Vita Cristiana

Pubblicato il 16 Luglio 2019 | di Mario Cascone

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Il valore del tempo libero nella cultura dell’evasione

In senso assoluto tutto il tempo dell’uomo è libero, in quanto è interamente affidato alla sua responsabilità. C’è però uno speciale tempo libero, che è quello non occupato nelle attività abituali. Esso rappresenta un modo nuovo di relazionarsi con gli altri e con le cose, rispetto alla maniera abituale o quotidiana. Potremmo dire che il tempo libero esprime la maniera “festiva” della libertà rispetto al modo “feriale” della necessità. Così inteso, il tempo libero non è affatto un tempo perso, ma un’occasione privilegiata per crescere nella libertà e per ritrovarsi con gli altri in uno spirito di festa, oltre che per aprirsi alle profondità del proprio spirito.

Tempo veramente libero?
Oggi è aumentato il tempo libero a disposizione delle persone, soprattutto perché l’avvento della telematica e dell’informatica nei processi produttivi ha comportato la riduzione dell’orario di lavoro. Inoltre l’incremento demografico e l’aumento della disoccupazione di fatto concede alle persone molto tempo libero (anche non voluto!). Infine va tenuto conto che il generale benessere economico registratosi in Occidente permette a molti di avere ampi spazi di tempo libero, così come consente a molte famiglie la possibilità di andare in vacanza o di godere nei mesi estivi di una casa in zone di villeggiatura. Se il tempo libero è aumentato nella quantità non si può dire però che sia migliorato nella qualità. A volte esso viene considerato come un tempo inutile, sottratto al lavoro e al guadagno, che vengono visti invece come lo scopo primario dell’esistenza. Questo modo di vedere è riscontrabile sia nei ricchi, sia in coloro che a stento riescono a sbarcare il lunario: i primi manifestano un’insaziabile avidità di guadagno, che li porta a dedicarsi anima e corpo agli affari e li sottrae sistematicamente alla vita familiare e sociale; i secondi, invece, sono costretti dalla necessità a non concedersi riposo, assomigliando così alle povere bestie da soma, che ogni giorno devono farsi carico del loro peso, senza poter godere delle cose. In entrambi i casi si vive male, perché si va incontro a pericolose forme di stress o di insignificanza esistenziale. In secondo luogo va considerato che spesso i momenti di tempo libero sono vissuti, specialmente dai giovani, come occasione per evadere dalla realtà o per fuggire in un mondo irreale, nel quale ci si illude di sottrarsi ai problemi del quotidiano attraverso una sorta di stordimento collettivo. Alla cultura del “ballo” oggi si è sostituita quella dello “sballo”, che privilegia le musiche a tutto volume, il dimenarsi isterico, la ricerca di facili appagamenti sessuali, la volgarità più sboccata. La musica assordante, che si accompagna non di rado all’abuso di alcool o di sostanze stupefacenti, è una fotografia realistica di questa maniera di vivere il tempo libero, che si traduce di fatto in un’evasione dalla realtà, con la possibilità di ritrovarsi sempre più soli ed annoiati. Naturalmente questo modo di intendere il tempo libero è veicolato da forti interessi commerciali. Il “divertimentificio” contemporaneo riesce ad imporre abitudini e mode, con la complicità dei “poteri forti” e dei mass-media, che apertamente sostengono questa modalità insana di impiegare il tempo libero. È in questo modo che i nuovi “santuari” dello sballo pullulano di giovani, mentre i persuasori ormai non più occulti dettano i comportamenti da assumere e le scelte da operare. Si capisce che un tempo libero così inteso non è più “libero” ed è bisognoso di essere affrancato da questo vistoso asservimento agli interessi economici.

