Società

Pubblicato il 13 Aprile 2020 | di Alessandro Bongiorno

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Un augurio di speranza, luce e rinascita sulle note di “Torneremo a camminare”

Ci sono motivi che se li ascolti anche una sola volta ti restano scolpiti. E rimbombano nella mente, scandendo momenti diversi della tua vita. Anche oggi, 35 anni dopo la sua pubblicazione, riaffiorano le parole e le armonie di Torneremo a camminare, una canzone scritta 35 anni fa da don Rino Farruggio e inserita dalle edizioni Paoline nellalbum Terra di pace. Riascoltarla oggi assume, se è possibile, ancora più forza, diventando, come scrivono le Paoline su Youtube (migliaia le visualizzazioni negli ultimi giorni, così come gli ascolti su Spotify) «il nostro augurio di speranza, luce e rinascita». Oggi siamo rinchiusi a casa ma sappiamo che «torneremo a camminare, a salutarci con le mani, a riscaldare la città e le sue paure» e, perché no, a «imparare le canzoni che la gente sa cantare». Canzoni proprio come quella che da 35 anni ormai ci accompagna.

«Sì – ammette don Rino Farruggio al telefono questa canzone sta vivendo una sua seconda stagione. Assisto con piacere, ma anche con disincanto, a questa notorietà che sta incontrando oggi. Già allepoca ebbe un riscontro eccezionale per quella che è una canzone che potremmo definire di catechesi. Ho ricevuto un messaggio anche di un ingegnere aerospaziale che mi ha detto di essere molto legato a questo brano e che lo accompagna spesso durante il suo lavoro. È proprio vero che la musica, la pittura, larte non sono di chi le crea ma di chi ne fruisce».

Oggi cambierebbe qualche verso?
«No, deve restare così. È una canzone semplice e lineare. Oggi viviamo unaltra epoca ma la canzone resta attuale. Mi ha fatto piacere, ad esempio, che in un video mentre scorrono le parole costruiremo strade solide sul mare, per mandare finalmente i traghetti a riposare, qualcuno abbia inserito limmagine di un gommone di migranti. Allora questo fenomeno non cera, ma oggi quelle parole hanno fornito anche questa chiave di lettura. Oppure c’è una strofa che fa riferimento ai treni che possano arrivare e con tutti i passeggeri. In quegli anni cerano state le stragi con le bombe sui treni e nelle stazioni. Oggi, per fortuna, quella stagione sembra alle spalle e chiunque può vedere in queste parole ciò che più gli piace.»
Cosa la ispirò?

«Allora si viveva, dopo la stagione delle grandi idealità del 68, lepoca del cosiddetto riflusso nel privato. Erano gli anni dei paninari, delle Timberland, della Milano da bere. Nel passaggio da una visione comunitaria del futuro a una privata del presente soffrivo per quella che mi appariva una deriva reazionaria. Cera nostalgia per gli anni delle grandi idealità ma anche la speranza che saremmo tornati a camminareverso una vita dinsieme, una vita sociale e comunitaria. Era una canzone che nasceva anche allinterno di unesperienza di Chiesa che avevo avuto modo di vivere anche negli anni del Seminario con il cardinale Martini. Allora la Chiesa viveva la stagione dei movimenti che, nella mia visione, puntavano subito alle vette, io invece preferivo la Chiesa che vive giorno per giorno, che vive la fatica del quotidiano. Per questo dico che sceglieremo le colline dove è lieve camminareperché è un percorso possibile a tutti, perché c’è una ricerca del passo dopo passo e non del tutto e subito».

E oggi?
«Oggi è lo stesso. Ci sono i populismi, i sovranismi che vogliono tutto e subito, che non conoscono la fatica del cammino quotidiano, che si arrampicano verso la vetta del potere con un passo che non è quello della collina dove per tutti “è lieve camminare”».

In questi 35 anni non c’è stato solamente Torneremo a camminare”…

«Sicuramente no. Ho composto il Christi Passio, un musical che racconta, attraverso le canzoni, le ultime ore della passione di Cristo, la sua morte e risurrezione e che è stato rappresentato con grande successo anche in Francia e in Svizzera; oppure Mistico Cantocon un brano che è dedicato anche alla nostra beata Maria Schininà; o la vita del beato Pino Puglisi musicata con la forma del teatro-canzone in Don Puglisi prete senza scorta”».

In questi anni anche tante altre produzioni e concerti in Italia, Polonia, Brasile, Estonia, Russia.Quali progetti per il futuro artistico?

«Quando finirà la pandemia, riprenderemo le registrazioni di unopera musicale su Giorgio La Pira. Eravamo già in sala dincisione quando ci siamo dovuti fermare. Propongo la figura di La Pira cercando con delicatezza sfumature e rigagnoli della sua vita che ci restituiscano la sua opera, la sua fede, il suo impegno. Non è stato facile perché cera il rischio di fare riferimenti a persone ancora viventi o scomparse di recente. Speriamo di poterlo completare e presentare presto».
E allora torneremo a camminare, a incontrarci con le mani
«Riascoltare la canzone durante questa pandemia, esplosa proprio durante la quaresima, può essere un preludio alla Pasqua.Sono sicuro che torneremo a camminare, torneremo alla vita di tutti i giorni migliorati, non ricominceremo da dove ci siamo lasciati».

 

scarica il testo della canzone

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Autore

Giornalista, redattore della Gazzetta del Sud e condirettore di Insieme. Già presidente del gruppo Fuci di Ragusa, è laureato in Scienze politiche.



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