diversi decenni, diverse età, ma tutti capaci di far risaltare la bellezza e la pienezza di una vita spesa per Cristo e per la sua Chiesa. Racconta di Carlo, Pippo, Mariachiara, Gino, Gianna, Lina, Clorinda, di persone unite da una fiducia spregiudicata in Dio, che si abbandonano convinte, fortemente convinte, di essere tra braccia amorevoli, abbandono che il vescovo Carmelo Cuttitta, nella prefazione, definisce «il profumo della santità».
Il libro ci restituisce un profilo di questi testimoni, un bagaglio di virtù, che nemmeno loro pensavano di possedere. Le parole di questo libro, i cenni alle vite meritevoli di santità, incidono sull’orientamento etico della nostra esistenza, sulla vita della nostra Chiesa e delle nostre città e quindi sulla vita presente e del futuro prossimo, per il quale invochiamo quel cambio di paradigma che il nostro cuore anela ma tremiamo quando ci rendiamo conto che dipende da noi, singolarmente e comunitariamente essere ancora “lievito”, essere ancora costruttori di relazioni che orientano verso il bene, e verso Gesù.
Sono amici, figli, genitori, parenti che, nella comunione dei santi, ci precedono, ci esortano e ci trascinano ancora alla sua sequela come promessa di vita buona e ci indicano la laicità nel quotidiano, la vocazione alla vita di fede, all’impegno ecclesiale, sociale e civile.
Leggere questo volumetto è come assumersi il compito di completare il loro sogno, interrotto in giovane età per alcuni, coronato dal premio della vecchiaia per altri. Sarebbe riduttivo sottolineare che sono un patrimonio dell’Ac; li accomunava più che l’appartenenza associativa, la larga paternità e maternità spirituale; la fede radicata che magari l’Ac annaffiava con la preghiera e l’Eucarestia, e soprattutto lo sguardo contemplativo che riconosce Gesù Salvatore in ogni circostanza della vita finanche dove Dio sembra estraneo o nascondersi, nel dolore e nella malattia che conduce alla morte fisica trasformata nella festa dell’incontro con Gesù risorto.
A tutti, il libro affida il compito di continuare una “buona battaglia”, correre la “corsa” che essi hanno terminato, al vaglio della responsabilità, dello stile di pensiero e di azione di ognuno di noi.
Emanuele Occhipinti