Pubblicato il 30 Ottobre 2022 | di Redazione
0La Chiesa popolo che prega
Il nostro Vescovo Giuseppe ha introdotto, con i saluti alla dott.sa Valentina Angelucci, relatrice del seminario, e a tutti i partecipanti, lo scorso 8 ottobre, il 24° Seminario di formazione, organizzato dall’Ufficio Catechistico, dall’Ufficio Liturgico e dalla Caritas, svoltosi a Comiso nella Basilica Maria SS.ma Annunziata.
Ascoltando la relazione della dott.sa Angelucci si è respirata una ventata di novità, purtroppo in ritardo di ormai 60 anni, o meglio una ventata di novità già prospettata dal Concilio Vaticano II che, con la promulgazione della Costituzione Conciliare sulla Sacra Liturgia “Sacrosanctum Concilium”, ha dato impulso alla riforma liturgica. Tale riforma, nel corso dei decenni, ha avuto qualche difficoltà nello spiccare il volo, si è dovuto correggerne la traiettoria, riprogrammarne il senso, distorto, a volte, dalla nostra pratica che ha realizzato una attualizzazione ricca dal punto di vista del fare e del mostrare ma fuorviante e scevra dal punto di vista liturgico. Le nostre liturgie, in molti casi, sono diventate uno spettacolo piacevole, entusiasmante, coinvolgente al momento ma che rischia di essere fine a se stesso.
La dottoressa Angelucci ha fatto diversi esempi di cosa voglia dire partecipazione attiva alla liturgia, liturgia impregnata di segni e parole, melodie e dialoghi che spesso sottovalutiamo rispondendo automaticamente, vivendo la Messa da spettatori e non da protagonisti!
La nostra espressione dialettale, ancora oggi tanto utilizzata,: “Viriri a Missa”, poteva essere valida prima degli eventi del Concilio Vaticano II, quando la liturgia era in latino e il sacerdote celebrava di spalle e di conseguenza le nostre nonne e bisnonne si dedicavano alle loro pie devozioni nell’attesa che la campanella desse il segnale che il Signore era ora lì, presente nel Suo Corpo e nel Suo sangue… c’era la consapevolezza della presenza del Corpo di Cristo ma non dell’essere Corpo Mistico della Chiesa.
Il vero e alto senso della Liturgia è vivere il Mistero di Cristo. Riconoscere in ogni atto, in ogni parola, in ogni segno le Verità di Fede e la presenza stessa del Mistero Trinitario.
La Liturgia Eucaristica, fonte e culmine della vita cristiana, come attesta la Sacrosanctum Concilium, al numero 10, non è fine a se stessa ma è fonte di crescita non solo per i fedeli, ma anche per chi è fuori della Chiesa, per i lontani. Infatti la partecipazione alle nostre assemblee eucaristiche rimane sterile, o comunque limitata e intimistica, se non mettiamo in atto quel “Ite missa est” che ci esorta ad essere testimoni nel mondo. “Andate e annunciate il Vangelo del Signore” è una delle nuove espressioni utilizzate nella 3a Edizione del Messale Romano, in uso dalla Pasqua del 2021, che trasmette tutta la missionarietà della Chiesa.
Il Concilio Vaticano II ha rivalutato l’unicità tra la vita liturgica e la vita della Chiesa, infatti la “Lumen Gentium” e la “Sacrosanctum Concilium” vanno sempre insieme: la vita di tutti i fedeli, anche nelle altre religioni, si riconosce dalla loro liturgia.
La Chiesa è un popolo che prega, per cui la Liturgia, per essere pienamente compresa, deve divenire preghiera e deve essere vissuta nella semplicità e nel decoro dei riti.
La liturgia che la Chiesa dona ad ogni comunità è uno spartito che ha come autori tutti i componenti, come in una sinfonia ognuno fa la sua parte ma seguendo lo stesso spartito. Non è qualcosa da relegare in soffitta dopo la Messa ma deve diventare stile di vita vissuta, di carità e di condivisione ricompiendo nella vita di tutti i giorni quello che avviene nella liturgia dove c’è un corpo donato, un corpo spezzato, un corpo d’amore! Tutta la carità che facciamo ha senso in riferimento all’Eucarestia altrimenti diventa solo azione umanitaria.
La liturgia richiede il nostro impegno e la nostra attenzione in cambio ci dona tutto quello che ci serve per la nostra vita spirituale.
Chiara Corbella, una giovane morta a soli 28 anni, sulla sua tomba ha fatto scrivere: “L’importante nella vita non è fare qualcosa, ma nascere e lasciarsi amare.” Anche nella liturgia la cosa più importante è “entrare e lasciarsi amare”.
La prima cosa che dovremmo tutti fare è imparare a vivere ciò che la liturgia ci fa vivere.
Equipe ufficio catechismo