Cultura

Pubblicato il 19 Dicembre 2019 | di Redazione

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Al santuario di Gulfi tracce del presepe più antico al mondo

La sacralità della famiglia. Lo stupore del miracolo della vita. La semplicità dell’amore che splende dentro ad una grotta. Sono gli aspetti più autentici che simboleggiano il fascino del Natale. L’immagine eterna della Natività da sempre incarna lo spirito autentico della festa più attesa nel mondo cristiano. Ogni anno il rito del presepe conquista ogni fedele e riaccende nelle famiglie di tutto il mondo il ricordo della venuta di Gesù. Un simbolo che nei secoli ha trovato forme di espressione artistiche sconfinate.

Ma quando è iniziata questa tradizione nel mondo cristiano? Quali sono state le prime raffigurazioni della natività? Studi accreditati della storia dell’arte confermano che questa usanza sia nata intorno al XIII e XVIII. A questo periodo risalgono, infatti, il presepe di Chartes e i celebri presepi napoletani. In pochi, però, sanno che forse una delle testimonianze più antiche si trova proprio nel nostro territorio ibleo.

Il santuario della Madonna di Gulfi, già luogo carico di suggestioni per la leggenda popolare della statua marmorea affidata al mare e arrivata del Bosforo sulle coste kamarinensi, custodirebbe una Natività intrisa di fascino e mistero. Nella chiesetta ai piedi di Chiaramonte Gulfi si trova una grotta artefatta con statue rappresentanti la Sacra Famiglia. La raffigurazione è incastonata ai lati dell’altare maggiore e nel 1996 è stata oggetto di studio in un convegno in cui si confrontarono esperti e studiosi del settore, tra cui anche l’archeologo Nino Greco dell’associazione nazionale “Amici del presepe” di Roma. A presentare questa rilevante scoperta storico-artistica fu Fratel Vito Divita, un frate camilliano di origini chiaramontane che aveva trascorso un’intera vita a compiere ricerche per dare fondamento ad una deduzione avuta fin da giovanissimo, quando trascorreva i pomeriggi a chiacchierare con il Barone di San Giovanni Corrado Melfi, lo storico locale autore di libri e ricerche sul patrimonio monumentale di Chiaramonte che con i suoi racconti stuzzicava a sua insaziabile curiosità, ben presto indirizzata verso un concreto metodo di indagine storica.

Il dipinto raffigurante papa Gregorio Magno inginocchiato davanti l’altare della natività di Gulfi

I suoi studi sono partiti dall’osservazione di alcuni elementi artistici presenti nel Santuario. In particolare, avrebbe un ruolo importantissimo il dipinto custodito nella navata laterale del santuario che raffigura papa Gregorio Magno inginocchiato proprio davanti l’altare della natività di Gulfi. Il dettaglio pittorico fornisce riferimenti cronologici fondamentali. Sulla base di questa iconografia, il presepe sarebbe già esistito nel V secolo, epoca in cui visse il celebre pontefice. E nella chiesetta altri reperti storici rafforzano l’ipotesi che il papa sia realmente passato da lì. Una scritta in latino ed una misteriosa lapide concava, posta all’ingresso del santuario, ancora oggi servano memoria di quella visita. L’iscrizione in lingua latina spiega, infatti, che si tratta della pietra pavimentale ove si genuflesse il santo, rimasta prodigiosamente solcata dal suo passaggio: “Super lapidem hunc ante nativitatis aram olim stratum S. Gregorius P.P: (ut antiquitus traditu est) genuflexit quum templum hoc in visit. Cuius in rei monimentu venerationemq: hic tande postere procuratores. Anno vulgaris aere MDCCXLVI.”

L’aspetto più interessante della ricerca è che dal punto di vista storico, il papa potrebbe realmente essere transitato da quelle zone prima del suo pontificato, come testimoniato, dopo anni di accanite e faticose ricerche, dai documenti rinvenuti da Fratel Vito negli archivi benedettini di Roma, di Camaldoli in Toscana e dell’abbazia di Monreale nel palermitano. Nelle fonti, citate in una sua ben articolata trattazione lasciata in eredità ai familiari, si tramanda che prima del suo pontificato Gregorio Magno era stato eletto visitatore di tutti i conventi benedettini in Sicilia. Si sa, tra l’altro per certo della sua visita ai conventi di Vizzini, di Modica e di Ragusa. E su questo percorso, transitando per Gulfi potrebbe aver fatto sosta per pregare dinnanzi all’altare della Natività.

Una corrente di studiosi reputa il più antico presepio conosciuto, il lavoro in marmo di

Fratel Vito Divita

Arnolfo di Cambio, conservato nella Basilica romana di S. Maria Maggiore datato 1289, altri invece attribuiscono questo primato al piccolo presepe vivente allestito a Greccio nel 1223 da San Francesco d’Assisi. Ma siamo nel XIII secolo, quasi ottocento anni dopo la presunta data della Natività di Gulfi che avrebbe quindi un primato nella storia. « Così come i pastori dopo aver visto Gesù lo annunziarono a tutto il popolo, – aveva detto Fratel Vito nel 1996 nel convegno tenuto presso la Sala Sciascia di Chiaramonte Gulfi – io annunzio a tutti i miei paesani il primato mondiale del nostro presepe ed esorto i dotti e gli scienziati a fare da Re Magi, sia con la parola che con la penna, portando a termine il lavoro da me iniziato».

A distanza di oltre venti anni cosa sappiamo oggi su questo presunto guinness storico di Gulfi? Purtroppo ben poco. Anche se la scoperta inizialmente sembrò aver fatto scalpore, la curiosità di indagare sulla verità che si cela dietro la sacra famiglia del santuario chiaramontano si è ben presto spenta. Nessuno ha mai raccolto seriamente l’eredità storica del frate camilliano con l’intento di smentire una credenza popolare tramandata nei secoli o per dare fondamento scientifico alle ipotesi, valutando l’origine delle statue della grotta e ricostruendo l’autentica datazione del quadro che ritrae papa Gregorio. Sulla soglia dei cento anni, Fratel Vito ha chiuso gli occhi nel 2008 consapevole che neppure un secolo di vita e di ostinate ricerche erano bastati per svelare il mistero, intriso di storia e mito, che continua a palpitare nel santuario di Gulfi.

«Auspico che qualcuno possa approfondire queste ricerche per valorizzare un patrimonio di grande valore – dichiara padre Graziano Martorana, rettore del Santuario Maria SS. di Gulfi – . Intanto cercheremo di dare risalto alla Natività custodita in questa chiesa programmandone la visita come tappa principale del percorso dei presepi durante le festività del Natale».

Cettina Divita

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"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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