Società

Pubblicato il 18 Marzo 2021 | di Redazione

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Le sfide del lavoro di oggi e di domani. Prendersi cura è il vero cambiamento

In questo ultimo anno abbiamo preso consapevolezza di quanto l’imprevisto possa sconvolgere e trasformare la vita. Le difficoltà che hanno dissestato il nostro Pianeta, per la diffusione della pandemia da Covid-19, richiedono un forte impegno collettivo per risolvere gli innumerevoli problemi che sono insorti non soltanto in campo sanitario ed economico, ma anche sociale, culturale e spirituale. Papa Francesco, in occasione del 150. anniversario della proclamazione di San Giuseppe quale patrono della Chiesa universale, nella lettera apostolica “Patris corde” ci ha offerto un prezioso suggerimento: “solo il Signore può darci la forza di accogliere la vita così com’è, di fare spazio anche a quella parte contraddittoria, inaspettata, deludente dell’esistenza”. Come Dio ha detto a San Giuseppe “non temere” ripete anche a noi “non abbiate paura”. Anche se gli imprevisti sembrano insuperabili “Dio può fare germogliare fiori tra le rocce”.

La crisi culturale, antropologica e ambientale in cui ci dibattiamo, di cui la pandemia ha solo accelerato il processo, potrebbe farci riscoprire anche il valore, l’importanza e la necessità del lavoro per dare origine ad una “nuova normalità”. La vita di San Giuseppe, padre lavoratore, è ancora esemplare in un mondo investito da nuove inaspettate difficoltà, ma anche da scenari imprevedibili. Rilevante l’impatto che avrà sul lavoro la rivoluzione digitale: recenti studi prefigurano che in un futuro non lontano una grande maggioranza di studenti farà un lavoro che oggi non esiste. A questo occorre aggiungere un’altra grande sfida, quella di evitare la marginalizzazione di lavoratori non specializzati, per i quali occorrerà investire tantissimo in formazione e riqualificazione. Se poi consideriamo anche le conseguenze immediate che avrà la fine del blocco dei licenziamenti in Italia, occorrerà tempestivamente far leva su importanti politiche attive del lavoro per evitare una grave frattura sociale.

Il lavoro in qualsiasi forma si svolga ha cambiato, e cambierà ancor di più in futuro, molte connotazioni per rimediare a nuove esigenze, quindi occorrerà riformularlo: ma in relazione a che cosa? Alla retribuzione? Al beneficio personale? Al bene comune? … La risposta in termini concreti a queste domande basilari darà la direzione del progresso che ci auspichiamo. È giusto il caso di sottolineare che, qualsiasi sia il punto di osservazione da cui si parte per analizzarlo, il lavoro, qualsiasi lavoro, non può che essere considerato in rapporto all’ambiente e può contribuire ad un nuovo modello di progresso umano integrale.

Il rapporto finale del progetto internazionale “The future of work – Labour after Laudato si’” perviene a questa conclusione: “prendersi cura vuol dire lavorare, lavorare vuol dire prendersi cura”, perciò la convergenza tra lavoro e cura non è riferita solo al lavoro in campo sanitario o assistenziale, ma ad ogni tipo di lavoro. È cura la protezione sociale dei lavoratori, l’attenzione alle fasce più deboli, la lotta contro ogni sfruttamento. È cura la coerenza tra la politica e le regole definite in campo sociale, commerciale, ambientale. D’altro canto perché si possano attuare delle trasformazioni efficaci bisogna coinvolgere le comunità locali, le organizzazioni della società civile e quelle religiose, bisogna dare rappresentanza a persone che vivono e lavorano in condizioni di marginalità e dignità anche a tanti lavori che spesso non vengono considerati tali come, ad esempio, quelli familiari. Il lavoro di per sé infatti è una grande risorsa non solo in senso economico: ci fa scoprire cosa siamo capaci di fare, sperimentando la gratificazione o la sconfitta, lo sfruttamento e l’ingiustizia. I rapporti interpersonali di reciprocità o di conflitto nell’ambito lavorativo infatti sono preziose opportunità di crescita. Il confronto aiuta a conciliare visioni diverse e ad orientarle verso un cambiamento costruttivo, la condivisione delle scelte e la ricerca di adeguate soluzioni possono senz’altro indicarci la strada maestra e addestrarci a superare anche le inaspettate emergenze della vita. San Giuseppe è stato un esperto nel superare l’inatteso, l’imprevisto, per questo lo riconosciamo ancora protettore dei lavoratori.

Renato Meli

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"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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