Pubblicato il 24 Marzo 2023 | di Redazione
0Armida Barelli, la santità profetica di una donna che anticipò il futuro
Lo scorso 14 febbraio a Ragusa, nella parrocchia S. Cuore di Gesù, si è tenuto un convegno su Armida Barelli, beatificata il 30 aprile 2022 a Milano. Il convegno è stato accompagnato dalla mostra tratta dalla graphic novel: “Armida Barelli: nulla sarebbe stato possibile senza di lei”.
A presentare la figura di Armida Barelli è stata la prof.ssa Barbara Pandolfi, docente di Teologia Sistematica presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose della Toscana e vice postulatrice della causa di beatificazione.
Nel suo intervento, la relatrice ha messo in luce le caratteristiche di questa donna straordinaria: laica, francescana, dinamica e di grande interiorità che, aprendosi al dialogo tra cultura e fede, è appartenuta completamente a Dio e completamente al mondo. Una donna che è stata capace di anticipare il futuro, di agire sulla condizione femminile promuovendo l’emancipazione della donna e realizzando per quantità e qualità grandi opere.
Armida Barelli nasce nel 1882 a Milano da una famiglia borghese e muore nel 1952. Una donna, dice la relatrice, che non è nata santa e non è nata cristiana, che non ha avuto una grande conversione. La sua vita è stata un cammino, nel quale ha saputo cogliere i segni di una crescita umana e spirituale. Dai 13 ai 18 anni studia in un collegio svizzero. Tornata a Milano, si dedica ai ragazzi abbandonati e poveri, collaborando con Rita Tonoli che fonderà, poi, un istituto dedito all’assistenza di tali ragazzi e che la mette in contatto con padre Agostino Gemelli, appena convertito. L’incontro con il frate segna per Armida l’inizio di una collaborazione che durerà tutta la vita. Fonda la Gioventù Femminile di Azione Cattolica e l’Istituto Secolare Missionarie della Regalità, con padre Gemelli è cofondatrice dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e cura la nascita dell’Opera della Regalità, che ha come obiettivo quello di promuovere la spiritualità liturgica.
La prof.ssa Pandolfi conclude il suo intervento con alcuni messaggi che Armida Barelli ci lascerebbe se fosse ancora con noi.
Innanzitutto, Armida ci direbbe di avere una fede che osa, vissuta come fiducia in Dio e non costituita da schemi, regole e riti. Con la fede tutto è possibile.
Il secondo messaggio sarebbe quello di sognare in grande. Armida l’ha fatto anche durante la sua grave malattia, nel suo letto di morte sogna la facoltà di medicina.
Armida ci parlerebbe anche della bellezza e dell’importanza delle relazioni autentiche. Quando si trovava a Marzio il postino andava a casa sua due volte al giorno a prelevare la posta. Lei non dimenticava nessuno: scriveva biglietti, lettere, auguri perché per lei la cura delle relazioni era fondamentale; le sue erano relazioni da sorella a sorella.
Il suo ultimo messaggio sarebbe per la Chiesa. Per Armida, la Chiesa era colei che la mandava. Dal Papa riceve il mandato dell’Apostolato, del portare avanti il Regno di Dio su questa terra e lei lo fa da persona matura e responsabile. Non si tira mai indietro perché lei nella Chiesa si sente pietra viva e in essa, da persona di grande fede, ha dato sempre il suo contributo.