Cultura copertina libro Luca Farruggio La Feccia

Pubblicato il 3 Novembre 2021 | di Vincenzo La Monica

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Il peggio e la fede che non crolla nelle poesie di Luca Farruggio

Il Malpensante Gesualdo Bufalino sconsigliava di bere l’amicizia fino alla feccia. Ma ci sono delle eccezioni. Una è rappresentata da Luca Farruggio, filosofo, poeta, insegnante. Non necessariamente in quest’ordine, ma necessariamente con un ordine.

Il Luca Farruggio filosofo, infatti, è da anni impegnato a sviluppare un pensiero che coniughi il cristianesimo con elementi ad esso almeno apparentemente estranei (si veda il suo “Del pessimismo teologico. Il pensiero di un cristiano solitario” e il promesso “Illuminismo taborico” di prossima elaborazione). Nel suo pensiero l’elemento centrale della riflessione è il Peggio che un giorno si dovrà necessariamente affermare per un totale e pieno compimento della Gloria.

Anche il Luca Farruggio poeta si occupa del peggio, ma con tocco ironico e, come nota Andrea G.G. Parasiliti in prefazione, “con un guizzo di follia autosabotante scegliendo le poesie ai propri occhi peggiori […] e le raccoglie in questo volume dal titolo programmatico: La Feccia”.

E siccome il poeta, al contrario del filosofo, è un fingitore, questa raccolta del peggio è in verità il riassunto di un percorso che va dalla produzione giovanile, più naif, ma certamente non meno ispirata, alla maturità dei versi in cui si rivendica una Fede che, sottoposta scosse e smottamenti, non crolla

 

siamo poca cosa

forse niente

tuttavia in cielo si combatte per noi

 

La poesia della Feccia è forte di un potere visionario che si è nutrito di Sacre Scritture, non solo ortodosse:

 

gli avvoltoi non sanno

che gli alberi hanno

radici nel cielo

nel Bene

 

e il lettore è invitato a farsi cogliere da spaesamenti che preludono ad epifanie (si veda Gesù al bar) o lasciarsi trasportare da certi ritmi in levare, da accompagnare col piede, come in Balda festa dove la scena è rubata da

un jazzista furioso

ubriaco in un sorso,

champagne e sigaro

cappello di rospo

 

Si segnalano ancora le serene visioni d’azzurro e di mare (un mare in stile Piero Guccione) e le semplicità insormontabili di quell’amore che ci muove tutti:

ma sei troppo bella mentre dormi

e così entro nei tuoi sogni

 

Luca Farruggio in una delle immagini più efficaci della raccolta è consapevole che il suo essere poeta è giorno di primavere in pieno inverno ma anche carcassa di cane gettata per strada ed elabora versi che dietro l’apparenza della filastrocca per bambini nascondono la sciarada per solutori più che abili o il sesamo che apre un nuovo incanto

Memoria, memoria

tre volte memoria

due lacrime a sera

 

E infine le lotte, gli orrori e le oscurità che ci giungono dai moderni media, contro cui si affila la lama del quotidiano

avresti almeno un coltello

per sbucciare bene questa mela?

 

Si potrebbe scommettere che in fondo alla coppa bevuta fino alla feccia c’è un nuovo inizio. Magari uno in cui il filosofo e il poeta si ritrovano al bar per discutere di cose profonde e di disciplina, dicendo poi di segnare sul conto, bisogna pur vivere, dell’insegnante Luca Farruggio che conosce la testa e il cuore dell’arte e può trasmetterla ai giovani. Beati loro.

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