Politica Parigi torre Eiffel elezioni Francia

Pubblicato il 23 Aprile 2022 | di Vito Piruzza

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In Francia referendum sulla Ue

Il primo turno delle elezioni francesi ha avuto esiti abbastanza sorprendenti se riferiti alle previsioni di alcuni mesi fa. Il presidente Macron che affrontando le elezioni nel corso del semestre di presidenza francese dell’Unione Europea sperava di godere di una ribalta internazionale che gli garantisse visibilità e vantaggio competitivo, si è trovato invece a dovere gestire il precipitare della crisi ucraina interloquendo, nel vano tentativo di mantenere in vita l’opzione diplomatica, con un Putin determinato a fare prevalere le ragioni delle armi su quelle della trattativa.

C’è da scommettere che questa esposizione, visti i risultati, non solo non ha giovato alla sua immagine. Di più, Macron, si è trovato da presidente nella peggiore situazione possibile, nei primi anni ha dovuto lottare per rimettere i conti pubblici in carreggiata con la riforma delle pensioni (attività che furbescamente in Italia hanno fatto fare a poveri cirenei poi disconosciuti da tutti) e quando negli ultimi due anni avrebbe dovuto ricostruire il rapporto con la nazione si è invece trovato nella necessità di gestire la pandemia, e sappiamo bene quanto questa attività danneggi chi governa e agevoli invece chi comodamente fa opposizione.

Insomma il risultato del primo turno è stato per Macron la conquista comunque del ballottaggio, ma con una dichiarata ostilità non solo da parte della destra di Marine Le Pen che gli contende al secondo turno il titolo, ma anche dalla sinistra di Melenchon arrivato terzo ad un soffio dalla Le Pen (anche qui è evidente il parallelismo con l’Italia: se i Comunisti fossero confluiti su Melenchon, oggi sarebbe al ballottaggio) e che però il massimo a cui si è potuto spingere come endorsement è stato “non bisogna dare nessun voto alla Le Pen”, quindi un invito solo indiretto a votare Macron o almeno ad astenersi…

Nel 2017 non andò così, ma il panorama è enormemente cambiato, i partiti tradizionali di governo sono praticamente collassati: il Partito Repubblicano (destra moderata, per intenderci quello che aveva eletto Sarkozy) al 4,79%; i Verdi al 4,58%; il Partito Socialista all’ 1,74%!

Ha prevalso un voto per il cambiamento che ha privilegiato le ali estreme e questo al secondo turno rende almeno dubbia l’affermazione di Macron.

La parola il 24 aprile agli elettori: Macron ovviamente si impegnerà a fondo in questo turno e, se vuole avere i voti degli elettori di Melenchon, in prevalenza giovani, dovrà convincerli del fatto che la Le Pen presidente costituisca un problema per l’integrazione europea.

Il paradosso è proprio questo, proprio nel momento in cui l’Europa prende coscienza delle proprie fragilità nel mondo globalizzato (e, ahimè, per niente pacificato), ecco profilarsi una nuova incognita e per giunta di gran peso.

La Francia infatti è l’unico paese dell’U.E. che ha un seggio permanente al Consiglio di Sicurezza dell’ONU (con diritto di veto) e l’unico paese europeo a possedere la deterrenza nucleare, si capisce quindi che ai fini di iniziare il percorso di confluenza europea verso una politica estera unitaria e una difesa unitaria il fatto che in Francia ci sia un Presidente europeista (Macron) o una Presidentessa euroscettica (Le Pen) non sarà una differenza da poco.

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