Politica

Pubblicato il 13 Agosto 2019 | di Alessandro Bongiorno

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Vittoria si sente offesa e ferita: “No alla politica del dolore”

«Il dolore non è propaganda»: lo hanno scandito e scritto sugli striscioni (per una volta non rimossi dalla Polizia) gli studenti universitari, i giovani e tanti vittoriesi che hanno sfidato la canicola e il rigido cerimoniale per manifestare il proprio dissenso verso il ministro Matteo Salvini e le scelte del governo sulla sicurezza. Un flash mob silenzioso di protesta ha raccolto un centinaio di persone che, vestite di bianco e in silenzio, hanno fatto intendere al ministro che Vittoria e la Sicilia non si prestano a strumentalizzazioni e che, tantomeno, si può far propaganda politica sul dolore di due famiglie.

«Per noi – hanno sottolineato i manifestanti – non si fa propaganda sul dolore di due genitori, non si fa sciacallaggio mentre ci sono 150 persone ancora in mare».

All’uscita dal Palazzo di città i manifestanti hanno insultato il leader della Lega urlando epiteti pesanti, come era già avvenuto il giorno prima a Catania.

Dopo la visita istituzionale, il ministro Salvini ha incontrato nella casa della famiglia dove è avvenuto l’incidente, i genitori dei cuginetti Antonio e Alessio D’Antonio.

Nonostante il periodo ferragostano, Vittoria è ancora scossa da quanto accaduto un mese fa. Il tempo scorre lento ma aiuta a comprendere la gravità di quanto accaduto. Anche il parroco della basilica di San Giovanni Battista, Salvatore Converso, nella messa del trigesimo di Alessio e Simone, ha usato parole che bene interpretano il pensiero della Chiesa e della comunità ragusana. Don Converso non ha esitato ha parlare di «strage come la shoah» e ha paragonato quanto accaduto a Vittoria alla «strage degli innocenti ordinata da Erode».

Vittoria, come ha sottolineato il parroco della basilica di San Giovanni, si sente «offesa» perché questi due bambini «sono stati strappati all’affetto dei loro cari non un semplice incidente ma qualcosa di più, una mancanza di coscienza della dignità umana che il Signore ha donato ad ognuno di noi». E più avanti: «Alessio e Simone sono stati vittima di incoscienza di qualcuno; non vogliamo entrare nella morale personale ma rimettiamo tutto a chi tutto vede e tutto sa, sentiamo la mancanza di questi bambini e ci offende il modo in cui sono stati strappati ai loro cari. Preghiamo dunque il buon Dio perché questo avvenimento segni la rinascita della comunità vittoriese, dobbiamo educarci all’accoglienza e al rispetto degli altri perché ognuno è pensiero unico e speciale dell’eterno. Ogni vittoriese si interroghi e si faccia un esame di coscienza di come si possa vivere in questa città per prendersi cura degli altri», proprio come aveva auspicato e raccomandato il vescovo monsignor Carmelo Cuttitta, all’indomani della tragedia. Il parroco di San Giovanni Battista ha poi concluso allargando il suo pensiero: «Stiamo vivendo in periodo di inebetimento intellettuale dovuto a tante ragioni, anche quelle digitali, ma non bisogna desistere. Non dobbiamo arrenderci e rassegnarci ma continuare e ricominciare la lotta per elevare il livello di civiltà di questa città».

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Autore

Giornalista, redattore della Gazzetta del Sud e condirettore di Insieme. Già presidente del gruppo Fuci di Ragusa, è laureato in Scienze politiche.



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