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Pubblicato il 6 Febbraio 2019 | di Redazione

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L’aeroporto di Comiso tra incognite e potenzialità

Completata la cessione delle aree ex Usaf dell’ex base Nato. 855mila metri quadri, che facevano parte del sedime dell’area utilizzata come base missilistica negli anni Ottanta del secolo scorso, sono passate dal Ministero dei Trasporti alla Regione Siciliana.

La proprietà, dunque, è ormai della Regione Siciliana che, a sua volta, l’ha trasferita in concessione, per 40 anni, al comune di Comiso.

L’atto di cessione è stato firmato, lo scorso 17 gennaio, alla presenza del ministro della Difesa, Elisabetta Trenta. A rappresentare il governo della Regione siciliana, è stato l’assessore alle Infrastrutture, Marco Falcone. In precedenza, nel 2010, erano state cedute alla Regione le aree della cosiddetta zona italiana (391mila metri quadrati). È l’ultimo atto di un iter amministrativo iniziato dieci anni fa e che aveva portato, il 14 dicembre 2010, al decreto interministeriale per il cambio di status dell’aeroporto (il vecchio Vincenzo Magliocco era un aeroporto militare) e, successivamente, alla cessione delle aree antistanti l’aeroporto, che venne poi formalizzata a maggio 2011.

Nell’area ceduta vi sono numerose abitazioni civili (villette prefabbricate), aree commerciali, supermercati, palestre, una chiesa, scuole, ristoranti, uffici e molti magazzini e depositi. Vi sono anche gli otto bunker che, in passato, sono stati utilizzati per i missili Cruise.

Cosa potrà accadere ora? Nelle intenzioni del comune, quell’area potrà servire a realizzare una grande piattaforma per il cargo, ciò per il trasporto delle merci su aereo. Uno studio di fattibilità era stato redatto, lo scorso anno, da Gianni Scapellato, già direttore degli aeroporti di Milano Malpensa e Rimini-Forlì. Si potrà ora avviare il percorso in questa direzione.

In Sicilia, non esiste nessun aeroporto dotato di una struttura adeguata per il cargo. E per gli aeroporti già esistenti, si pone il limite evidente della mancanza di aree adeguate attorno agli scali. A Comiso, invece, le aree dell’ex base della Nato possono consentire tutto questo.

Il progetto per il cargo viene guardato, con interesse, anche dal territorio. Il 21 dicembre scorso è nata la società Aeriblei, costituita da nove aziende della zona iblea, desiderose di investire nell’aeroporto e di mettersi al servizio del territorio. È una possibilità. La struttura per il cargo, se realizzata, permetterebbe di creare un vasto indotto attorno a tutto ciò che è la movimentazione merci, il trasporto, gli imballaggi, la lavorazione. Quelle aree dismesse ed abbandonate da 27 anni potrebbero tornare a vivere. Ed a produrre reddito. Portando ricchezza nel territorio.

Il comune ha deciso anche di investire sulla Zes (Zona economica speciale) secondo un progetto voluto dal governo della Regione Siciliana. Dovrebbe permettere una detassazione ed alcune agevolazioni per le aziende che si insediano nell’area, che dovrebbe porsi in diretto collegamento con il porto di Pozzallo.

Su tutto, pesano però alcune incognite. La prima è legata proprio al futuro dell’aeroporto. Un aeroporto che continua ad accumulare perdite, secondo un trend che non accenna a mutare. Il 27 dicembre 2017, con la ricognizione delle “partecipate”, il consiglio comunale ha preso atto delle perdite accumulate dall’aeroporto in quattro anni di attività (fino a dicembre 2017): si tratta di 11milioni e 650mila euro. Una somma ingente, che è cresciuta ancora nel 2018, con ulteriori debiti per oltre due milioni.

C’è preoccupazione per il futuro. Con le casse della società digestione (Soaco) ormai a secco, è stato necessario ricorrere ad un “prestito ponte” della Sac di Catania per un importo di un milione e 250mila euro. Soldi che, però, in primavera finiranno. Una svolta potrà arrivare nel momento in cui si concluderà la liquidazione di Intersac, società che detiene il 65 per cento del pacchetto azionario di Soaco.

E qui è bene fare un passo indietro. Soaco è una società partecipata dal Comune e da una società che ne ha acquisito, con regolare gara, il 51 per cento: è Intersac, società partecipata dalla Sac (60 per cento) e dalla Ies (40 per cento). A gennaio 2008, con un’ulteriore acquisto di quote, Intersac ha acquisito il 65 per cento. Da dicembre 2017, Intersac è in liquidazione. La liquidazione dovrebbe (ma il condizionale è d’obbligo) concludersi a marzo. Tra qualche settimana, quindi, si dovrebbe conoscere il nuovo socio di maggioranza di Soaco, il socio di now e di capitali.

Il nuovo socio privato dovrà e potrà investire sull’aeroporto (ma un’eventuale ricapitalizzazione chiamerebbe in causa anche il Comune che, però, è a secco). Il nuovo socio potrebbe essere la Sac di Catania, che potrebbe acquisire l’intero pacchetto di Intersac, compreso il proprio 60 per cento. Ma potrebbe essere anche un altro soggetto con esperienza aeroportuale. Si tratta di incognite che pesano sul futuro dello scalo. Da qui a breve, se ne saprà di più. Un nuovo piano industriale (l’ennesimo, in questi anni) dovrà tracciare un nuovo percorso per l’aeroporto. Quale sarà il suo futuro? Dipende da mille incognite, prima tra tutti dall’individuazione del nuovo socio privato, dalla sinergia dei comuni iblei (che il sindaco Maria Rita Schembari ha chiamato a raccolta) per  condividere responsabilità e scelte future, dal piano industriale, dall’attivazione del progetto cargo. Mille incognite, mille ostacoli, mille potenzialità: l’aeroporto di Comiso è anche questo. Con un percorso futuro difficile da districare.

Francesca Cabibbo

 

 


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"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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