Pubblicato il 27 Dicembre 2022 | di Emanuele Occhipinti
0Quella gita degli anziani di Ibla
L’esperienza di obiettore di coscienza in servizio civile presso la Caritas di Ragusa, in sostituzione del servizio militare, ha confluito, insieme a quella di tanti altri giovani, in un fecondo momento della vita diocesana che vale la pena sia ricordato per le numerose esperienze di carità e solidarietà sociale cui ha dato luogo ovvero che ebbero inizio da quella vicenda e continuano fino ad ora.
Nel corso dei 23 mesi, tanti ne ebbi a trascorrere, di servizio civile numerosi sono gli aneddoti depositati nella memoria, primi fra tutti i volti incontrati e le storie apprese e poi l’esperienza di amicizia, i profili degli obiettori e dei nostri responsabili tra i quali l’infaticabile monsignor Giovanni Battaglia che tanto ebbe ad insegnarci e a scrivere nelle nostre personalità.
La mente torna ad una mattina di tarda primavera; c’eravamo messi in testa di regalare una gita al mare agli ospiti anziani della Casa di Ospitalità Iblea che aveva sede nel Convento di San Francesco all’Immacolata a Ragusa Ibla.
Le resistenze non furono poche da superare; l’obiezione principe era: “non c’è ascensore! Gli anziani ospiti alloggiati al primo piano dell’antico edificio, non possono uscire, anzi, non sono mai “usciti” dalla Casa di Riposo. Malgrado la bellezza della meravigliosa scala d’accesso in pietra asfaltica, uno dei più bei lavori degli Iblei, essa costituiva un’indiscutibile barriera architettonica per i numerosi ospiti non autosufficienti o non deambulanti. Questa obiezione infiammò ancora di più molti degli oltre 20 obiettori in servizio, e non feci fatica a trovare sostenitori pro iniziativa poiché a 25 anni gli ostacoli sembrano tutti sormontabili e, come si dice da noi, “u muru è vasciu”.
Ottenuto il consenso del Direttore Caritas e dei responsabili della Casa di Ospitalità, procurato l’immancabile pulmino, lanciammo l’iniziativa che immediatamente destò curiosità ed entusiasmo tra i simpatici vecchietti che diversi obiettori conoscevano già poiché svolgevano in quella sede il loro servizio civile. Che l’atmosfera era frizzante mentre facevamo su e giù con carrozzine e girelli ce ne accorgemmo quando gli ospiti cominciarono a gridare: “U’ sinnicu, u’ sinnicu, vinni macari u’ sinnicu!”
Che l’allora primo cittadino di Ragusa si fosse mobilitato per incoraggiare l’iniziativa non ci stupiva. Monsignor Battaglia aveva un affettuoso e stretto contatto con le autorità e riusciva a smuovere anche le pietre. Ma l’ilarità ci coinvolse quando scoprimmo il malinteso. Un amico obiettore era arrivato vestito elegante, anzi direi elegantissimo. Da signore qual era ed è, onorò quella giornata vestendo un gessato blu con cravatta e foulard a tono nel taschino. Non era l’abbigliamento adatto per sudare e caricare carrozzine ma ci riservò quel tocco di classe necessario e degno per passare alla storia.
La giornata la lascio all’immaginazione o al ricordo di quanti furono protagonisti. Letteralmente fummo tutti bambini per un giorno e miracolosamente scomparvero anche gli acciacchi che stabilmente dimoravano al primo piano dell’Opera Pia. Oggi ci serviva un piccolo episodio per rievocare una grande storia.