Tempo libero “liberato” e liberante
Il tempo libero perciò va “liberato”. Questo può avvenire anzitutto cercando di svincolare l’economia dall’esaltazione del rendimento e del profitto, considerati oggi come i parametri essenziali dell’attività produttiva. Un’economia di questo tipo rende impraticabile un uso liberante del tempo libero, perché lo fa rientrare a pieno titolo nel meccanismo perverso della produzione-consumo, che è alienante, in quanto utilizza la persona stessa come ingranaggio di questo sistema, riducendola di fatto a bene di consumo. È urgente, perciò, affrancare il processo economico da un simile modello, mettendo in luce il fatto che la fruizione di un giusto riposo e di un sano divertimento costituiscono la maniera migliore per vivere serenamente il tempo del lavoro e per non far gravare sull’intera società i costi enormi derivanti dalle conseguenze di un tempo libero vissuto in modo alienante. I costi sociali delle persone stressate, depresse, dipendenti da alcool, fumo e droghe sono infatti una spesa molto consistente, che incide non poco sui pubblici bilanci. È compito delle istituzioni assumere scelte adeguate per fronteggiare una simile emergenza. La liberazione del tempo libero passa poi attraverso una diffusione della democrazia e della partecipazione a tutti i livelli. Per poter fruire dello svago in modo autenticamente libero e liberante è necessario che l’attività lavorativa favorisca la creatività e la responsabilità, ponendo le persone al centro del processo produttivo. La partecipazione dei lavoratori alla vita dell’impresa economica favorisce un clima di corresponsabilità, che a lungo andare si riversa beneficamente sull’attività lavorativa stessa. Questa partecipazione potrà avvenire più facilmente se i soggetti del lavoro saranno messi in grado di vivere in un ambiente produttivo sereno, dove si riesce ad intessere rapporti sani con tutti. I momenti di riposo e di svago costituiscono certamente un’occasione privilegiata per formare un simile ambiente. Più in generale è indispensabile che le agenzie educative, a cominciare dalla famiglia e dalla scuola, formino ad un uso critico dei mass media e favoriscano fin dalla più tenera età la fruizione sana dei momenti di gioco e di divertimento, nella consapevolezza che le attività ludiche sono molto importanti ai fini di una crescita equilibrata. È doloroso constatare che molti bambini, adolescenti e giovani oggi non sappiano più giocare, soprattutto perché si vanno diffondendo forme di gioco non propriamente degne di questo nome. Il gioco esercita una funzione liberante, perché riscatta dagli schematismi del quotidiano. Questo non vale però per i giochi violenti o per quelli eccessivamente “razionali”, né tanto meno per i giochi d’azzardo… Il gioco esercita la sua positiva funzione educativa solo nella misura in cui esalta la creatività della persona, aiutandola a darsi delle regole, a vivere nell’ordine, a maturare uno spirito di conquista per raggiungere un obiettivo. Un tempo libero “liberato” è quello che la persona sceglie non solo in maniera spontanea, ma anche costruttiva ai fini della propria elevazione spirituale. Per questo motivo il processo di liberazione delle attività ludico-ricreative passa necessariamente attraverso quella che potremmo definire una “spiritualità del tempo libero”.

Spiritualità del tempo libero
Non è blasfemo dire che Dio ama il tempo libero! Egli viene presentato nel libro della Genesi come il Creatore che lavora sei giorni per poi riposarsi al settimo giorno e contemplare l’opera delle sue mani. La Sapienza creatrice di Dio è prospettata, nel libro dei Proverbi, come la sua gioia che “gioca” davanti a Lui, ponendo le sue delizie nel globo terrestre (Prov 8, 30-31). Il peccato dell’uomo guasta la festa a Dio, ma anche all’umanità, poiché la priva della gioia e la rende incapace di godere delle cose create. Il “Deus ludens” però vuole riportare la situazione dell’uomo nella sua condizione originaria e perciò manda nel mondo il suo Figlio per recare la salvezza. Sulla croce Cristo soffre perché noi possiamo tornare nuovamente a sorridere nella ritrovata condizione di figli di Dio. A Pasqua comincia il riso dei redenti, la danza dei liberati, la festa di una nuova umanità, che si trova in una dimensione di autentica “ri-creazione”, in cui la vita si manifesta come gioia per la liberazione e festa che si proietta verso l’eternità.

Nel tempo libero e liberato i figli di Dio sviluppano diversi valori, che in sintesi così possiamo riassumere:
– Gratuità, che porta a non lottare con gli altri per il possesso delle cose e a non cercare il successo ad ogni costo
– Creatività, che significa esercizio autentico della propria libertà in un’ottica di impegno responsabile
– Armonia, che è acquisizione della ricchezza dell’essere nel clima di unitotalità della persona, oltre che amore per l’ordine e per il bello
– Autodominio, che abilita la persona alla pazienza, alla perseveranza, alla conquista delle cose, al perdono delle offese ricevute
– Gioia, che è felicità di vivere, nonostante tutte le difficoltà, e capacità di infondere energie sananti agli altri
– Solidarietà, che abilita alla collaborazione, alla com-passione, alla scoperta del positivo che c’è nell’altro
– Contemplazione, che non è fuga dal reale, ma ammirazione laudativa di Dio e proiezione nella pace definitiva dell’eternità beata

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Autore

Sacerdote dal 1981, attualmente Parroco della Chiesa S. Cuore di Gesù a Vittoria, docente di Teologia Morale allo studio Teologico "San Paolo" di Catania e all'Istituto Teologico Ibleo "S. Giovanni Battista" di Ragusa, autore di numerose pubblicazioni e direttore responsabile di "insieme".



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