Società

Pubblicato il 4 Marzo 2019 | di Mario Cascone

0

Educare con la sapienza dell’amore. Il ruolo insostituibile della famiglia

Nonostante tutte le minacce, che continuamente imperversano contro di essa, si può dire che ancora la famiglia “tiene”.

Certo, non ignoriamo i mille problemi che la attanagliano, ma grosso modo possiamo affermare che la famiglia è dura a morire. In un’ottica di fede, che ci fa guardare i problemi sempre con speranza, possiamo dire che “le forze degli inferi non prevarranno contro di essa”. La famiglia infatti nasce nel cuore stesso di Dio, che ha creato l’uomo a sua immagine e somiglianza, facendolo perciò come un essere aperto alla comunione e al dialogo. È Lui che ha voluto la famiglia, e l’ha voluta come icona della Trinità, ossia come “luogo” in cui regna l’amore in tutte le sue forme: coniugale, paterno, materno, fraterno, filiale.

Alla luce di queste considerazioni, possiamo dire che la famiglia rimane ancora l’ambiente più idoneo alla formazione della persona. L’influsso educativo che i genitori esercitano sui figli è sicuramente di grande efficacia. Ogni persona porta impresse in sé, nel corpo e nello spirito, le tracce indelebili dei propri legami coi genitori. Ogni uomo è in gran parte, anche se non totalmente, il risultato di quest’eredità biologica ed educativa.

Decisivi sono i primi anni di vita del bambino, specialmente grazie ai meccanismi di imitazione e di identificazione che si innescano tra lui e i genitori. Fondamentale è interpretare il processo educativo come un itinerario teso a far emergere il meglio della persona. Questo avviene soprattutto nella misura in cui ognuno si sente accolto, accettato nella sua diversità, orientato con pazienza e fiducia verso i valori, senza venire mortificato per gli insuccessi o le cadute. “Non sai fare niente!”, “Non combinerai mai nulla di buono!” sono frasi che penalizzano l’autostima e forse producono la chiusura in se stessi, inducendo a pensare: “Sono così e basta, non posso più cambiare!”.

Educare vuol dire invece esprimere se stessi in pienezza, mettere a frutto tutte le proprie potenzialità, tendere sempre al massimo. Per questo motivo il processo educativo non si limita ad un fatto di tecnica pedagogica. Esso si fonda su una solida base valoriale, indicando di volta in volta e con la necessaria gradualità ciò che veramente “vale”, ossia quali sono i criteri che devono guidare le scelte di vita, quali devono essere le motivazioni del nostro agire. Non esiste neutralità morale in campo educativo, perché ogni processo formativo è sempre trasmissione di valori, anche quando ci si imponesse di non trasmetterne nessuno: anche questa sarebbe una scelta etica.

Nessuna scienza pedagogica può sostituire la sapienza dell’amore che i genitori possiedono in modo naturale, anzi… soprannaturale! Dio stesso dona loro una capacità unica di conoscenza e di guida dei figli. Nessuno come loro sa come comportarsi con il frutto del loro amore, come orientare i figli, come condurli fino alla fonte stessa dell’amore, che è Dio!

 


Autore

Sacerdote dal 1981, attualmente Parroco della Chiesa S. Cuore di Gesù a Vittoria, docente di Teologia Morale allo studio Teologico "San Paolo" di Catania e all'Istituto Teologico Ibleo "S. Giovanni Battista" di Ragusa, autore di numerose pubblicazioni e direttore responsabile di "insieme".



Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Torna Su ↑