Vita Cristiana

Pubblicato il 13 Aprile 2021 | di Redazione

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Il dilemma di Francesca, l’angioletto e la bella avventura di Laura e Marco

Francesca è tornata da scuola e sta dando una mano a preparare la tavola per il pranzo.

Sua mamma Laura la vede pensosa, più di quanto sia solito per i suoi sedici anni; ma Laura sa anche che se c’è qualche questione importante, Francesca ne parlerà. E così accade.

Mentre mangiano tutti insieme, Francesca toglie il coperchio alla pentola che bolle: «Oggi a scuola la prof di religione, parlando del matrimonio, ci ha detto che si tratta di un sacramento che rende visibile l’amore di Dio per l’uomo e di Cristo per la Chiesa. Io questa cosa non la capisco e, vedendo tutto quello che succede e mi circonda, non so neanche se valga la pena mettere il matrimonio tra le prospettive importanti della mia vita».

L’affermazione di Francesca lascia tutti interdetti e un silenzio colmo di interrogativi scende sulla tavola. Anche le posate e le stoviglie cessano di fare il loro consueto rumore.

Francesca ha due sorelle, una più grande e una più piccola: Benedetta, che tra i libri dell’università è in attesa del grande amore, e Margherita che, studente di terza media con una pronunciata vena artistica, ha già iniziato a trasformare in disegno la domanda della sorella mediana.

Nell’incrocio di sguardi che attraversa la tavola, quello di Laura si ferma con tenerezza su Marco, il marito con cui sono sposati da venticinque anni. Marco capisce immediatamente che sua moglie gli sta chiedendo di rispondere a Francesca; ma anche che si fida totalmente di lui e della risposta che darà, rimanendo pronta a dare manforte.

Marco e Laura hanno parlato tante volte di ciò che chiede Francesca, impegnati come sono a livello ecclesiale, ma il fatto che la domanda venga dalla figlia – e che si sia travasata immediatamente alle altre due – lo lascia sconcertato per un momento. La reazione, tuttavia, è immediata: si estranea dall’incrocio di sguardi, approfitta del silenzio, chiude un attimo gli occhi, invocando dallo Spirito Santo il dono del Consiglio, e poi risolleva lo sguardo, cerca quello di Francesca – che rimane calamitato dal mix di tenerezza e convinzione che ne promana – e inizia a raccontare.

«Un giorno Dio convoca gli angeli più sapienti del Cielo e sottopone loro una questione molto impegnativa: “Voi sapete che io amo perdutamente l’umanità; che ho mandato mio figlio a morire e a risuscitare per la sua salvezza; che ho voluto che lui istituisse la Chiesa perché accompagni tutte le donne e gli uomini lungo il cammino che conduce al Cielo. Tuttavia, questo mi sembra ancora poco: vorrei dare all’umanità un segno del mio amore che sia concreto, visibile, semplice, diffuso, sotto gli occhi di tutti, e anche che non ci sia bisogno di andare in chiesa per vederlo o per comprenderlo. Deve essere qualcosa di bello, ma oltre la bellezza; grande, ma oltre la grandezza. Avete qualcosa da suggerirmi?”.

Gli angeli prendono subito sul serio la questione, comprendendo che a Dio sta moltissimo a cuore.

Dopo una pausa di riflessione, un angelo forte e splendente prende la parola e dice: “Il sole, Signore! È grande oltre ogni grandezza e bello oltre ogni bellezza; è sempre visibile da dovunque; è fonte di vita e la sua luce e il suo calore non vengono mai meno”.

Un altro angelo, dalla voce cristallina e fluente, parla di seguito: “Io suggerirei l’acqua, invece, mio Dio: può essere placida quando scorre e potente quando forma le cascate, e dovunque arriva porta con sé la vita in abbondanza”.

Altri angeli si inseriscono nella discussione, che prende una piega molto movimentata, e Dio cerca di prestare attenzione a tutte le argomentazioni, sebbene nessuna delle proposte lo convinca appieno e lo lasci soddisfatto.

A un tratto, in mezzo alla confusione di voci angeliche, si comincia a sentire una voce molto acuta, quasi stridula: è l’angioletto addetto alla porta d’ingresso della sala riunioni del Padreterno che dice, a voce sempre più alta: “Signore, potrei dare anche io un suggerimento?”. Lui non è tra i convocati, ma è di servizio lì, quel giorno. Il buon Dio, ricordandosi della sua predilezione per i piccoli e delle tante scelte importanti che ha fatto a partire da essa, fa sentire la sua voce sopra la confusione: “Tacete tutti! Ascoltiamo l’angioletto portiere”.

