Società

Pubblicato il 30 Settembre 2021 | di Redazione

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Il pianeta-casa comune che speriamo nasce dalle nostre scelte quotidiane

Le difficoltà e le contraddizioni che stiamo vivendo in questo tempo di crisi non devono abbatterci ed isterilirci, ma coinvolgerci tutti in un progetto di “resilienza trasformativa”: le negatività possono essere contrastate e trasformate in opportunità. La Chiesa poi ha il dovere di testimoniare la speranza.

In cammino verso la 49esima settimana sociale dei cattolici italiani, che avrà per titolo “Il pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro, futuro #tuttoèconnesso”, occorre che tutti ci sentiamo coinvolti ed impegnati per contrastare il degrado socio-ambientale acuito anche dalla drammatica pandemia di questi anni.

 

È questo un momento di prova e di importanti decisioni che ci devono far superare la mentalità consumistica e guardare con fiducia ad un cambiamento radicale non solo a livello sociale ed economico, ma anche culturale ed istituzionale, individuale e collettivo.

Questo cambiamento può divenire possibile solo se ci impegneremo “insieme”. Ciascuno dovrà sentirsi coinvolto ed impegnarsi nell’avviare un processo di realizzazione del bene comune, anche e soprattutto a favore delle nuove generazioni.

In tale direzione un grande investimento va fatto nella formazione, intesa in senso molto ampio: formazione di base per tutti, per ampliare la capacità di pensiero critico e di educazione alla custodia del Creato. Don Primo Mazzolari, già nel 1945, affermava «forse tante nostre infelicità derivano da questo mancato accordo con la natura… ». Anche papa Francesco sollecita tutti a prendere coscienza del «grave debito ecologico» derivante dallo sfruttamento delle risorse naturali e dall’attività di alcune multinazionali che «fanno fuori dal loro Paese quello che nel proprio non è permesso»… «oggi – non domani: oggi! – dobbiamo prenderci cura del Creato con responsabilità».

 

È dunque urgente ricostruire il nostro Pianeta puntando all’interdipendenza sociale tra i popoli e all’interdipendenza economica tra i diversi territori.

La transizione ecologica passa attraverso un cambiamento di prospettiva che sia partecipativo e generativo dal basso. É certamente una condizione preliminare all’attivazione di processi di sviluppo inclusivo e diffuso in tutti i settori innovativi, anche il superamento dei divari sociali, che richiede un’alta qualità della formazione e dei servizi.

Oggi prendersi cura della “casa comune” vuol dire anche risolvere alcune problematiche che riguardano l’agricoltura come settore antico ma anche strategico, avere come base d’azione la sostenibilità ambientale, con particolare rifermento alle Zes (Zone economiche speciali) e all’uso delle Fer (Fonti energetiche rinnovabili), spesso sorte purtroppo in modo selvaggio. Tutti i processi che richiedono necessari cambiamenti vanno però accompagnati e incoraggiati con le nostre responsabili scelte quotidiane.

Occorre pure che i nostri ordinamenti siano ripensati per renderli capaci di accogliere il nuovo modello economico improntato alla “cura della casa comune”.

 

In questo contesto la Settimana sociale di Taranto è solo una tappa del cammino che dobbiamo intraprendere, consapevoli del ruolo che ognuno di noi ha e delle “feritoie di speranza” che siamo chiamati ad illuminare.

Renato Meli

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"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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