Pubblicato il 5 Febbraio 2022 | di Redazione
0La Giornata del Malato, accanto e in ascolto della persona che vive la sofferenza
La celebrazione della XXX Giornata Mondiale del Malato, che ricorre l’11 febbraio 2022, memoria della Beata Vergine Maria di Lourdes, è l’appuntamento annuale propizio per riservare una speciale attenzione alle persone malate e a coloro che le assistono, sia nei luoghi di cura sia nelle famiglie da parte delle comunità parrocchiali e da parte di tutta la cittadinanza. Trent’anni fa San Giovanni Paolo II istituì la Giornata Mondiale del Malato per sensibilizzare il popolo di Dio, le istituzioni sanitarie cattoliche e la società civile all’attenzione verso i malati e verso quanti se ne prendono cura.
Siamo riconoscenti al Signore per il cammino compiuto in questi anni. Molti passi avanti sono stati fatti, ma molta strada rimane ancora da percorrere per assicurare a tutti i malati, anche nei luoghi e nelle situazioni di maggiore povertà ed emarginazione, le cure sanitarie di cui hanno bisogno; come pure l’accompagnamento pastorale, perché possano vivere il tempo della malattia uniti a Cristo crocifisso e risorto.
Anche quest’anno il nostro comune pensiero va in particolare a quanti, in tutto il mondo, patiscono gli effetti della pandemia del Covid-19 che con la sua carica dirompente e devastante ha spazzato via le nostre certezze effimere, su cui abbiamo fondato la nostra quotidianità, ridefinendo il significato autentico e profondo della vita e della morte. Ci siamo ritrovati ancora una volta impauriti e smarriti. Come i discepoli del Vangelo siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa.
Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. L’emergenza ha imposto delle regole, anche molto restrittive, per tutelare il bene primario della salute di tutti. Avendo allontanato i malati dai propri cari e da figure di prossimità, il personale sanitario si è trovato coinvolto in un ruolo duplice, quello cioè di esercitare la propria professione, ma anche di assistere e confortare oltre il proprio compito, per colmare il vuoto degli affetti lontani.
La pandemia, pure nella sua tragicità, ha fatto vibrare le corde più profonde della solidarietà, della fratellanza e dell’umanità. Tanti operatori sanitari nelle corsie d’ospedale, nonostante le corse sfrenate, hanno riscoperto con più attenzione ciò che ci circonda, diventando più collaborativi.
È come se si fosse accesa una luce in una stanza buia e ci si fosse riconosciuti uguali, tutti fratelli e sorelle; Dio dunque, si è mostrato e si è fatto riconoscere attraverso l’esercizio di una tale generosa solidarietà.
Curare e prendersi cura sono confluiti in un’unica mission, ribadendo, nella molteplicità dei ruoli e delle competenze, la centralità della persona.
Si intitola “Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. Porsi accanto a chi soffre in un cammino di carità” il Messaggio di Papa Francesco per la XXX Giornata Mondiale del Malato.
«L’invito di Gesù a essere misericordiosi come il Padre – scrive il Papa – acquista un significato particolare per gli operatori sanitari. Penso ai medici, agli infermieri, ai tecnici di laboratorio, agli addetti all’assistenza e alla cura dei malati, come pure ai numerosi volontari che donano tempo prezioso a chi soffre». Persone che hanno fatto del loro servizio una missione. Perché «le vostre mani che toccano la carne sofferente di Cristo possono essere segno delle mani misericordiose del Padre».
Il Pontefice ricorda «i progressi che la scienza medica ha compiuto soprattutto in questi ultimi tempi; le nuove tecnologie hanno permesso di approntare percorsi terapeutici che sono di grande beneficio per i malati; la ricerca continua a dare il suo prezioso contributo per sconfiggere patologie antiche e nuove; la medicina riabilitativa ha sviluppato notevolmente le sue conoscenze e le sue competenze». Lanciando tuttavia un monito e invitando a trattare sempre il malato come persona portatrice della propria dignità. «Tutto questo, però, non deve mai far dimenticare la singolarità di ogni malato, con la sua dignità e le sue fragilità. Il malato è sempre più importante della sua malattia, e per questo ogni approccio terapeutico non può prescindere dall’ascolto del paziente, della sua storia, delle sue ansie, delle sue paure. Anche quando non è possibile guarire, sempre è possibile curare, sempre è possibile consolare, sempre è possibile far sentire una vicinanza che mostra interesse alla persona prima che alla sua patologia».
