Pubblicato il 31 Marzo 2023 | di Redazione
0I cenacoli di fraternità sacerdotale
Segnalo ai lettori un’esperienza che da oltre un anno ormai viviamo in Diocesi nell’ambito del presbiterio e, tuttavia, pochissimi ne sono a conoscenza. Mi riferisco ai Cenacoli di fraternità sacerdotale, con i quali monsignor Giuseppe La Placa ha esordito fin dagli inizi del suo episcopato nella nostra Chiesa locale, quindi già fin dall’ottobre 2021. È noto quante volte Papa Francesco abbia vivamente raccomandato ai Vescovi di avere verso i sacerdoti uno sguardo di predilezione e un’attenzione tutta speciale. Nei suoi plurimi interventi, ricevendo i Vescovi o rivolgendosi loro durante i viaggi pastorali, il Papa esorta sempre a “trovare spazio per i propri sacerdoti: riceverli, accoglierli, ascoltarli, guidarli; l’accoglienza sia per tutti i sacerdoti senza discriminazione, offrendo loro la fermezza ma anche dolcezza della paternità che genera”.
Per incarnare nella realtà questa forte sollecitazione del Papa, il nostro Vescovo fin dai suoi primi passi di Pastore in questa Diocesi ha proposto dei momenti di incontro, molto semplici nella forma, fra piccoli gruppi di presbiteri. Posso attestare che tale experimentum, dopo un anno e mezzo è tuttora ben recepito dai sacerdoti e perfino desiderato. Anzitutto, fin dagli inizi la Commissione per la Formazione permanente dei presbiteri si è attivata per formare questi piccoli gruppi sacerdotali, che prevedono anche la partecipazione di coloro che appartengono a Congregazioni religiose (Francescani, Carmelitani, Salesiani, Dottrinari).
Si tratta di gruppi sacerdotali eterogenei: in un gruppo di circa dieci unità, vi sono presbiteri giovani e anziani, vi sono i parroci e i vicari parrocchiali, il sacerdote che svolge il suo ministero in città e quello che lo svolge in un piccolo paese. In un piccolo gruppo si riuniscono, di volta in volta, presbiteri provenienti da situazioni e contesti diversi.
La serata, generalmente il lunedì, è articolata in maniera davvero semplice, ma tutt’altro che banale. Il gruppo sacerdotale, che finora ha visto sempre la presenza del Vescovo, inizia il suo incontro a partire dalla relazione con Dio: insieme si prega con la Liturgia delle Ore, recitando i Vespri. Dopo l’ascolto della Lettura breve e una pausa di silenzio, si continua con una condivisione fraterna; non già una breve omelia o un pensiero spirituale bensì, come più volte evidenziato dal Vescovo Giuseppe, bisogna cercare di comunicare agli altri i propri sentimenti, le gioie o le amarezze, i sogni o le delusioni, le soddisfazioni o i disagi. Penso che in questo sforzo di ciascuno, certamente non facile, ci sia tutta l’umanità del sacerdote, le sue debolezze e fragilità, che spesso la gente non conosce oppure non comprende. In genere, nella cultura popolare, si ritiene che il sacerdote debba essere un uomo “perfetto”; se un sacerdote sbaglia, se dice una parola fuori posto, che cosa non succede?! A una riflessione più intelligente, ci rendiamo conto che non è così. Il sacerdote è un uomo pienamente “umano”, senza nulla di diverso dagli altri; soltanto investito di un sacramento che non è di tutti. Anche il sacerdote, quindi, può vivere momenti problematici, smarrimenti, solitudini, incomprensioni, che spesso si accompagnano a scoraggiamento non condiviso con nessuno e non confidato a nessuno. Chi potrebbe comprendere le preoccupazioni o le difficoltà di un sacerdote? Forse solo fra sacerdoti ci si può comprendere!
Ecco che emergono le ragioni profonde di questa magnifica intuizione che è il Cenacolo di fraternità sacerdotale: condividere e mettere in comunione con gli altri presbiteri la propria anima, la parte più profonda di sé. In tal modo, ci si conosce meglio e cadono tanti pregiudizi che il tempo e talvolta la diffidenza, inevitabilmente hanno favorito.
Terminata la condivisione e l’intera preghiera dei Vespri, si passa poi a cenare insieme; anche questo è un bel momento, forse un po’ più goliardico ma non per questo meno importante. Assumere insieme il pasto, insieme a qualche risata, favorisce la distensione reciproca e il senso della fraternità.
A mio modo di vedere, un’altra ragione insiste nel Cenacolo di fraternità sacerdotale. Come in filigrana, esso si rivela un momento in cui, nel clima dell’ascolto reciproco, il Vescovo conosce i singoli sacerdoti e i sacerdoti conoscono meglio il Vescovo. Le relazioni all’interno del presbiterio non sono scontate ma vanno scoperte e accolte di giorno in giorno come dono speciale di Dio. Se nel Cenacolo di fraternità sacerdotale il Vescovo conosce meglio i singoli sacerdoti e i sacerdoti conoscono meglio il Vescovo, significa che, quantunque uomini come gli altri, ciascuno ha bisogno di contare sull’altro, poiché così il Signore ha tracciato la nostra speciale vocazione.
Giuseppe Di Corrado