Politica

Pubblicato il 16 Febbraio 2021 | di Vito Piruzza

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E Gigi Proietti avrebbe reintonato il motivetto “Ma cos’è questa crisi…”

Il titolo si riferisce a un motivetto del 1933 ripreso qualche decennio fa da Gigi Proietti, e spero che nessuno s’indigni se l’incipit di questo pezzo è, come dire … leggero.

Lo so, la crisi di governo in questo momento dovrebbe indurre riflessioni gravi, ma l’amarezza delle riflessioni non riesce a compensare il senso del grottesco che emana da tutta la vicenda.

Renzi continua ad essere il protagonista di questa legislatura, si proprio lui che ad aprile 2018, già dimessosi da segretario dopo la caporetto elettorale del Pd, si mise di traverso sulla strada di Fico chiamato già allora a verificare la possibilità di una alleanza tra Pd e M5s facendo naufragare quella ipotesi; lo stesso che a settembre 2019, ancora nel Pd, spinse il segretario Zingaretti che manifestava perplessità a sostenere il governo Conte 2 di fatto diventando il padre dello stesso governo che adesso, a capo del suo partitino del 3%, novello Saturno, ha divorato.

Avviare una crisi di governo comporta sempre una grande assunzione di responsabilità perché in politica turbare un equilibrio, per giunta nel nostro caso reso precario dalle tante variabili significa navigare in mare aperto senza approdi a vista e con il rischio di venire inghiottiti da qualche vortice.

E nonostante le motivazioni di ordine politico, proprio l’eccezionalità del momento che stiamo attraversando, caratterizzato dalle tre emergenze citate dal Presidente Mattarella (sanitaria, sociale ed economica), ha fatto si che gli Italiani siano rimasti disorientati davanti alla crisi; l’incapacità di capire dei nostri connazionali non è stata certo aiutata dalla battaglia di comunicazione che si è scatenata senza esclusione di colpi e fortemente caratterizzata da partigianeria da ambo le parti.

A Renzi è stata rinfacciata la filippica contro il potere di condizionamento dei piccoli partitini (che era stato un suo cavallo di battaglia negli anni scorsi) come elemento di incoerenza, omettendo però di ricordare che lui aveva proposto un sistema elettorale che risolveva questo problema e coloro che adesso se ne scandalizzano hanno osteggiato e bocciato quella proposta.

Sotto i riflettori (o sulla graticola?) sono stati poi i senatori chiamati ad allargare la maggioranza per tentare di compensare la defezione di Italia Viva; per le forze di maggioranza “costruttori” per l’opposizione “voltagabbana”!

Anche in questo caso si sono sprecati parallelismi con episodi del passato, senza però mettere in evidenza che è assolutamente fuorviante creare similitudini in contesti differenti: mentre nei sistemi maggioritari essere eletti in una aggregazione e poi votare per l’altra comporta un cambio di fronte riprovevole, nei sistemi proporzionali è normale che la partita si giochi in Parlamento quindi le possibilità di variazioni della maggioranza non possono scandalizzare, ed è addirittura fisiologico quando avviene per interi gruppi parlamentari.

So che è velleitario pretendere in politica che la comunicazione diventi più equilibrata, e allora si deve almeno cercare di accoglierla con spirito critico evitando di arruolarsi nelle tifoserie contrapposte.

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