Vita Cristiana

Pubblicato il 26 Marzo 2023 | di Redazione

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Quali padri nell’attuale società? La paternità esemplare di San Giuseppe

È vero: San Giuseppe nei vangeli non parla, ma i vangeli parlano di lui. Una figura per niente minore all’interno dei racconti dell’infanzia; domina la sezione biblica. I sufficienti versetti sono la storia di un uomo chiamato a cooperare alla Storia della Salvezza, diventando padre di Cristo. Una storia cristocentrica-salvifica, non giuseppina-devozionale. Per questa sua presenza nei vangeli e nei misteri storico-salvifici si dovrebbe avere una più accurata riflessione antropologica e teologica che ancora oggi, dopo più di venti secoli, dopo un anno giubilare a lui dedicato, stenta ad emergere e a essere capita pienamente. Se è vero che ogni paternità viene da Dio, e quindi anche quella di Giuseppe, è altrettanto vero che Dio stesso ha voluto sottostare alla paternità di quest’uomo, relazionandosi e modellandosi come figlio. Noi chiamiamo Giuseppe “Santo”, ma Gesù lo chiamò “Papà”. In Giuseppe Gesù ha avuto una paternità esemplare. Lo è anche per noi: in questa paternità ritroviamo le caratteristiche peculiari di un vero padre.

Diversi i modelli negativi di paternità riscontrati oggi: il padre castrante e repressivo (Freud), il padre autoritario (Scuola di Francoforte), il padre assente o invisibile (A. Mitscherlich), il padre debole e maternalizzato degli anni ’70 e ’80. Quella contemporanea è una società definita come “società senza padre”, che porta la “cicatrice dell’evaporazione del padre” (cf. J. Lacan). Papa Francesco parla di una società dove i figli sembrano essere “orfani di padre” (cf. PC 7); c’è una figura distorta e sbiadita del padre la cui autorità e virilità sono viste con sospetto e messe duramente in discussione (cf. AL 176).

Dunque, quando arriverà il momento di San Giuseppe? Di riproporlo alle famiglie in tutta la sua bellezza biblica e antropologica? Egli ci insegna che non basta generare biologicamente un bambino per essere padri. Padre si diventa se si sceglie di diventarlo. Giuseppe scelse di diventare padre (Mt 1,24-25). Ci insegna che un padre nasce quando accoglie la novità che è entrata nella sua vita come discontinuità, come frattura del tempo passato che è capace di destrutturare in funzione di un tempo nuovo, nel quale ogni cosa assume forme e significati inediti (Lc 2,33-35). San Giuseppe insegna ai padri cosa spiegare ai figli per diventare adulti: rendersi viandanti, uscire dal garantito e dall’illusione di essere arrivati, conclusi e già salvi; la vita è sempre un esodo (Mt 2,13-23). Ci insegna che essere padri significa esporre i figli, sacrificando il proprio bisogno di possederli, di impadronirsi del loro desiderio (Lc 2,49). San Giuseppe insegna che essere padre significa essere un “passatore”: nel consegnare l’eredità delle generazioni passate, accompagna il figlio nei passaggi difficili; al termine della traversata non lo trattiene a sé, ma lascia che percorra la propria strada, donandogli sia la libertà di sbagliare che l’eventuale via di ritorno (Lc 2,41-52). Come essere padri? Come San Giuseppe!

 

 

Paolo Antoci

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"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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