Pubblicato il 30 Maggio 2022 | di Alessandro Bongiorno
0Sinodo, la riscoperta di uno stile contro il “si è fatto sempre così”
La riscoperta di uno stile, un rinnovato entusiasmo, un utile esame di coscienza. È stata questo e molto altro la prima fase del Sinodo sulla sinodalità. Anche all’equipe diocesana, alla fine, è risultato impossibile quantificare il numero dei gruppi che si sono creati per consentire alla Chiesa di oggi e che verrà di mettersi in ascolto delle indicazioni che lo Spirito Santo vorrà suggerire. Un cammino iniziato forse con scetticismo e che poi, invece, ha coinvolto e ha aiutato a cogliere i punti di forza del nostro essere Chiesa, le inevitabili criticità, a proiettarsi verso nuovi modelli di vivere la fede di sempre. E, al di là delle scadenze imposte da un Sinodo che coinvolge la Chiesa universale, gli incontri sinodali stanno continuando in molte realtà. Chi invece, da posizioni esterne alla Chiesa, ha avuto modo di incrociare il Sinodo è rimasto piacevolmente sorpreso da questo atteggiamento di ascolto e ha mostrato grande attenzione e rispetto.
La relazione approvata dall’assemblea diocesana pre-sinodale, che pubblichiamo integralmente, sintetizza i primi risultati di questo Sinodo. Forse è stato più facile prendere consapevolezza delle difficoltà che ipotizzare scenari futuri. In molte relazioni è emerso come il “si è fatto sempre così” costituisca un muro che separa la parrocchia, il movimento, la comunità dalle prospettive di una nuova evangelizzazione. L’annuncio del Vangelo resta indubbiamente la priorità per la Chiesa di oggi e di domani e il Sinodo ci ha reso quanto mai evidente come l’annuncio riguardi in modo sempre più pressante anche i battezzati. La partecipazione, sempre più esigua, alle celebrazioni evidenzia come si sia creato all’interno della Chiesa un “divorzio” con la grande maggioranza dei batterezzati e, cosa ancor più grave, anche i principi della fede vengono messi in forte discussione (figurarsi gli insegnamenti morali o i comportamenti dettati dalla dottrina sociale!). Proiettandosi sul futuro non può che suscitare preoccupazione come questo “divorzio” dalla Chiesa e dalla fede tocchi in misura maggiore i giovani. Per il Buon Pastore si pone l’esigenza di mettersi alla ricerca delle 99 pecorelle smarrite per i sentieri del mondo.
La risposta al “si è fatto sempre così” non può che trovarsi nello stile suggerito dal Sinodo ma anche nella formazione. Non c’è stata una sola delle decine di relazioni che non abbia individuata nella formazione una priorità cui prestare attenzione. Formazione per tutti e per tutto. Per i sacerdoti, per i laici che vogliono impegnarsi, per quanti vogliono approfondire le ragioni della fede o dei riti che celebriamo e dello stesso essere Chiesa. In questa richiesta di formazione si coglie forse anche la fase di stallo dei movimenti ecclesiali che hanno regalato una nuova “primavera” alla Chiesa negli ultimi decenni del secolo scorso. Oggi i movimenti trovano sempre più difficoltà a formare bravi cristiani e onesti cittadini e le parrocchie hanno abdicato a questo compito limitandosi a officiare e burocratizzare il sacro.
Se “si è fatto sempre così” non va più bene.