Pubblicato il 5 Novembre 2021 | di Saro Distefano
0A chi dà fastidio quella piccola duna?
Mettiamo a confronto due foto. La comparazione serve per un classico “prima e dopo”. Il punto fotografato è una parte della spiaggia di Casuzze, brutta frazione balneare di Santa Croce Camerina.
Nella diffusa bruttezza di Casuzze l’unica eccezione è rappresentata proprio da questo lacerto della spiaggia che, per meno di un centinaio di metri, conserva l’antica conformazione: una duna e il retroduna. Credetemi sulla parola, io che sono anziano ricordo l’intera spiaggia, fino a Punta Secca, così fatta. Poi arrivarono gli anni Sessanta e Settanta e si dovettero per forza costruire le case di villeggiatura con la verandina fino alla rena. Ma questa è un’altra storia.
Torniamo alle foto. Com’è facile osservare si tratta della stessa inquadratura in momenti diversi. La foto che presenta la duna con tutta la sua tipica vegetazione è dello scorso settembre, la seconda è dell’11 ottobre scorso. La differenza salta agli occhi: nella foto più recente la vegetazione è stata rasa al suolo da fiamme che non hanno fatto altri danni solo grazie al tempestivo intervento dei Vigili del Fuoco.
Non è la prima volta che quella duna viene manomessa. Un paio di volte una falce, poi un decespugliatore, altre tre volte un accenno di fiamme. Adesso un piccolo incendio che ha consegnato all’aria la cenere che prima era un piccolo “ginepro coccolone” e tre o quattro piante di Chamerops Humilis, quella che noi chiamiamo “scupazza” e gli italiani “palma nana”.
Del perché tanta deleteria attenzione per pochi metri quadrati residui di quella che fu una vasta e affascinante area dunale, non è dato sapere. È evidente che a qualcuno quella macchia di verde tipicamente mediterraneo dia fastidio. E a noi tutti dà fastidio che qualcuno continui a fare male, violentare, distruggere la natura. Il Creato, come ci ha insegnato il nostro Papa Francesco, è sacro alla stregua della stessa vita umana. E pertanto dev’essere rispettato, tutelato, protetto e voluto bene, amato. Certo, non si può pretendere che tutti la pensino in questa maniera, ma si può pretendere una giusta punizione per chi commette quello che, bene ricordarlo, è un reato. E non cambia molto, almeno in via di principio, che a prendere fuoco siano cento ettari a Calaforno o cinque metri quadrati a Casuzze.