Vita Cristiana

Pubblicato il 12 Dicembre 2019 | di Redazione

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Natale di solidarietà con le fragilità

È Natale ogni volta
che sorridi a un fratello
e gli tendi la mano.
È Natale ogni volta
che rimani in silenzio
per ascoltare l’altro.
È Natale ogni volta
che non accetti quei principi
che relegano gli oppressi
ai margini della società.
È Natale ogni volta
che speri con quelli che disperano
nella povertà fisica e spirituale.
È Natale ogni volta
che riconosci con umiltà
i tuoi limiti e la tua debolezza.

Madre Teresa di Calcutta

C’è una parola che si sente sempre più spesso quando si parla di nuove iniziative nei reparti: è “umanizzazione” ed esprime in modo concreto il tentativo, in corso ormai da qualche anno da parte dell’Ufficio di Pastorale della Salute di passare dalla semplice cura di una patologia alla presa in carico globale della persona malata.

Molti pazienti, infatti, soffrono di quella strana sospensione del tempo e dello spazio che si verifica nella corsia di un ospedale o nella sala di un day hospital, patiscono l’essere costretti a lunghe attese senza che nulla li distragga dal pensiero della propria condizione, risentono dell’isolamento dai propri cari e dagli ambienti familiari. Molti dei medici che vivono ogni giorno a contatto con i malati se ne sono accorti e hanno iniziato ad occuparsi di questo tipo di disagio, consapevoli di quanto, negli ultimi anni, è emerso da numerosi studi, e cioè che l’ansia e lo stress dovuti all’ospedalizzazione aggravano le condizioni del paziente, lo rendono più vulnerabile e meno in grado di affrontare con la necessaria forza d’animo le terapie programmate per contrastare la malattia.

Per questo in molti reparti è in corso un ripensamento che coinvolge la struttura architettonica dei locali, ma anche l’organizzazione della giornata per i pazienti, nonché dei lunghi intervalli che intercorrono tra una terapia e un esame, tra una visita dei parenti e una del medico. Trasformazioni di questo genere sono in atto negli Ospedali Giovanni Paolo II e Maria Paternò Arezzo attraverso piccole ma importanti iniziative che rendono l’idea del cambiamento culturale, umano e religioso in atto.

«Questo approccio nasce dalla profonda convinzione che ogni persona malata nelle varie fasi della malattia, dalla diagnosi al termine delle cure, e anche alla fine della vita, debba continuamente ritrovare se stesso, essere accolto dall’équipe curante, sentirsi inserito nella vita che scorre. Il percorso della malattia deve essere sempre un viaggio condiviso, in “prima classe”, con cure aggiornate e valutazioni che coinvolgono anche la sfera culturale, sociale e spirituale del malato. Noi pensiamo che non si debba rispondere sempre e solo con i farmaci ai bisogni dei pazienti: talvolta è necessario un sorriso, talora il silenzio, le note di una canzone, il profumo di una pianta, i colori di una parete».

Per questi motivi, come ogni anno, in prossimità del Natale (periodo in cui il malato e i suoi familiari sperimentano in particolare modo la fragilità e la solitudine), l’Ufficio organizza il Santo Natale con un indirizzo diverso e un’attenzione speciale ai malati e ai loro familiari.

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"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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