Attualità

Pubblicato il 23 Maggio 2023 | di Vito Piruzza

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Il Primo Maggio ad Acate

Il mese di maggio comincia con un giorno di festa, un giorno dedicato alla celebrazione del Lavoro ma quest’anno nella nostra provincia il primo maggio è stato vissuto in modo più mesto ma anche più intenso: si sono celebrate le assenze!

La prima assenza quella di Dauda Diane il coraggioso ragazzo ivoriano che aveva osato evidenziare le condizioni di lavoro in cui versano gli immigrati come lui, e proprio per tenere viva questa assenza, che dura dal 2 luglio scorso, si è scelto di celebrare tutto questo ad Acate.

L’assenza di coraggio civico che costruisce un muro di omertà che impedisce di fare piena luce su una incredibile vicenda che molti volevano dimenticare e solo grazie all’impegno di Libera, della Cgil, e del dottor Bruno Giordano con la sua lettera al Presidente Mattarella sta ricevendo attenzione.

A seguire l’assenza di condizioni di vita dignitose nei lavoratori agricoli immigrati nelle nostre campagne più volte denunciate e che ricevono qualche forma di assistenza solo grazie alla Caritas Diocesana e alle Suore di Santa Teresa di Gesù Bambino.

L’assenza di un numero adeguato di ispettori del lavoro in Sicilia (in provincia di Ragusa ne è rimasto solo uno), nonostante la possibilità di attingere all’Ispettorato Nazionale che ha ruoli impinguati di 1.249 unità sempre grazie all’impegno dell’ottimo Bruno Giordano nel breve lasso di tempo in cui ha diretto l’Ispettorato Nazionale del Lavoro (è stato il primo ad essere avvicendato dal nuovo governo).

La conseguente assenza di condizioni di sicurezza nel lavoro che nonostante le regole è impossibile rilevare in modo preventivo e ci si limita poi solo a perseguire quando accadono gli incidenti.

L’assenza troppe volte del rispetto dell’art. 36 della Costituzione dove prescrive che il compenso del lavoratore sia “in ogni caso sufficiente ad assicurare a sè e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa” essendoci oramai assuefatti al fenomeno del lavoro che non permette di superare la soglia di povertà.

L’assenza di stabilità che impedisce a tanti giovani di fare affidamento sul lavoro che svolgono per costruire il proprio futuro e che nonostante non abbia dato gli attesi frutti di diminuzione della disoccupazione viene ulteriormente agevolato nell’ultimo decreto firmato proprio il primo maggio.

L’assenza troppo spesso del rispetto della vita relazionale delle famiglie e della sacralità del riposo festivo, con l’assenza pressoché totale di vincoli alle attività commerciali che impediscono ai lavoratori del settore di fruire di momenti di condivisione familiare.

L’assenza di servizi a supporto delle lavoratrici che soprattutto nel meridione non hanno la possibilità di conciliare la vita lavorativa, quando hanno la fortuna di averla, e la cura della famiglia, soprattutto in presenza di bambini o di anziani.

Ma su tutte l’assenza della prevalenza del valore del lavoro in sè come valore fondante della nostra comunità nazionale come indicato nell’art. 1 della Costituzione sulle crude e inique leggi di un mercato sempre meno regolato e sempre più asservito alle esigenze del capitale.

Ecco, questo è stato il Primo Maggio 2023, un momento di condivisione delle assenze corroborati dalle parole forti e chiare di don Luigi Ciotti, del magistrato Bruno Giordano e del Segretario dei lavoratori agricoli della Cgil Giovanni Mininni.

 

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