Pubblicato il 30 Novembre 2022 | di Redazione
0L’orizzonte della missione per rendere significativa la vita
La mia vita è significativa o no? “Bella domanda…”, ha sussurrato, con un sorriso, uno dei tantissimi ragazzi del centro giovanile “Carlo Acutis” di Ragusa, della parrocchia Sacro Cuore, presenti, insieme al gruppo delle “Piccole Ostie”, nel salone parrocchiale per un incontro con il gruppo “Tu.C.Um.”: “Tutti custodi di umanità”, legato alle Suore Carmelitane Missionarie di Santa Teresa di Gesù Bambino.
È stato il parroco, don Marco Diara, che ha voluto questo momento di condivisione in occasione del mese missionario. Suor Monica Muccio, ragusana, da qualche mese superiora della provincia Italia-Malta-Romania, ha posto quell’interrogativo così significativo che ha accompagnato i giovani nel corso dell’incontro. Insieme a lei anche suor Angela Elefante e tanti membri di “Tu.C.Um.”, alcuni dei quali hanno preso parte, tra la fine di settembre e i primi di ottobre, a un’esperienza missionaria in Tanzania, dove le suore hanno diverse comunità. «Non siamo andati lì per fare chissà cosa – ha detto suor Monica – non abbiamo costruito scuole né fatto opere straordinarie, siamo solo stati con gli abitanti del luogo, abbiamo fatto esperienza di quanto sia bello stare insieme, condividere le nostre vite, giocare con i bambini. Abbiamo sperimentato, ancora una volta, quanto sia profonda la cultura e la gioia dell’accoglienza da parte di chi non ha davvero nulla. È un’esperienza che auguro a ciascuno di voi di fare”.
Ma la missione non può finire al momento del ritorno a casa. «Molti giovani, al termine di queste esperienze in Africa – ha aggiunto suor Monica – mi chiedono: e ora? Finisce tutto qui? Proprio da questo interrogativo è scaturito un sogno, che da alcuni mesi si è concretizzato. Ed è la presenza stabile di una nostra comunità di suore a Marina di Acate, in un territorio dove uomini, donne e bambini, soprattutto di origine tunisina, rumena e albanese, vivono in condizioni di grave marginalità e di intollerabile sfruttamento. Sono trattati da invisibili, costretti a lavorare per ore e ore dentro le serre, spesso senza il giusto salario e in condizioni di vita e di lavoro poco dignitose. Noi siamo lì, collaborando anche con la Caritas, per fare la nostra parte. La presenza di una comunità stabile ha permesso il nascere di relazioni molto belle con le donne tunisine, che stanno iniziando un corso d’italiano, con i bambini che aiutiamo per i compiti, con le famiglie che hanno bisogno di aiuto e, soprattutto, di una parola di sostegno».
Tante iniziative portate avanti dalle suore, che vivono lì stabilmente, ma anche da alcuni laici. Ai giovani del centro “Carlo Acutis” è stato rivolto questo invito: «Venite a trovarci. Magari siete passati da quelle zone ma non sapete cosa accade lì, come vivono questi nostri fratelli e sorelle, e non vi rendete conto di quanto bene, ognuno di voi, nel suo piccolo, potrebbe fare». L’ invito è stato subito accolto da padre Marco; nel mese di dicembre, quando ci sarà la pausa scolastica, alcuni giovani del Centro faranno l’esperienza di presenza a Marina di Acate per svolgere attività con i bambini e con gli adulti.
Davide Bocchieri