Il Santo Padre riafferma l’importanza delle istituzioni sanitarie cattoliche e il loro impegno nel custodire e curare le persone. «In un tempo nel quale è diffusa la cultura dello scarto e la vita non è sempre riconosciuta degna di essere accolta e vissuta, queste strutture, come case della misericordia, possono essere esemplari nel custodire e curare ogni esistenza, anche la più fragile, dal suo inizio fino al suo termine naturale».
Infine, conclude richiamando l’indispensabile servizio della pastorale della salute, soprattutto nell’assistenza spirituale verso i malati, e l’impegno che ciascuno di noi dovrebbe avere nel rendersi vicino a chi soffre. Perché «il ministero della consolazione è compito di ogni battezzato, memore della parola di Gesù: “Ero malato e mi avete visitato” (Mt 25,36)».
A causa delle restrizioni causate dalla diffusione epidemiologica da Covid-19, la Giornata del Malato sarà celebrata nei presidi ospedalieri e nei vicariati della Diocesi attraverso un programma essenziale con iniziative nei reparti Covid dell’Ospedale Giovanni Paolo II dove abbiamo organizzato momenti di preghiera e di riflessione mariana insieme con i malati e con gli operatori sanitari. In contemporanea nel Reparto Hospice dell’Ospedale Maria Paternò Arezzo verrà presentata dalle Dott.sse Antonella Battaglia e Stefania Antoci (rispettivamente Vice Direttore e Segretaria dell’Ufficio) l’iniziativa “Il filo della cura”.
In un momento storico così difficile e pieno di incertezze, dove la distanza sembra essere uno strumento per non ammalarsi, nasce un’iniziativa che vuole simbolicamente avvicinare ed unire chiunque si trovi in una condizione di sofferenza fisica o psicologica, tessendo letteralmente una rete che simboleggia il contatto umano e dà forza. Dalle stanze di degenza dell’Hospice del Paternò Arezzo, partirà un filo di lana che verrà intrecciato da chiunque sappia lavorarlo, colorarlo e renderlo testimone di un messaggio di speranza per il futuro.
Gli intrecci di questa trama, che si concretizzeranno in vere e proprie opere d’arte, verranno raccolti ed uniti da mani esperte e verranno esposti nei luoghi di cura e nelle parrocchie, per simboleggiare il prendersi cura di chi soffre. Prendersi cura dell’altro fa parte della missione di ciascun essere umano e richiede una scelta che è antropologica. Ed è in questo orizzonte di servizio alla vita e alla dignità della persona, soprattutto quando è malata ed indebolita, che si misura la qualità sia di un essere umano che della società. Il vero diritto umano di ogni individuo è quello di essere riconosciuto e accolto come parte di una comunità e questo riconoscimento fa parte della cura, che non è solamente tecnica medica, ma che diventa umana.
Per i Vicariati, ogni singola parrocchia l’11 febbraio durante la santa messa potrà pregare per i malati e i loro curanti servendosi delle schede pastorali e liturgiche scaricabili dal sito della Diocesi. Ovviamente (per motivi di sicurezza) senza la partecipazione di malati, diversamente abili e anziani che rappresentano categorie di fragilità a rischio.
Il nostro vescovo monsignor Giuseppe la Placa celebrerà la santa messa nella cattedrale San Giovanni Battista alle ore 18.30 con la partecipazione dei componenti dell’Ufficio per la Pastorale della Salute, medici, operatori sanitari, rappresentanze dell’Asp e di associazioni di volontario per affidare tutti i malati, gli operatori sanitari e coloro che si prodigano accanto ai sofferenti, a Maria, Madre di misericordia e Salute degli infermi perché sostenga la nostra fede e la nostra speranza, e ci aiuti a prenderci cura gli uni degli altri con amore fraterno.
Giorgio Occhipinti