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Pubblicato il 3 Giugno 2022 | di Redazione

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Artigiani di pace

“Vi invito ad essere artigiani di Pace”. L’invito di don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana, citando Papa Francesco, apre i lavori del XVI Incontro Nazionale dei Giovani in Servizio Civile ad Assisi. «Quando abbiamo scelto la data – continua don Marco Pagniello – non potevamo immaginare di vivere un tempo di guerra in Europa, ma questo ci fornisce l’occasione di essere protagonisti del nostro tempo, a fare la nostra parte nelle grandi cose e nei piccoli gesti quotidiani».

Una rappresentanza di giovani volontari in Servizio Civile Universale della nostra Caritas diocesana ha partecipato al convegno “Dialogo fra generazioni, educazione e lavoro: strumenti per edificare una pace duratura”. È stata l’occasione per ribadire l’impegno di tutti e di ciascuno per la Pace e la nonviolenza, affermando, ancora una volta, la scelta di fondo che i volontari in Servizio Civile hanno operato e continuano a operare, giorno dopo giorno.

“Come costruire la pace in tempo di guerra” è il tema di fondo che ha accompagnato i lavori del convegno, tessendo la rete degli interventi dei relatori, in presenza e a distanza, dalle periferie di guerra ai luoghi in cui si innescano processi di inclusione sociale come strumento di pace.

«Sono vicino alla frontiera con la Bielorussia – racconta Don Vyacheslav Grynevych (Caritas Spes) in collegamento dall’Ucraina – e sto visitando i luoghi in cui i volontari della Caritas distribuiscono pasti caldi e altri beni di necessità per la popolazione. Nei loro occhi vedo la luce della speranza, nonostante la distruzione che c’è intorno e dentro il cuore di ciascuno. La sfida più grande che abbiamo davanti non riguarda soltanto gli aiuti umanitari, bensì la ricostruzione, non solo degli edifici, ma anche del senso comune di Pace nelle persone colpite».

«Mi sento un po’ un reduce: un termine militare che non va bene» ride Alberto Trevisan, che nel dicembre 1972, quando veniva promulgata la legge n. 772/1972 istitutiva del Servizio Civile, si trovava in carcere per la sua terza obiezione di coscienza. La sua testimonianza è ricca di particolari e interroga sul senso della scelta di fondo, cosciente delle conseguenze, personali e familiari, cui andava incontro. «I miei genitori, però, sono stati maestri di libertà: ci ho pensato e ho deciso di obiettare. Bisogna capire – continua Alberto Trevisan – che la nostra, 50 anni fa, era una scelta in contrasto con la Costituzione. Da quella scelta, però, sono poi nate le esperienze di volontariato nei campi profughi, l’impegno per le fasce più deboli della società, fino alle giovani generazioni. Trovarci qui oggi significa recuperare il filo rosso di una storia che unisce le persone, nel tempo e tra i luoghi: il Servizio Civile ti cambia la vita e a molti la cambia davvero».

Don Tonio Dell’Olio, Presidente della Pro Civitate Christiana scuote le coscienze e riflette la sfida della relazione. «Don Tonino Bello diceva ai volontari della Caritas che non basta dare un giaciglio a chi non ce l’ha, bisogna anche imparare a dire buonanotte. Ecco, non dobbiamo sottovalutare il tema della relazione. Noi siamo stati in Ucraina e siamo convinti di non aver rovesciato lo spirito di guerra, ma siamo sicuri di aver costruito relazioni significative, riconoscendo il valore della fratellanza: io non ti ho dimenticato, io sono vicino a te è stato il messaggio che abbiamo voluto inviare con la nostra presenza a Leopoli».

Simone Lo Presti

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"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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