Cultura

Pubblicato il 6 Dicembre 2022 | di Saro Distefano

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Ridere dei mali della nostra Ragusa

«Vittorio e Federica, voi siete la Formula uno del teatro locale». Ed è vero. Ne siamo tutti convinti, anche Vittorio (Bonaccorso)e Federica (Bisegna). Loro e la loro compagni GoDoT sono sul palco da trenta anni e sempre con ottimi risultati. Il più importante dei quali è certamente l’aver creato una scuola che negli anni ha formato tanti attori e ancora più numerosi uomini e donne che la lezione del teatro l’hanno fatta loro e portata nella vita di tutti i giorni (chiedete ai genitori di quei ragazzi che hanno migliorato il rapporto con loro stessi, con la scuola, i coetanei).

Ultimo titolo nella ricchissima bacheca di Bisegna e Bonaccorso ha per titolo “La città che non vorrei”. Non è un titolo molto attraente. A differenza dello spettacolo che si raccomanda a tutti.

Spettacolo comico, si dica subito. Si ride per due ore. Risate basate sulla satira.

Quella elegante però. Che prende di mira vizi (e qualche virtù) dei ragusani e degli attuali amministratori, che ne escono analizzati, sezionati dalla straordinaria carica satiresca di Federica e Vittorio e della decina di loro allievi, ragazzini di otto anni, esplosivi trentenni e signore di cinquanta spassosissime. E nessuno sbaglia un colpo. Certo, c’è poi quello più talentuoso che emana teatro ad ogni gesto, ad ogni parola. Coi costumi adatti e una regia essenziale che ben si adatta ad un piccolo teatro qual è quello della “Maison GoDoT” di via Carducci. Spazi minimi che la regia di Bonaccorso e la carica inarrestabile di Federica e dei suoi allievi amplificano, quasi annullano con un paio di sgabelli, un tavolo, un cartello di legno e carta per descrivere l’ambientazione delle varie scene della due atti. Musica e luci perfette.

La città che Bisegna e Bonaccorso vorrebbero è quella della valorizzazione della cultura tutta e dell’arte in particolare, quella teatrale ancora più in particolare. La realtà, però, è diversa.

Se il sindaco è rappresentato come il bravo ragazzo che tutto misura in termini di sport e squadra (sindaco interpretato da diversi attori, e ne risulta fantastica la resa di una giovanissima Emma Bracchitta, l’unica che cito, sperando non se la prendano tutti gli altri, altrettanto bravi), un paio di suoi assessori e qualche funzionario o dirigente del Comune appaiono perfettamente studiati e “riprodotti”, seppur con qualche (ma nemmeno troppe) esagerazioni iperboliche. L’assessore esibizionista, perennemente collegato in diretta Facebook e totalmente dedito all’immagine, a fare il paio con la collega che amministra operando la selezione delle richieste che pervengono al comune con criteri “dinastici” e gestendo l’agenda degli impegni privilegiando quelli di interesse di classe.

Si ride. Sì, tantissimo. E nello stesso tempo rimane in bocca quel tanto di amaro che dovrebbe far riflettere i ragusani. Non tanto sul fatto che non abbiamo un museo come quelli di Parigi o Berlino (perché non siamo come Parigi o Berlino, tant’è che quei musei non li hanno nemmeno Catania o Napoli), quanto sulle occasioni sprecate, sui tempi biblici della burocrazia, sulla noncuranza di una popolazione che non riesce ad apprezzare. Bisegna e Bonaccorso prendono in giro loro stessi, e i genitori dei loro stessi allievi che potrebbero anche offendersi. E invece non si offendono e continuano a portare i loro figli alle prove e poi agli spettacoli della Compagnia GoDoT. Chapeau.

 

 

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Autore

Nato a Ragusa nel 1964 è giornalista pubblicista dal 1990. Collabora con diverse testate giornalistiche, della carta stampata quotidiana e periodica, online e televisive, occupandosi principalmente di cultura e costume. Laureato in Scienze Politiche indirizzo storico, tiene numerose conferenze intorno al territorio ibleo.



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