Società

Pubblicato il 29 Novembre 2021 | di Mario Cascone

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Solidarietà: tutti responsabili di tutti

La definizione più bella di solidarietà la offre Giovanni Paolo II al n. 38 della “Sollicitudo rei socialis”. Il Papa parte dalla constatazione che oggi è sotto gli occhi di tutti un’interdipendenza economica, politica, culturale e religiosa. Il nome etico da dare a quest’interdipendenza è solidarietà, intesa non come «un sentimento di vaga compassione o di superficiale intenerimento per i mali di tante persone», ma come «la determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune, ossia per il bene di tutti e di ciascuno, perché tutti siamo veramente responsabili di tutti». In forza della solidarietà, quindi, siamo tutti sulla stessa barca e viviamo una corresponsabilità, che ci spinge a dare il nostro apporto alla costruzione del bene comune.

La solidarietà così concepita è insieme un principio sociale e una virtù morale, ossia è uno dei pilastri della dottrina sociale della Chiesa, ma anche una virtù da esercitare sotto forma di condivisione, cooperazione, partecipazione. Questa virtù si allea per ovvi motivi con quella della giustizia, intesa sia come “giustizia commutativa”, che intende dare a ciascuno il suo, sia come “giustizia distributiva”, che per l’appunto distribuisce i pesi e i vantaggi in base alle possibilità e ai bisogni di ognuno.

L’alleanza tra solidarietà e giustizia sociale si traduce in una molteplicità di azioni concrete: associazionismo, volontariato, creazione di imprese senza fini di lucro, gestione partecipata del lavoro e delle imprese economiche, equa distribuzione dei beni, cooperazione internazionale, sostegno alle famiglie numerose, assistenza ai meno abbienti…

Si può riscontrare nella solidarietà anche un valore teologale. Nella persona di Gesù il farsi solidale di Dio coincide con la condivisione radicale della condizione umana (essere-con) e con il dono totale di sé (essere-per). Attraverso il mistero trinitario si rende manifesta la vera natura di Dio come comunione di Persone, la cui sussistenza è legata al reciproco donarsi. Riprendendo questi concetti la “Gaudium et spes” dice che la comune paternità di Dio, la fratellanza di tutti gli uomini in Cristo e l’azione unificante dello Spirito Santo fondano un preciso modello di unità del genere umano e forniscono un criterio importante per interpretare la realtà del mondo contemporaneo.

In sintesi si può dire che la solidarietà è il fine da perseguire per costruire una società fondata sulla giustizia; la sussidiarietà è la via da percorrere perché questo fine venga raggiunto con il concorso attivo di tutte le componenti della società. Questo in concreto significa allargare lo spazio della “cittadinanza attiva” e della cosiddetta “economia civile”: un modello che supera sia l’individualismo capitalista, sia il collettivismo socialista. Un modello che realizza una feconda mediazione fra interessi particolari e interessi generali, fra bene privato e bene comune, ponendo al centro non lo Stato o il mercato, ma la persona.

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Autore

Sacerdote dal 1981, attualmente Parroco della Chiesa S. Cuore di Gesù a Vittoria, docente di Teologia Morale allo studio Teologico "San Paolo" di Catania e all'Istituto Teologico Ibleo "S. Giovanni Battista" di Ragusa, autore di numerose pubblicazioni e direttore responsabile di "insieme".



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