“Mio buon Signore – inizia l’angioletto tra il silenzio dei presenti – io ti suggerisco di scegliere l’amore che unisce l’uomo e la donna: cosa c’è, nel mondo che hai creato, di più grande, di più bello, di più aperto alla vita? Il sole è grande e bello, ma non è libero – quindi non può amare – e anche l’acqua è nelle stesse condizioni. A loro manca la consapevolezza della loro bellezza e della grandezza di ciò che vivono; agli umani no! Le famiglie, inoltre, sono diffuse dappertutto, sono la base dell’amore e della vita e – come tu desideravi – non c’è bisogno di entrare in chiesa per incontrarle e restarne affascinati: l’amore tortale di un uomo e di una donna, infatti, è grande oltre ogni grandezza e bello oltre ogni bellezza! E poi, scusa, se li hai creati a tua immagine e somiglianza – quindi capaci di amare nella libertà e di procreare, generando vita come tu la crei – al punto da mandare tuo figlio per renderli simili a te per mezzo del battesimo, perché non devi dare loro fiducia, affinché manifestino nel loro amore e con la loro apertura alla vita l’amore che tu nutri per l’uomo e che il tuo figlio nutre per la Chiesa?”.

L’angioletto non ha ancora finito di parlare e già gli altri angeli fanno obiezioni: “Ma cosa stai dicendo? Gli umani non sono stabili come il sole, e a volte non favoriscono la vita, come l’acqua. Non sono affidabili”.

La discussione si fa di nuovo molto accesa, ma stavolta gli occhi di Dio si illuminano progressivamente (sicuramente sta pensando al momento in cui ha creato l’umanità, alla sua bellezza e anche ai problemi che da quel momento gli ha dato).

Di nuovo, sovrastando con voce tenera e decisa le voci degli angeli impegnati nel dibattito, dice: “Tacete tutti!”, e poi: “Grazie, angioletto portiere: non potevi darmi migliore suggerimento. È vero: gli umani a volte sono instabili e corrono il rischio di chiudersi alla vita. Ma è così perché sono liberi; e così li ho voluti perché non c’è amore senza libertà. Sono – e sarò sempre – accanto a loro per supportare la loro fragilità con la mia grazia e metterli in grado, se lo scelgono e lo vogliono, di rendere visibile attraverso il loro amore e la loro apertura alla vita, l’amore che mi lega all’umanità e quello di mio figlio, che ha amato la Chiesa fino a dare tutta la sua vita per lei”».

Marco conclude il racconto, guarda sua moglie e le chiede: “È una bella avventura, Laura, non pensi?”, e poi ricomincia a mangiare. Laura lo guarda con l’orgoglio che solo una donna innamorata riesce ad esprimere, mentre le tre figlie restano imbambolate, sospese, ancora sedute al tavolo della sala riunioni del Padreterno.

Nessuno ritorna sull’argomento, o fa commenti, durante il pranzo e per tutto il resto della giornata, al punto che Marco e Laura pensano di essere stati poco chiari o efficaci.

La sera, conclusa la giornata e raccolta tutta la stanchezza, Marco e Laura si coricano. Appena appoggiano la testa sul cuscino, però, si rendono conto che c’è affollamento, sotto il cuscino; c’è qualcosa di strano. Laura infila la mano e tira fuori un foglio di album da disegno, di quelli che usa Margherita. C’è un disegno: un uomo seduto sul sole che tiene per mano una donna immersa fino alle ginocchia nell’acqua di un fiume che scorre tra rive ubertose; i due si guardano sorridenti. E ci stanno tre firme, in basso a destra, con una dedica la cui grafia è certamente quella di Francesca: “Abbiamo compreso tante cose a pranzo. Non ce ne dimenticheremo. Anzi, ce ne ricorderemo al momento opportuno. Grazie!”.

Per qualche istante né l’uno né l’altra riescono a prendere l’iniziativa per spegnere la luce. Poi, Laura si volta verso Marco e, col volto luminoso – ma non per la luce dell’abatjour – gli dice: “Sì, Marco, è proprio una bella avventura!”. Click…

 

Paolo La Terra

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"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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