Pubblicato il 24 Dicembre 2022 | di Mario Cascone
0Natale: Dio viene in persona!
Non ha mandato un suo delegato, ma è venuto in persona! Il Natale del Signore è la sua venuta personale nella storia degli uomini. Non un suo rappresentante, ma Dio stesso entra nel mondo e condivide la vita comune di tutti gli uomini. Nell’Antico Testamento Dio aveva chiamato alcuni uomini a rappresentarlo, a parlare in suo nome. Nella nuova economia di salvezza la sua stessa Parola eterna si fa carne e il suo Amore si rende visibile nella Persona di Gesù, vero uomo e vero Dio. Così si esprime, a tal proposito, la lettera agli Ebrei: “Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio. Questo Figlio è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza e sostiene tutto con la potenza della sua parola” (Eb 1,1-3). Gesù è la Parola definitiva e completa che il Padre dice all’umanità, una Parola che con la sua potenza “sostiene” ogni cosa, perché rivela efficacemente la gloria del Padre e ci comunica la salvezza.
Ci dice a questo riguardo Giovanni Paolo II nella “Tertio millennio adveniente”: “Tocchiamo qui il punto essenziale per cui il cristianesimo si differenzia dalle altre religioni, nelle quali s’è espressa sin dall’inizio la ricerca di Dio da parte dell’uomo. Nel cristianesimo l’avvio è dato dall’Incarnazione del Verbo. Qui non è soltanto l’uomo a cercare Dio, ma è Dio che viene in persona a parlare di sé all’uomo ed a mostrargli la via sulla quale è possibile raggiungerlo”. In queste parole del Santo Padre cogliamo la motivazione profonda dell’Incarnazione: Dio si fa uomo per mettersi alla ricerca dell’uomo che ha smarrito la strada della verità; Dio è il buon pastore che va in cerca delle tante pecorelle smarrite e le riporta nell’ “ovile” della Chiesa, dove esse possono trovare sicurezza e pace.
Per l’uomo contemporaneo, che sembra avere smarrito il gusto stesso della ricerca della verità, queste parole possono risultare molto utili. Può egli rinunciare a cercare la verità di se stesso, il senso profondo della sua vita? Può quest’uomo del terzo millennio consentire alla sua ragione di ripiegarsi su se stessa, impedendole di alzare lo sguardo verso l’alto per contemplare la Verità? A che cosa lo sta portando questo nichilismo imperante, che si alimenta di cose effimere e separa sempre più la fede dalla ragione? Di fronte a questi interrogativi l’Incarnazione del Verbo eterno di Dio risulta illuminante ed apre una prospettiva di salvezza. Cristo si presenta come la Verità dell’uomo, come Colui che “svela pienamente l’uomo all’uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione” (Gaudium et spes 22). In Cristo troviamo dunque la piena verità su noi stessi, una verità che Dio viene a comunicarci in persona, facendosi uno di noi, parlando il nostro stesso linguaggio, ponendosi in cammino con ciascuno di noi, prendendoci quasi per mano al fine di condurci alla pienezza del nostro essere e del nostro esistere.