Pubblicato il 23 Settembre 2020 | di Redazione
0L’Ufficio catechistico nazionale della Cei ha pubblicato le linee guida da seguire
Passato il tempo della pandemia vogliamo riprendere il cammino catechistico. Un cammino che non si è interrotto del tutto perché, grazie alla creatività dei nostri catechisti ed educatori, si sono trovati tanti modi per essere presenti ai nostri ragazzi e alle loro famiglie. Comprendiamo bene che non sarà possibile ripartire da dove e come ci eravamo fermati e che l’emergenza sanitaria, che stiamo ancora vivendo e che non possiamo ancora dire completamente superata, pone tutti gli operatori pastorali di fronte ad una sfida nuova ed inattesa. Vescovi, Sacerdoti, catechisti ed animatori pastorali sono chiamati a nuove forme di annuncio del Vangelo e ad un nuovo stile di guida pastorale del popolo di Dio.
In questa prospettiva, l’Ufficio Catechistico Nazionale della Cei ha pubblicato “Ripartiamo insieme”. Linee guida per la catechesi in Italia in tempo di Covid”, un documento che comprende una serie di suggerimenti e di nuove strategie per adattare la catechesi a questa situazione inedita dettata dall’emergenza COVID-19.
Monsignor Valentino Bulgarelli, direttore dell’Ufficio Catechistico nazionale, spiega: «Siamo consapevoli che anche la Chiesa italiana si trova in un delicato tempo di passaggio, che è anche una grande opportunità: se da un lato riprenderà al più presto la proposta catechistica con le dovute precauzioni sanitarie, dall’altro sentiamo forte l’esigenza di un nuovo discernimento sulla realtà pastorale e sociale e sul rilancio dei percorsi catechistici».
Il documento si presenta come uno strumento pensato per chi è in prima linea alla ripartenza del nuovo Anno pastorale, nella consapevolezza che «alla Chiesa interessa accompagnare ciascuno nei passaggi di vita, piuttosto che il semplice espletamento di un precetto; far vivere e far maturare l’esperienza sacramentale; alimentare e nutrire una speranza affidabile; attivare processi di trasformazione, piuttosto che cercare affannosamente soluzioni immediate».
La catechesi, dunque, che non può non tenere conto delle tante riflessioni che sono state generate dalla difficile esperienza di questi mesi, si prepara a ripartire con uno sguardo nuovo e più attento alla realtà, ai bisogni e alle domande dei ragazzi e degli adulti, emersi nel tempo di sospensione delle nostre attività pastorali e catechistiche.
Assumere più consapevolmente uno sguardo diverso, forse, potrà aiutarci, a definire nuove priorità e a compiere le scelte più giuste di rinnovamento, senza dimenticare i passi fatti finora nell’evangelizzazione, nell’annuncio e nella catechesi di iniziazione cristiana, dei giovani e degli adulti.
Siamo invitati quindi ad un reale discernimento su più fronti: sul tempo che stiamo vivendo (come kàiros e non solo come fatalità); sulla vita e sulle scelte delle nostre comunità perché siano luoghi di relazioni evangeliche; sul cammino di fede di ciascuno, perché il nostro servizio possa accompagnare all’incontro con Gesù. C’è il rischio di considerare la vita cristiana centrata solo sulla celebrazione dei sacramenti, annullando gli sforzi profusi perché la celebrazione sia parte di un cammino formativo che non si esaurisce ad un momento e che coinvolge più soggetti. La catechesi va vissuta per diffondere il gusto della buona notizia del Vangelo ed accompagnare tutte le persone e le famiglie nei vari momenti della vita.
Dobbiamo ripartire nell’annuncio da una certezza: Dio salva ciascuno di noi. Per questo è importante che la catechesi diventi sempre più una forma di testimonianza, che tutti, preti, laici, catechisti sono chiamati a dare. Una testimonianza concreta, legata alla vita, perché Gesù nel Vangelo parla di famiglia, di valori. Sono certezze che vanno annunciate anche utilizzando i nuovi strumenti di comunicazione, anche quando si fa catechesi. Una catechesi che è chiamata a rinnovarsi a non concepire i sacramenti come l’atto finale di un cammino, ma che deve accompagnare i ragazzi anche dopo, quando diventano giovani e poi adulti, certo, con modalità diverse rispetto ai gruppi di catechismo dei bambini. Una catechesi che deve avere al suo centro la Parola di Dio. Come credenti e annunciatori, possiamo e dobbiamo vivere l’ordinario con un di più di senso evangelico, che possiamo provare a tradurre con tre parole: essenzialità, interiorità e comunità. I vescovi esortano a riscoprire armonicamente questi tre elementi senza trascurarne nessuno.
Dall’essenzialità di una vita relegata in quattro mura domestiche, all’interiorità che il tempo a disposizione può permettere in maniera del tutto nuova, per giungere alla comunità. In questo nuovo frangente il popolo di Dio non deve sentirsi abbandonato dai suoi pastori.
In questo tempo cosi difficile è quanto mai necessario riscoprire e valorizzare l’essenziale: la relazione tra le persone, l’incontro con Gesù Cristo e la sua Parola, l’aiuto fraterno, la vicinanza, la testimonianza.
Per un catechista andare all’essenziale è andare a Gesù Cristo, alla sua storia, si tratta di imparare a narrare la storia di Gesù come una storia viva che ha scosso, coinvolto. Raccontare la vita del Signore che incontra la nostra vita, che con il suo amore ci prende e ci conquista. Come una storia che può coinvolgere anche le persone alle quali si è mandati e rendere bella la loro vita.
In questi mesi abbiamo compreso sempre di più il valore della relazione. Relazione con Cristo innanzitutto. Relazione, dialogo, comunicazione, incontro della mente e del cuore. Relazione da coltivare, custodire e alimentare. Poi relazione con i ragazzi che ci sono affidati. Si tratta di un incontro con persone in crescita, ciascuna con le sue caratteristiche. Relazione con le famiglie, alle quali è stata affidata, in gran parte, la formazione dei ragazzi, adesso ne abbiamo capito di più l’importanza. Non si tratta solo di fare degli incontri con i genitori, ma piuttosto di stabilire dei rapporti. Infine, relazione con la comunità. Siamo tutti membri di una comunità ed è a nome di essa che operiamo.
Ricostruiamo dunque le nostre parrocchie e ripartiamo. Con l’aiuto del Signore, con la guida dello Spirito Santo dobbiamo dare un volto nuovo, comunitario, fraterno, missionario alle nostre comunità. Più vive, più relazionali. Dobbiamo ricostruire lo stare insieme, imparando a perdonarci, ad accoglierci ad avere cura l’uno dell’altro.