Pubblicato il 26 Aprile 2022 | di Alessandro Bongiorno
0Ascoltare con l’orecchio del cuore
Mentre la Chiesa è impegnata nell’esaltante stagione del Sinodo e nel mondo inaugura la fase post-pandemia con il ritorno alla guerra, Papa Francesco coglie anche l’occasione della Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali, che si celebra il 29 maggio, per lanciare un invito all’ascolto, alla fatica dell’ascolto. Ed è un messaggio rivolto a tutti anche perché tutti ormai comunichiamo attraverso i mezzi che ci mette a disposizione la tecnologia ma facciamo più fatica ad ascoltare sia per una nostra predisposizione («una sordità interiore peggiore di quella fisica» la definisce il Papa), un po’ perché siamo sommersi da messaggi, trasmissioni tv, discorsi ufficiali con i quali si «cerca il consenso» e si è attenti soprattutto «all’audience» che non sono amici della buona comunicazione. Questa invece, «non cerca di fare colpo sul pubblico con la battuta ad effetto, con lo scopo di ridicolizzare l’interlocutore, ma presta attenzione alle ragioni dell’altro e cerca di far cogliere la complessità della realtà».
«C’è un uso dell’udito – ammonisce ancora Papa Francesco – che non è un vero ascolto, ma il suo opposto: l’origliare. Infatti, una tentazione sempre presente e che oggi, nel tempo del social web, sembra essersi acuita è quella di origliare e spiare, strumentalizzando gli altri per un nostro interesse».
Il Papa ci invita quindi ad «ascoltare con l’orecchio del cuore» e ci ricorda come l’ascolto sia la condizione della buona comunicazione. E questo, come detto vale per ognuno di noi, ma ancor più per chi ricopre incarichi di responsabilità (e cita l’esempio del cardinale Agostino Casaroli, un grande diplomatico che parlava di “martirio della pazienza” «necessario per ascoltare e farsi ascoltare con gli interlocutori più difficili, al fine di ottenere il maggior bene possibile») o per chi fa della comunicazione la propria professione («Per offrire un’informazione solida, equilibrata e completa è necessario aver ascoltato a lungo»).
Due esempi concreti: ascoltare «in profondità il disagio sociale» e «la realtà delle migrazioni forzate». «Per vincere i pregiudizi sui migranti e sciogliere la durezza dei nostri cuori, bisognerebbe provare ad ascoltare le loro storie. Dare un nome e una storia a ciascuno di loro. Ascoltiamo queste storie! Ognuno poi sarà libero di sostenere le politiche migratorie che riterrà più adeguate al proprio Paese. Ma avremo davanti agli occhi, in ogni caso, non dei numeri, non dei pericolosi invasori, ma volti e storie di persone concrete, sguardi, attese, sofferenze di uomini e donne da ascoltare».
Il Papa ricorda poi che occorre anche ascoltare più fonti, senza «fermarsi alla prima osteria». Un ragionamento che Papa Francesco auspica anche per la Chiesa perché «ascoltarsi ci permette di esercitare l’arte del discernimento che appare sempre come la capacità di orientarsi in una sinfonia di voci». Proprio quello a cui ci incoraggia il Sinodo, uno strumento per «riscoprire una Chiesa sinfonica, nella quale ognuno è in grado di cantare con la propria voce, accogliendo come dono quella degli altri, per manifestare l’armonia dell’insieme che lo Spirito Santo compone».