Pubblicato il 16 Dicembre 2019 | di Redazione
0I giovani alla ricerca di alleanze in una realtà ferita dall’emigrazione
Si è concluso con la promessa di nuovo appuntamento il workshop “Giovani rigeneratori di comunità” proposto dalla Caritas diocesana di Ragusa ai giovani del territorio presso la Tenuta di contrada Magnì. Per le intere giornate dell’8 e 9 novembre circa 30 persone, in prevalenza giovani ma non solo, si sono ritrovati insieme e si sono sperimentati nella mappatura e nella progettazione per il territorio.
Ad accompagnarli Massimo Zortea, esperto in cooperazione allo sviluppo, avvocato ambientale, docente presso l’Università di Trento che ha tenuto viva l’attenzione dei partecipanti in laboratori, presentazioni, sperimentazioni, pranzi condivisi, nuove relazioni. E ha consentito a idee e sogni di germinare e riempire il programma delle giornate, che da cartaceo è diventato vivo. «Siete giovani rigeneratori» ha più volte ripetuto il professor Zortea e i giovani lo hanno preso sul serio, perché “siete giovani rigeneratori” non significa “inventatevi il lavoro”, espressione solitaria e sbrigativa, ma vuol essere piuttosto la consapevolezza di una responsabilità comune. Nessuna generazione infatti è neutra, e neanche la rigenerazione può esserlo: c’è un contesto dal quale partire e che va conosciuto e amato per poterlo poi trasformare. E non da soli.
E qual è il contesto ragusano? I dati parlano di un’emorragia di giovani che suscita, anche nei genitori che restano, un inevitabile senso di colpa di una generazione nei confronti dell’altra. È innanzitutto una questione demografica, visto che per la prima volta nella storia i giovani si trovano a essere una minoranza numerica nei confronti delle generazione più anziane. Ma influisce anche il fattore emigrazione, visto che dal 2012 al 2018 è raddoppiato il numero di residenti siciliani emigrati all’estero (da 6.700 a 12.500) e un’analoga situazione ritroviamo a Ragusa (da 353 del 2012 a 717 emigrati per l’estero nel 2018). Tra i fattori economici si evidenzia che per chi vive nella nostra provincia si registra un tasso di disoccupazione giovanile che supera il 53%, con meno di 2.2 start up ogni 1.000 società di capitale e 27,3 laureati ogni 1.000 residenti. Insomma, parlare di emergenza sembrerebbe il minimo e invece c’è la sensazione che di questa tipologia di cambiamento “climatico” siano in pochi a volerne parlare e a farsene carico.
Da qui l’idea, nata dai ragazzi e sostenuta dalla Caritas, che il workshop non potesse rimanere un evento, ma che fosse piuttosto un primo passo. La Diocesi accompagnerà i giovani con approfondimenti, indagini, incontri e percorsi, ma l’appello adesso è rivolto all’esterno. Cosa può fare infatti una Diocesi da sola rispetto a un problema così grande, che entra nelle case, che svuota le camerette, che toglie slancio e incisività ai nostri ragazzi? C’è bisogno di un’alleanza, di unire le forze: ci rivolgiamo a istituzioni attente, cittadini attivi, imprese collaborative, associazioni unite, alternative formative. Questi ragazzi, i “giovani rigeneratori”, possono essere un traino, un pungolo, ma ognuno deve fare la sua parte. Ricerchiamo ponti e alleanze, affinché il lavoro con i giovani porti i suoi frutti e neanche una vita vada sprecata.
Vincenzo La Monica