Pubblicato il 16 Aprile 2019 | di Redazione
0Stupore, meraviglia e guarigione: ecco la Pasqua che dona la vita!
E poi ti ritrovi in cantoria a fare le prove di canto e non riesci più a cantare perché ti imbatti nella frase : “Non c’è amore più grande, di chi dona la sua vita, o Croce tu doni la vita…”, e pensi la croce simbolo di sofferenza, che dona la vita!
Questo pensiero ha riportato alla mente tutte le volte che sono stata oggetto di cattiverie altrui, invidia, sterili critiche, a tutti gli schiaffi morali e materiali ricevuti, alle delusioni, alle lacrime di sconforto che hanno rigato il mio viso, a tutto ciò che mi ha portato sul punto di cedere, di mollare. Poi ho accompagnato questo pensiero all’attimo successivo quando queste situazioni si sono risolte, e soprattutto all’euforica gioia che ha trasformato il mio umore e mi ha ridonato il sorriso. Mi sono chiesta perché questa esaltazione? Perché questa gioia esagerata rispetto alla situazione risolta?
Ho capito che questa gioia non è il frutto di una situazione che si sistema, ma è il frutto di una sofferenza attraversata, letta, studiata e poi superata.
La vera gioia nasce dalla pace, non perché tutto va bene, ma perché quando le cose vanno male si riesce a crescere lo stesso, a conoscere le proprie fragilità e si comprende quanto grande è l’amore di chi ci ha creato.
Non esiste Pasqua nel mondo senza Passione e Morte, non esiste giorno senza la notte e non esiste amore senza sofferenza.
Carissimi amici, non chiediamo per questa Pasqua una vita senza sofferenza, perché essa c’è e ci sarà sempre, ma possiamo chiedere la forza di trasformare le nostre “croci” in sorriso fresco e genuino perché è lo stupore per le piccole cose che ci semplifica il cammino, in ansia comunicativa perché è nella meraviglia del racconto che riscopriamo la bellezza della vita, in gesti di perdono fraterno perché è nella guarigione delle nostre ferite che impariamo ad amare.
Quest’anno per ritrovare il sorriso non comprerò un uovo di cioccolata gigante, ma passeggerò per le vie della mia città per stupirmi della bellezza delle persone e del creato che mi circonda.
Per ritrovare il senso del racconto non mangerò le “mpanate” preparate dalla mia 90enne nonna, ma andrò a casa sua e le prepareremo insieme e riscoprirò la meraviglia dei suoi racconti legati alla tradizione, al passato, alle mie origini.
Per ritrovare Te, che continui ad amarmi nonostante tutto, non spedirò un ramoscello d’ulivo anonimo ad un amico con cui non parlo ormai da troppo tempo, ma andrò a portarglielo personalmente. Buona Pasqua a tutti!
Raffaella Refano