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Pubblicato il 4 Febbraio 2023 | di Redazione

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Meno lavoratori stranieri in campagna Senza manodopera tagli alla produzione

Il fenomeno riguarda anche la nostra provincia che è un punto di approdo delle navi della speranza. Perché l’agricoltura non attrae i giovani e i migranti preferiscono altri Paesi?

La mancanza di manodopera è una delle cause che rischia di mettere in difficoltà il comparto trainante dell’economia ragusana. La produzione ha subito un rallentamento anche per gli effetti dei cambiamenti climatici e dell’aumento dei costi di produzione legati all’impennata dei prezzi per energia e carburanti. Ma è la mancanza di manodopera a preoccupare. I lavoratori stranieri, che hanno costituito l’ossatura delle nostre aziende, da qualche anno preferiscono le offerte provenienti da Francia, Germania e altri Paesi del Nord Europa in grado di offrire migliori condizioni di vita e di lavoro.

«Lo scorso anno – rivela Roberto Giadone, presidente di Natura Iblea, importante azienda agricola biologica che esporta i suoi prodotti in mezza Europa – non siamo riusciti a raccogliere i prodotti. Quest’anno, non avendo disponibilità di braccianti, siamo stati costretti a ridurre la produzione del 25-30%. Tagliare la produzione vuol dire anche meno lavoro, meno Pil, meno indotto (dai trasporti alle aziende che producono cassette e imballaggi)».

In campagna mancano soprattutto i lavoratori italiani (l’agricoltura ha scarsa attrattiva per i giovani), ma iniziano a scarseggiare anche gli stranieri, sia comunitari che extracomunitari. Il fenomeno negli ultimi anni è andato ampliandosi. «Gli immigrati – aggiunge Giadone – rappresentano il 70% della forza lavoro nelle aziende. Oggi ne manca circa il 40%. Gli immigrati che arrivano nelle nostre coste preferiscono andare all’estero attratti da maggiori salari e, soprattutto, da uno stato sociale che li inserisce e li guida nella nuova nazione d’arrivo. Ecco il vero problema. Bisogna aumentare i decreti flussi rendendoli attuali. Le maglie della legge italiana sui flussi migratori si sono strette per ragioni politiche di parte, e questo sta creando un vero problema alle aziende. Ma bisogna anche finanziare ed organizzare delle strutture governative che integrino e diano supporto agli emigranti per non rendere un calvario trovare una casa in affitto o rinnovare un permesso di soggiorno a chi non parla bene l’italiano».

La mancanza di manodopera italiana ha invece altre radici. La “concorrenza” del reddito di cittadinanza è reale ma spiega solo in modo parziale la realtà. «No, non è questi questo – incalza il presidente di Natura Iblea – il vero problema. Anche se si aggiunge agli altri. Avevamo dato la disponibilità all’Ufficio del lavoro per 42 braccianti. Dei tre che si sono presentati, due non erano idonei al lavoro e il terzo non ha neanche iniziato. La risposta penso che si debba però ricercare nella mancanza di attrattività dell’attività agricola. Quale giovane italiano vorrebbe avere come aspirazione lavorativa quella di diventare un bracciante agricolo? Nessuno. Ma nel contempo mancano anche figure specializzate come i trattoristi, i serricoltori, i potatori. Noi imprenditori dobbiamo poi imparare a valorizzare e remunerare nel modo adeguato queste professionalità. In agricoltura è tutto più precario. Dobbiamo smontare questo sistema».

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"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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