Pubblicato il 1 Marzo 2022 | di Angelo Schembari
1Un filo lega Mustafà a Monterosso
La storia che vogliamo raccontarvi è partita da una foto scattata dal fotografo turco Mehmet Aslan, vincitore del “Siena International Photo Awards”, che aveva ritratto un padre siriano, che ha perso una gamba durante un bombardamento del 2014, mentre sollevava il piccolo Mustafà, nato nel 2017 alcuni mesi dopo che il presidente siriano aveva sterminato migliaia di persone con il gas nervino.
Un’immagine iconica che se da un lato mostrava i frutti avvelenati della guerra dall’altro era impregnata del coraggio di un padre che per amore del figlio non si lasciava abbattere.
Il padre Munzir aveva perso la gamba destra durante un attacco quando venne colpito dall’esplosione di una barrel bomb lanciata da un velivolo dell’esercito siriano nei dintorni di Idlib. Una delle roccaforti del Daesh, tra le prime a veder deflagrare le “bombe barile”, caricate con ferraglia per dilaniare qualunque cosa venisse attraversata dall’onda d’urto.
In seguito sarebbe toccato alla moglie Zaynab correre a perdifiato durante un altro bombardamento. Scappava dal miasma soffocante, era Sarin, un gas nervino utilizzato in diversi attacchi con armi chimiche contro la popolazione civile.
Lo stesso gas che ha respirato Mustafà, ancora nella pancia della madre, e che lo ha fatto nascere senza gambe e senza braccia e creato danni allo stomaco.
In seguito alla foto che ha fatto conoscere la storia di questa famiglia si è messa in moto una gara di solidarietà promossa dagli ideatori della mostra, i contradaioli di Siena, la Chiesa e la Caritas e che grazie ai buoni auspici del Governo Italiano ha consentito alla famiglia di venire in Italia e ricevere le cure mediche necessarie.
Il cardinale Augusto Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena, nell’accogliere questi profughi ha dichiarato che i bambini sono le prime vittime della guerra e della violenza e che la vicenda del piccolo Mustafà ci insegna che dal male si può trarre il bene e dalla disperazione la speranza.
Ma in questa bellissima storia c’è un pezzo importante della terra iblea, ed è rappresentato dal dott. Mario Messina, nato a Monterosso Almo, direttore dell’Unità operativa complessa di Chirurgia Pediatrica del Policlinico “Santa Maria alle Scotte” di Siena.
Ed è proprio l’équipe diretta dal professor Mario Messina, insieme al professor Francesco Molinaro, agli anestesisti dell’Anestesia e Rianimazione Perioperatoria diretta dal dottor Pasquale D’Onofrio e a tutto il personale di sala operatoria che ha effettuato con successo un complesso intervento di chirurgia pediatrica, per una malformazione congenita, durato circa tre ore.
«Il nostro Dipartimento ha accolto con entusiasmo Mustafà, come fa sempre con tutti i bambini – ha dichiarato il dottor Messina – Il piccolo è in buone condizioni di salute e dopo le dimissioni dovrà recarsi al centro specialistico di Budrio per la valutazione dei successivi step relativi al suo percorso di cura. Ringrazio la Caritas che è stata presente tutti i giorni e i cui esponenti sono stati meravigliosi».
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