Pubblicato il 6 Novembre 2014 | di Redazione
1La tassa sui compleanni
E’ noto che da qualche anno diverse famiglie vivono sotto la soglia della povertà.
L’euro ha dimezzato il nostro potere d’acquisto, la disoccupazione ha fatto mancare il reddito di uno dei coniugi, o in qualche caso di entrambi.
Ci sono famiglie che vivono grazie alla pensione dei più anziani che non è un granchè, ma almeno è sicura.
Anche chi era abituato a vivere con una certa agiatezza ha dovuto rinunciare alle spese non proprio indispensabili, e persino i consumi alimentari si sono ridotti.
Alla luce di tutto questo mi ha sconcertato apprendere che le famiglie che hanno i figli a scuola sono soggetti ad una consistente spesa annuale, dovuta ai compleanni dei compagni di scuola dei loro ragazzi.
Da una mamma ho appreso che molto spesso la figlia le chiede 10 euro perché c’è un compagno/a che fa il compleanno e ha invitato tutta la classe alla festa che ormai non si fa in casa con i panini e i dolci preparati dalla mamma, ma in uno dei locali attrezzati per questo genere di cose, dove i ragazzi possono giocare, fare il bagno in piscina o una partita di calcetto. Bisogna presentarsi alla festa con un regalo collettivo adeguato!
Se la classe è composta da trenta alunni, una famiglia in un anno scolastico deve sborsare almeno trecento euro per non far fare brutta figura ai propri figli. A parte il fatto che un ragazzo o una ragazza andranno in crisi se non potranno festeggiare il compleanno come i loro compagni, e qui mi fermo con le spese perché non so quanto possa costare un “baby party”.
Qualche mamma ha provato a ribellarsi a questa nuova tassazione, ma si è messa contro i figli, i genitori degli altri ragazzi, e, purtroppo, anche qualche insegnante. Perché bisogna dire che parte dei festeggiamenti, con rustici e pasticcini, talora si svolgono a scuola durante le ore di lezione.
Per dirla con Carlo Conti “noi che….” abbiamo conosciuto l’austerità del dopoguerra e una scuola in cui si doveva solo stare zitti e studiare, non ci sentiamo di approvare questo andazzo che impone nuovi sacrifici a chi ne fa già tanti, e non si sente di causare un’umiliazione ai propri figli, rifiutando loro questo…. tributo.
Se i genitori si unissero per far cessare questo stato di cose, e facessero comprendere ai loro figli che stiamo attraversando un periodo di crisi che richiede a tutti qualche sacrificio, si eviterebbe di creare ulteriori disagi o umiliazioni a chi per guadagnare trecento euro deve faticare qualche settimana.
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